«Ama non pulisce. Noi non paghiamo». Lo striscione contro l’immondizia che soffoca la capitale è apparso tra gli alberi di piazza Giovane Italia, a due passi dal Vaticano. Una protesta spontanea di cittadini esasperati dalle tonnellate di rifiuti lasciati a marcire da giorni e giorni tra vermi e topi.
Il rischio di epidemia è reale e l’allarme sanitario c’è stato, ma poi è finito nel nulla. Perché, per ragioni opposte, la classe politica (tutta) al momento non ha alcun interesse a dichiarare “l’emergenza”.
Eppure siamo di fronte a una vera e propria emergenza nazionale. Ci sono 650 tonnellate al giorno di rifiuti a cielo aperto e il nuovo amministratore delegato dell’Ama promette la fine dell’emergenza solo per Capodanno!
Roma sta morendo, ma il “dibattito” politico sulla città in coma è surreale. La sindaca Raggi chiede 11 (un-di-ci) giorni per ripulire le strade con un “piano straordinario” e dice di essere “sotto attacco”. Il Campidoglio accusa le ecomafie. Il senatore pentastellato Gianluigi Paragone, che vive «a due passi dal confine con la Svizzera» e ha diretto la Padania, conferma la sua avversione verso quella che Bossi definiva “Roma ladrona” e se la prende con gli abitanti, il cui “scarso senso civico” non consentirebbe di tenere pulite le strade.
Beppe Grillo fa ancora peggio e addossa la colpa dei mali della capitale ai giornalisti. Come se non fosse evidente il fallimento dell’amministrazione Cinquestelle che in tre anni ha fatto precipitare la capitale di uno dei maggiori paesi industrializzati d’Europa a livelli da Terzo Mondo. Strade piene di buche, trasporto pubblico inesistente, aziende municipalizzate in preda alla paralisi. Con l’Atac che dopo otto mesi non riesce a risolvere nemmeno un problema di scala mobile in una centralissima stazione della metro (piazza della Repubblica).
La verità è che se salta la Raggi, il M5S rischia d’implodere. Perché la sua incapacità di governo a quel punto finirebbe sotto gli occhi di tutti e, visto il suo attuale stato di salute, il Movimento non se lo può proprio permettere. Sul fronte opposto, dalla Lega al Pd, è invece evidente l’interesse a lasciare l’amministrazione capitolina in balia della tempesta per aspettare il naufragio.
Salvini che, non dimentichiamolo, è ministro dell’Interno, questa volta non dichiara nulla e non muove un dito per affrontare l’emergenza. Zingaretti che, non dimentichiamolo, è anche presidente della Regione Lazio continua ad addossare tutte le responsabilità della crisi dei rifiuti alla sindaca Raggi. Mentre il Pd, di cui lo stesso Zingaretti è segretario, pur potendo contare sul maggior gruppo d’opposizione in consiglio comunale non prende iniziative. E così le tonnellate di rifiuti maleodoranti restano a marcire sotto il sole torrido mentre l’Ama prende tempo fino a fine anno per uscire dall’emergenza. A questo punto è evidente che la città è fuori controllo e che l’unica soluzione sarebbe quella di commissariare il Campidoglio.