I partiti senza credibilità, sono in picchiata. Il vostro cronista sale a Roma su un taxi: «Buon giorno. Vorrei andare a piazza del Parlamento». Il tassista risponde con un tono tra l’ironico e il furioso: «Va a votare? Quando c’è da salvare qualcuno dal carcere chiamano tutti. C’è chi ci va solo cinque giorni in un anno alla Camera».
La risposta va sull’ironia spinta, restando al gioco, lascia capire di non essere un deputato ma non lo smentisce: «Vado a Montecitorio, vedo cosa c’è all’ordine del giorno e poi voto». Non serve a molto la manovra di alleggerimento. La lamentela generalizzata continua: «Maggioranza, opposizioni, sono tutti uguali. Se c’è uno dei loro da salvare lo salvano altrimenti, se è dall’altra parte, votano contro la richiesta del carcere». Amen.
È difficile la ricerca di un tema meno sdrucciolevole. La scelta cade sul traffico: «Oggi si circola un po’ meglio, forse perché ora siamo nel centro storico, nella zona a traffico limitato…». Dilaga lo scetticismo: «Aspetti a parlare. È presto per dirlo!». Ha ragione il tassista. Arrivati a piazza Venezia è tutto un immenso ingorgo. Auto, taxi, pullman, autobus, camion, furgoni: sono tutti fermi per i lavori nel gigantesco cantiere della metro C. Perfino gli scooter non riescono a svicolare. Avanza un pochino con il taxi. Dice: «Chissà quanto dura sto’ casino…E poi in futuro aumenterà ancora di più il traffico. Ci saranno anche più taxi in giro…».
L’informazione c’è: «I giornali parlano di dieci anni per finire i lavori nel cantiere di piazza Venezia. Siamo sotto il Campidoglio e vicino al Foro Romano, stanno trovando una marea di reperti archeologici…». Il tassista apre il rubinetto della rabbia e dello scetticismo: «Ma così non si può lavorare, non si può andare avanti! Noi scoppiamo in questo traffico caotico. Dieci anni sono una eternità. Gualtieri non si accorge di niente?». Lancia una soluzione di disperato, impossibile semplicismo: «Spero che il sindaco che verrà dopo di lui dica: quel fesso ha sbagliato tutto, blocchiamo i lavori e trasformiamo la stazione della metro C in un bel museo».
Lo sfogo è una parodia dell’assurdo. Un richiamo alla razionalità e al realismo va fatto: «E i miliardi di euro spesi finora per la metro C? L’obiettivo di decongestionare Roma con una tratta della metropolitana nel cuore della città?».
Il volto del tassista si contrae, apre un altro fronte: «Guardi qua, la strada è intasata, sono tutti parcheggiati in divieto di sosta. A volte nemmeno si passa! Perché quelle auto, quei pulmini carichi di turisti parcheggiano dove capita? I turisti sono una marea, i marciapiedi sono strapieni, camminano anche sulla strada. Non è possibile! A casa loro sono abituati così perché abitano in paesini, non in una grande città». L’analisi è molto ardita. La replica è facile: «I turisti sono una delle ultime grandi risorse dell’Italia e, in particolare di Roma. L’industria è in crisi, la ricerca anche, il commercio pure. I turisti comprano, spendono, sostengono i consumi». Annuisce, ma obietta: «È vero, ma causano anche problemi. Quelli che comandano cosa fanno?».
I partiti senza credibilità. Lo scetticismo verso la politica è totale quando i problemi di una città e di una nazione restano irrisolti. E il tassista romano non è il solo a pensarla così. La delusione dei romani è forte verso Roberto Gualtieri. Lo slogan biglietto da visita del sindaco su Roma, “la città dei 15 minuti” è meglio non ricordalo. La carta d’identità elettronica da anni è quasi introvabile. I disservizi del Campidoglio sono incredibili, per ottenerla ci vogliono mesi, rincorrendo la snervante lotteria delle prenotazioni digitali. Anche il vostro cronista sta tentando inutilmente da mesi di avere una prenotazione per la carta d’identità elettronica: niente da fare. Sono pochi i posti disponibili e immediatamente vanno tutti esauriti. Dovrà riprovare.
I partiti senza credibilità sono delegittimati. Non a caso sempre meno italiani vanno a votare. Nelle elezioni europee dello scorso giugno l’affluenza alle urne è sprofondata: è stata di appena il 49,69 per cento dei votanti. Il dato è clamoroso: la maggioranza degli italiani ha disertato i seggi elettorali! E in Italia le trombe del qualunquismo, dell’antipolitica e del populismo da molti anni sono forti, ascoltate, come in tutte le democrazie occidentali.