Antonio Costa è ancora sotto indagine giudiziaria in Portogallo. A pochi giorni dall’inizio del suo nuovo mandato di presidente del Consiglio europeo, e un anno esatto dopo le dimissioni da premier portoghese in seguito alla notizia divulgata dall’allora Procuratrice Generale della Repubblica di un suo presunto coinvolgimento in un caso di corruzione.
Si tratta di una situazione anomala anche perché, come ha appena ammesso l’attuale PRG Amedeu Guerra, l’ex primo ministro oggi non è “un imputato” e per gli inquirenti non è “nemmeno un sospettato”. Tra l’altro, in dodici mesi l’inchiesta non ha fatto un solo passo avanti. Al contrario, è stata ridimensionata da un giudice istruttore che, esaminate le carte, ha considerato insufficienti gli indizi di corruzione presentati dal Pm lasciando in piedi solo l’ipotesi di “traffico d’influenze”.
Ma ormai era troppo tardi: il premier si era già dimesso da tutti gli incarichi politici in Patria, mentre il Capo dello Stato aveva dovuto sciogliere il Parlamento e convocare elezioni politiche anticipate.
Ma torniamo all’ultima puntata della storia. Con il nuovo Procuratore della Repubblica che adesso sottolinea: «La conclusione di qualsiasi indagine giudiziaria dipende dall’esame di tutto ciò che serve per stabilire la verità!». Per farla breve, riaffermata la “piena autonomia” della magistratura inquirente, Guerra esclude quindi qualsiasi possibilità di un suo intervento per imporre ai Pm una data per chiudere gli accertamenti sull’ex Primo ministro portoghese.
E così arriviamo al cuore del problema, ossia il rapporto fra i poteri costituzionali e il ruolo di certa magistratura che, rivendicando la propria autonomia, finisce spesso per condizionare non solo la politica, ma anche la vita di un intero Paese. Problema attualissimo in Portogallo come in Italia e in tante democrazie occidentali, Da questo punto di vista, il caso di Antonio Costa rappresenta un esempio su cui riflettere. Tutto comincia il 7 novembre 2023 con un inusuale comunicato stampa della Procura Generale della Repubblica attraverso cui la magistratura inquirente fa sapere che il capo del governo è coinvolto in un’indagine per corruzione. Indagine legata a concessioni minerarie per estrazione di litio e alla lavorazione dell’idrogeno verde. Due grandi business in cui il governo avrebbe violato alcune restrizioni ambientali per favorire alcuni investitori privati.
Subito dopo la diffusione della notizia, Costa decide di salvare la propria immagine all’esterno e si dimette da tutti gli incarichi politici in Portogallo. Poi, in una conferenza stampa trasmessa a reti unificate elenca con incredibile freddezza le proprie ragioni: «Per quanto ne so, io non sono imputato né conosco gli atti sospettati… resto quindi sorpreso dalla notizia, confermata ufficialmente dalla Procura…. Ma siccome la dignità delle funzioni di Primo ministro non è compatibile con il sospetto di aver commesso qualsiasi atto criminale, ho presentato le mie dimissioni irrevocabili al Presidente della Repubblica…».
Per alcuni osservatori politici si tratta di un’abile mossa del leader socialista che – secondo i rumors – stava già progettando una nuova carriera politica in Europa e approfitta di questa “occasione giudiziaria” per uscire di scena in maniera dignitosa. Sarà, ma quello che è certo e che nemmeno una volpe come Antonio Costa può immaginare è che da lì a poco verrà rimesso in gioco da altri magistrati che faranno a pezzi l’indagine. Con un giudice di primo grado che farà cadere le accuse di corruzione e abuso d’ufficio. E un altro giudice che, esaminate le carte dei Pm, affosserà «il presunto piano criminale» definendolo «un insieme di meri proclami basati su deduzioni e supposizioni». Il che gli consentirà di concorrere prima del previsto alla Presidenza del Consiglio europeo.
A questo punto, visto che il nuovo PRG portoghese ha appena detto che l’ex leader socialista portoghese rimane sotto indagine dei Pm, perché nessuno può violare la loro autonomia, vale la pena di porsi qualche semplice domanda. Per esempio, se è possibile «perpetuare all’infinito un’indagine giudiziaria su un ex Primo ministro, per di più fondata su sospetti che dopo un anno restano senza prove»… E, ancora, se «una pretesa del genere può avere qualcosa a che fare con l’autonomia del potere giudiziario…».