A tutti capita di leggere degli stereotipi in ogni materia e settore sociale. E non poche volte capita che gli stereotipi siano anche stupidi, oltre che conformistici e falsi. In questi casi mi viene da pensare, specie quando l’allusione abusata è formulata da un giornalista e pubblicata da un giornale, che la dose di dabbenaggine è particolarmente elevata.
Ho letto un articoletto (da intendersi in senso dispregiativo) in cui si è sostenuto che in Calabria è tutto ‘ndrangheta e malaffare e che, addirittura, in certe zone è pericoloso andarci, a pena della propria incolumità (confesso che mi è venuto proprio da ridere a crepapelle per questa castroneria poiché, è notorio, sono assai più pericolose le periferie delle grandi città della penisola, che purtroppo sono afflitte dalla piaga della microcriminalità, che genera tanta insicurezza). Ho pensato di primo acchito: certo che questo che scrive è proprio un cretino e chi lo pubblica è peggio di lui. Ma poi ho riflettuto meglio.
Purtroppo sulla Calabria e sui calabresi si è ormai stratificata una opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un’esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, sulle persone e sui gruppi sociali.
Il binomio generalizzato è Calabria – calabresi = ‘ndrangheta. A me fa proprio arrabbiare una semplificazione così falsa e tendenziosamente preordinata, almeno colposamente (anche se il dolo è vicino …).
Certo, poiché non ho le “fette di salame sugli occhi”, affermo che è vero che in Calabria è nato e si è sviluppato il cancro della ‘ndrangheta. E che è altrettanto vero che una minoranza di calabresi ingrassa le fila dell’organizzazione criminale. E inoltre che è vero che il controllo del territorio da parte della ‘ndrangheta è capillare, specie in alcune zone. E infine che è vero che vi sono commistioni innaturali e inammissibili tra la ‘ndrangheta e organizzazioni sociali di vario tipo e scopo territorialmente diffuse.
Ma, questo è notorio e oggettivo, si tratta di una minoranza di criminali e di loro sodali e fiancheggiatori che costituisce una quota minima della popolazione calabrese, che invece è seria, onesta e laboriosa e che si tiene ben lontana dagli ambienti criminali, anzi li ripugna e li subisce. Le semplificazioni proprio non mi piacciono e dunque, nella fattispecie, non accetto, da parte di alcuno, di essere stereotipato in senso negativo in quanto calabrese.
Io rifiuto e combatto questa assurda conformizzazione, che è illogica, falsa e non rende merito e giustizia alla stragrande maggioranza dei calabresi e a coloro che, spesso calabresi anch’essi, combattono coraggiosamente ogni giorno, in ogni settore sociale e tipo di lavoro, a cominciare dalle Forze dell’Ordine e dalla Magistratura, il male, i criminali e la ‘ndrangheta (magari rimettendoci anche la vita, così come io e la mia famiglia, come ahimè molti altri, sappiamo bene per averlo vissuto e patito sulla nostra carne).
La Calabria e i calabresi non sono ‘ndrangheta, mentre criminali e ‘ndranghetisti sono solamente coloro che del male e del malaffare fanno il proprio costume di vita e che devono essere aspramente combattuti, sconfitti ed estirpati dalla società calabrese, assieme alla mentalità falsa, brutale e mortifera che hanno instillato nelle fasce sociali culturalmente deboli, certamente anche con l’aiuto indispensabile di “notabili” che, per estrazione sociale, intelligenza e cultura, avrebbero potuto e dovuto tenersi sideralmente lontani dalla mala pianta e che invece – come dimostrato da numerose inchieste, indagini e sentenze – si sono ammorbati il corpo e lo spirito bevendo l’acqua avvelenata della fonte ‘ndranghetista.
Lo ribadisco in piena consapevolezza: sono fiero di essere calabrese e non mi va proprio di essere accomunato, in quanto calabrese, a soggetti che sono criminali puri ed esclusivi (sodali e fiancheggiatori inclusi) e che, per quanto mi riguarda, sono solamente degli apolidi, nel senso che esistono e imperversano in ogni paese del mondo.
È proprio e solo questa gentaglia senza scrupoli e onore che va combattuta ed estirpata, non la Calabria e i calabresi.