«Ciò che è buono per i lavoratori è buono anche per le imprese». Con queste parole il governatore della California Gavin Newsom lodava l’aumento del salario minimo a 20 dollari l’ora per i lavoratori del fast food. La legge, approvata nel mese di settembre del 2023, è entrata in vigore dal primo aprile di quest’anno senza causare effetti negativi.
Un’analisi di Michael Hiltzik del Los Angeles Times ci informa che due studi recenti hanno rivelato che le preoccupazioni sollevate dal Wall Street Journal e dalle imprese non si sono avverate. Hiltzik cita una ricerca dell’Institute for Research and Labor Employment dell’Università della California a Berkeley secondo cui gli aumenti dei prodotti per coprire le spese degli aumenti al salario minimo sono stati modestissimi. I prezzi sono stati aumentati del 3,7 percento, molto di meno di quello che avevano annunciato le aziende. Il secondo studio della Harvard University e l’Università della California a San Francisco ci informa che non vi sono state perdite di posti di lavoro come avevano avvertito le aziende che erano state contrarie all’aumento dei salari.
Adesso un nuovo referendum aumenterebbe il salario minimo per tutti i lavoratori in California dall’attuale 16 a 18 dollari l’ora a iniziare dal primo gennaio 2025. L’aumento incluso nel referendum (Proposition 32) sarebbe graduale e si applicherebbe a tutte le imprese eccetto quelle con meno di 25 dipendenti. In questo caso l’aumento sarebbe a 17 dollari l’ora per il 2025 e poi a 18 dollari a partire dal 2026. Gli aumenti sarebbero anche indicizzati all’inflazione a cominciare dal 2027, un aspetto molto positivo, considerando le difficoltà di negoziare costantemente.
Le solite obiezioni dalle fonti tradizionali sono venute a galla. La California Chamber of Commerce si è dichiarata contraria alla Proposition 32 poiché il referendum aumenterebbe l’inflazione e aumenterebbe anche il costo della vita in California. La Chamber of Commerce aggiunge che danneggerebbe anche i lavoratori perché ridurrebbe i posti di lavoro e anche il loro numero di ore lavorative.
Se la Proposition 32 sarà approvata all’elezione di novembre, che è già in corso con il voto anticipato disponibile in California, il Golden State avrebbe il salario minimo più alto del Paese. In effetti, dal 2016, la California ha effettuato aumenti al salario minimo da 10,50 dollari l’ora all’attuale 16 dollari. Nonostante questo in alcune città come San Francisco e altrove in California il salario minimo va oltre il minimo per cercare di mitigare l’alto costo della vita. A San Francisco, per esempio, il salario minimo è già 18,67 dollari l’ora e nella California del Sud raggiunge persino più di 19 dollari. Oltre ai 20 dollari per i lavoratori del fast food anche nel settore della sanità il salario minimo in California ha raggiunto 23 dollari l’ora.
Storicamente i referendum sul salario minimo in California vengono approvati e si credeva che Proposition 32 avrebbe avuto la stessa sorte. Questa era la prospettiva all’inizio della campagna quando era avanti di 19 punti. Gli ultimi sondaggi però suggeriscono che il 40 percento dei californiani la voteranno mentre il 49 percento sarebbe contrario.
Il costo della vita in California, specialmente nelle zone della costa dove vive la stragrande maggioranza della popolazione, è molto alto. Per coprire le spese basiche bisognerebbe guadagnare 27 dollari l’ora, secondo uno studio del Massachusetts Institute of Technology. L’approvazione della Proposition 32 non risolverebbe dunque tutti i problemi. Contribuirebbe però a fare qualche passo avanti e ovviamente stimolerebbe l’economia poiché qualsiasi aumento verrebbe speso per necessità basiche. Allo stesso tempo ridurrebbe, anche se in maniera infinitesimale, il divario che esiste tra ricchi e la classe più bassa che guadagna il salario minimo.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.