Una rete a me e una a te. Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno appena completato la spartizione della Rai. Come previsto, il Consiglio di amministrazione ha dato la propria benedizione alle nuove nomine. E così Teresa De Santis, sostenuta dalla Lega, si è presa la direzione di RaiUno, il “pensionato” Carlo Freccero, già membro del Cda in rappresentanza di Cinquestelle, è salito sul ponte di comando di Rai Due e Stefano Colletta è stato confermato a RaiTre.
Tutto in perfetta continuità con la tradizione che vede la Rai come «la madre di tutte le lottizzazioni», zona di caccia dei leader di tutti i partiti e di tutti i governi dalla nascita dell’attuale servizio pubblico radiotelevisivo italiano ad oggi.
D’altra parte, se non fosse stato così, oggi l’opposizione avrebbe gioco facile a scatenare una grande battaglia politica contro il governo gialloverde che ha assunto il controllo della Tv di Stato. Nonostante il fatto che Di Maio e i Cinquestelle fino alle ultime elezioni politiche attaccavano a testa bassa la lottizzazione dell’informazione radiotelevisiva (allora fatta dal Pd) con slogan tipo “Fuori i partiti dalla Rai” urlati in tutte le piazze.
Naturalmente i Tg di Viale Mazzini, che la lottizzazione ce l’hanno nel Dna, non hanno aspettato le nomine dei direttori delle testate giornalistiche (ottobre) e quelle dei responsabili delle reti per adeguarsi immediatamente al cambiamento del clima politico, per dare voce e spazio ai nuovi padroni. Con risultati oscillanti tra l’imbarazzante e il ridicolo.
Il presidente della Camera, Roberto Fico, è trattato con il rispettoso ossequio che si riserva ai padri della Patria e ai grandi uomini di Stato. Spazio enorme è riservato alle esternazioni via Facebook di Salvini e Di Maio. Assenza di qualsiasi contraddittorio. Veline di Casalino sono contrabbandate per servizi giornalistici. Per fare un solo esempio, quando il “ministro Di Maio” si è scatenato denunciando “la manina” che avrebbe inserito una “relazione tecnica non richiesta” nel decreto dignità simulando una perdita dell’occupazione, nessuno ha sottolineato due cose elementari. Primo, che un ministro (nonché vicepremier) è tenuto a leggere il testo di un decreto prima di firmarlo. Secondo, che la relazione tecnica non deve essere richiesta ma è obbligatoria, perché serve a simulare gli effetti d’un provvedimento economico.
Ma nell’occasione Di Maio accusò la Ragioneria dello Stato e il presidente dell’Inps, l’odiato Boeri, d’aver inserito di soppiatto e all’ultimo momento una simulazione degli effetti del decreto sull’occupazione a venire. Dimenticando così altre tre cose. Primo, che la relazione di accompagnamento è compito della Ragioneria dello Stato. Secondo, che la Ragioneria può chiedere una consulenza tecnica a un organismo pubblico, di solito alla Banca d’Italia. Terzo, che nel caso del decreto dignità, trattandosi di occupazione, il presidente dell’Inps era la persona più indicata per fare la simulazione degli effetti del provvedimento.
Purtroppo c’è da aggiungere che l’informazione delle reti televisive private e dei quotidiani non è poi tanto diversa da quella dei Tg Rai. Tanto spazio alla politica di Palazzo, nessun approfondimento, poche notizie originali, inchieste zero. Non è un caso, quindi, se le vendite dei quotidiani dopo l’illusorio arresto della caduta registrato in primavera hanno ripreso a precipitare, su un piano inclinato che di questo passo potrebbe portare entro una decina d’anni alla cancellazione dei giornali.