“Un Secolo d’Azzurro”, un successo superiore alle attese nelle prime tre città Vercelli, Taranto e Bari, per la mostra sulla storia della Nazionale Italiana di calcio. Oltre 6000 persone per una esposizione unica, prestigiosa, completa, che si pone anche come «un contenitore di eventi teso a sensibilizzare la gente su disabilità, integrazione, non violenza e valori sociali da riscoprire», spiega il curatore Mauro Grimaldi.
Grimaldi, si aspettava questo successo?
In questa prima fase del progetto, tra marzo ed inizio aprile, abbiamo toccato tre centri importanti culturalmente e storicamente: Vercelli, Taranto e Bari, trovando grande interesse da parte degli enti locali che ci hanno messo a disposizione dei siti di grande rilevanza artistica. La risposta da parte del pubblico è stata superiore alle aspettative, coinvolgendo, in modo trasversale appassionati, curiosi, studenti ed anche collezionisti. A Vercelli, in poco meno di una settimana, hanno visitato la mostra oltre duemila persone. Stessi numeri su Taranto e Bari pur essendo la mostra durata cinque giorni. Mi sembra che i numeri testimonino l’importanza e la qualità del progetto anche perché di fatto è un contenitore di eventi tesi a sensibilizzare la gente su temi di grande valore sociale come la disabilità, l’integrazione, la non violenza, valori questi che fanno parte del patrimonio sportivo. Abbiamo dato spazio anche ad eventi sportivi legati al mondo della disabilità, in particolare quello del Powerchair, il calcio praticato da atleti con la carrozzina a rotelle elettrica affetti da gravi inabilità. Vedere questi ragazzi giocare, la loro voglia di vivere, ci ripaga di tutti i sacrifici e gli sforzi fatti.
Si tratta dell’esposizione maggiore della storia della Nazionale Italiana di calcio…
Al momento è la più grande, sicuramente una delle più complete che fotografa il percorso storico dalla fine del 1800 ai giorni d’oggi, fermandosi al 2006. E lo facciamo attraverso l’icona più prestigiosa del nostro calcio: la Nazionale. Il valore aggiunto di questa mostra, oltre a dei memorabilia molto importanti costituiti da palloni della fine del XX secolo, agli scarpini, magliette, accessori, è il materiale cartaceo che accompagna, attraverso giornali e riviste originali, lo spettatore nei vari passaggi storico-sportivi. Ci sono anche documenti interessanti, come le tessere federali a partire dal 1911, la modulistica federale del Ventennio, lettere della Linea Costa per organizzare la trasferta al Mondiale brasiliano del 1950 dopo la tragedia di Superga e tante altre cose. Questo consente di avere una doppia lettura, cioè quella legata all’evoluzione tecnica dei materiali calcistici e quella dell’evoluzione del linguaggio della stampa sportiva. Per maggiore chiarezza, e far capire il grado di meticolosità nel curare la mostra, alcune magliette di cui non eravamo in possesso, parliamo di quelle d’inizio ‘900, sono state riprodotte fedelmente per dare una visione d’insieme completa.
Una mostra per tutti?
È rivolta principalmente alle giovani generazioni, sia per raccontare la nostra storia, di come eravamo, sia per trasferire loro i grandi valori dello sport. Le attese sono state ripagate perché sono intervenuti molti giovani che hanno manifestato notevole interesse e con cui ci siamo trattenuti per approfondire alcuni temi. Questo è sicuramente tra i principali obiettivi del progetto. Abbiamo notato molto interesse, molta curiosità e grande voglia di confronto di questi ragazzi con questo aspetto storico che non conoscevano.
A Rimini, all’evento dell’A.I.A.C., nel mese di giugno, ci sarà un parterre prestigioso… Un omaggio alla figura di Vittorio Pozzo?
Il 14 e 15 giugno siamo ospiti alla Fiera di Rimini del “The Coach Experience”, organizzato dall’Associazione Italiana Allenatori Calcio. In questa sede allestiremo una mostra antologica molto interessante su Vittorio Pozzo dove esporremo, tra l’altro, anche i palloni delle Olimpiadi del 1912 e del 1936, quello della Coppa Internazionale del 1930, oltre quelli dei mondiali del 1934 e 1938. Inoltre, ci sarà una ricostruzione storica, attraverso oltre 200 foto storiche della vita di Vittorio Pozzo. Alla mostra è abbinato un convegno sulla figura di Pozzo a 50 anni dalla scomparsa, dove si parlerà di storia – e su questo interverrò io – ma anche della evoluzione tecnica e tattica del calcio e del grande dualismo tra metodo e sistema. Un importante appuntamento a cui gli appassionati non possono mancare. È un’occasione unica per ammirare, in una sola volta, i più interessanti cimeli del calcio ed assistere ad un convegno di grande livello.