In “Pinocchio” predominano i sentimenti dell’animo umano, nei bambini e negli adulti. Paura, coraggio, falsità, generosità, povertà, ricchezza. Predominano soprattutto le fantasie e i sogni. Non a caso il libro di Carlo Collodi ha riscosso un grandissimo successo in tutto il mondo, testimoniato anche da una ventina di versioni cinematografiche. Ce ne parla Maria Luisa Berti.
La risposta italiana al Pinocchio americano fu il film Le avventure di Pinocchio di Giannetto Guardone, con la consulenza artistica di Paolo Lorenzini per la sceneggiatura. Prodotto dalla Excelsa Film realizzato dalla Fiaba Film, fu distribuito da Minerva Film. Girato interamente a Viareggio nel dopoguerra, fu ultimato nel 1947.
Pinocchio era interpretato da un attore bambino, Sandro Tomei, in costume da burattino. Vittorio Gassman nella parte del Pescatore Verde era poco riconoscibile per il trucco. Marinella Lotti interpretava la Fatina, Luigi Pavese Mastro Ciliegia, Erminio Spalla Mangiafuoco, Dante Maggio il gendarme, Augusto Contardi Geppetto. La trama seguiva fedelmente la fiaba di Collodi.
Il film ricevette aspre critiche: «Non si cita il nostrano: Le avventure di Pinocchio, accanto al Pinocchio di Walt Disney che per sottolineare fino a che punto possa giungere l’improntitudine della improvvisazione. Del capolavoro di Disney è superfluo parlare…. L’altro film, invece, quello italiano, aveva la precisa finalità di filmare il libro di Collodi e sarebbe stata impresa bellissima anche se difficile e ardua. E invece…» (Rivista del Cinematografo).
Il doppiaggio venne effettuato dagli attori della CDC a Roma. C’erano attori e voci di un certo rilievo. La voce del grillo parlante, infatti, era di Aldo Silvagni, quelle del gatto e della volpe erano di Stefano Sibaldi e Margherita Bagni, quella del narratore di Mario Besesti.
Vittorio Gassman ebbe a dichiarare: «… il film era uno scherzo, un divertimento in famiglia».
C’è un film italiano di animazione realizzato nel 1971 da Giuliano Cenci, regista e animatore, con la collaborazione di Marco e Antonio Lorenzini, nipoti di Collodi, i quali ebbero a dichiarare che il filmato rispecchiava in pieno lo spirito del romanzo.
Nonostante un iniziale successo, il filmato finì nel dimenticatoio per problemi di distribuzione fino al 2012, quando per volere dello stesso Cenci, fu proiettata la versione restaurata del cartoon, che fu poi proposta in DVD. Tra i doppiatori originali ricordiamo Roberta Paladini (Pinocchio), Roberto Bertea (Geppetto), Lauro Gazzolo (Grillo Parlante), Riccardo Paladini. La voce narrante è di Renato Rascel che canta la canzone Un burattino di nome Pinocchio e con Vito Tommaso è autore della colonna sonora edita da RCA.
Il film Le Avventure di Pinocchio di Luigi Comencini è la versione più corta dell’omonimo sceneggiato televisivo andato in onda nel 1972. Il piccolo Andrea Balestri, interprete di Pinocchio, fu scelto tra numerosi bambini delle scuole toscane, per il suo carattere vivace e ribelle, che ben si addiceva al protagonista del romanzo di Collodi; ebbe un gran successo ma da adulto non intraprese la carriera di attore cinematografico, preferendo il teatro. Nel film Pinocchio diventa subito un bimbo ma verrà trasformato in burattino per tre volte dalla Fata Turchina, una Gina Lollobrigida dolce e severa come vuole il suo ruolo.
Il Geppetto di Nino Manfredi è un padre amorevole e premuroso che suscita nello spettatore adulto la nostalgia per un padre che non c’è più. Secondo Teresa Manfredi, regista e critico cinematografico, «Quello di Nino è un umanissimo artigiano di questi giorni, impoverito ma non miserando, con la dignità… Come dice Pinocchio a Mangiafuoco, Geppetto di mestiere fa il povero».
Il Gatto e la Volpe di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia incarnano, con la loro straordinaria comicità, la furberia tipica degli imbroglioni. Divertenti anche Vittorio De Sica, nel ruolo del giudice che mette in prigione Pinocchio, e Lionel Stander, il cattivo Mangiafuoco facile alle lacrime.
Comencini col suo film riesce tuttora ad emozionare il pubblico, coinvolgendolo nelle avventure di questo bambino ribelle, curioso, allegro e amante della libertà che, attraverso te sue esperienze, diventa un ragazzino assennato. Un processo di crescita che il regista ha saputo ben cogliere dal romanzo di Collodi. Comencini ha sempre saputo guardare con interesse e intelligenza al mondo infantile spesso in contrasto con quello degli adulti. Nel 1970, infatti, andò in onda alla Rai I bambini e noi in cui il regista, andando in giro per l’Italia con la sua macchina da presa e un microfono, intervistava bambini e adolescenti, si faceva raccontare le loro condizioni di vita, in famiglia, a scuola, nel lavoro minorile.
Secondo articolo – Segue