I Benetton non portano fortuna alle Sardine. È stata «un’ingenuità», anzi «un errore». Un diluvio di critiche ha sommerso Mattia Santori. Così il leader delle Sardine si è scusato per la foto di venerdì 31 gennaio con Luciano Benetton e Oliviero Toscani, allora sanguigno uomo immagine poi licenziato della famiglia d’imprenditori veneti.
L’incontro e la fotografia, presenti anche i giovani amici del vertice delle Sardine bolognesi (Roberto Morotti, Giulia Trappoloni, Andrea Garretta) ha provocato un disastro. La scelta è apparsa come un ossequio ai Benetton, i potenti proprietari di Autostrade per l’Italia messi sotto accusa in particolare dal M5S per il tragico crollo nel 2018 del Ponte Morandi di Genova (causò 43 morti).
Così Santori, l’inventore a Bologna del movimento delle Sardine con la manifestazione anti sovranista del 14 novembre, ha chiesto scusa per l’«errore» ed è passato al contrattacco. Al Corriere della Sera ha annunciato l’avvio di «una seconda fase». Ha illustrato una doppia strategia: ritorno in piazza (domenica 16 febbraio manifestazione a Roma, quindi a Napoli, Taranto e Lecce); parallelamente confronto con il governo giallo-rosso. Ha subito cominciato. Ha incontrato due ministri del Pd: quello per il Sud Provenzano e quello per le Regioni Boccia. Ha chiesto un Erasmus per gli studenti tra nord e sud Italia e ha sollecitato «una riflessione sul progetto di autonomia differenziata» perché «rischia di penalizzare» le regioni del Mezzogiorno. Ha parlato al telefono con Giuseppe Conte. La prossima settimana dovrebbe essere ricevuto dal presidente del Consiglio per parlare di lavoro, Sud, sanità, istruzione.
Le piazze «non le abbandoniamo», ha insistito Santori. Ha anche chiamato alla mobilitazione per le elezioni di primavera in Campania, Puglia, Veneto, Liguria, Toscana, Marche: «Ci sono sei regioni che ci chiamano ogni giorno perché hanno l’impellenza di combattere Salvini». È il segno della volontà di non voler smobilitare, di non voler lasciare il movimentismo, la protesta dal basso contro “i poteri forti”, contro la destra, contro il sovranismo salviniano battuto nelle elezioni regionali in Emilia Romagna grazie anche alle Sardine. Ma i progettati confronti con il governo fanno emergere l’intenzione di voler mettere sul piatto anche dei risultati politici concreti, tangibili in vista delle elezioni regionali di primavera.
Il ritorno in piazza sarà anche una verifica della tenuta interna del movimento delle Sardine. La foto con Benetton pesa come un macigno. Stephen Ogongo, il leader delle Sardine di Roma, principale artefice della grande manifestazione a piazza
San Giovanni, ha rotto i ponti: il gruppo della capitale non fa «più riferimento ai 4 fondatori di Bologna». Stephen Ogongo ha reclamato un ritorno alle origini del movimento in nome di uguaglianza, libertà e giustizia. Ha accusato: «Affiancarsi agli squali, o diventare come loro, non ci rafforza ma ci indebolisce, ci rende prede inconsapevoli». Ora tutto è possibile. Se non verrà rimarginata la ferita può scattare anche una scissione delle Sardine, forse non limitata solo a Roma.
Il sangue giovane delle Sardine ha aiutato molto il Pd e il centro-sinistra a vincere in Emilia Romagna: i sondaggi, per un momento, avevano dato perfino in vantaggio il centro-destra a guida leghista. Lo stesso Nicola Zingaretti ha ringraziato e invitato le Sardine a partecipare alla costruzione del “nuovo Pd”. Santori lascia aperta la porta: un incontro con Zingaretti «prima o poi avverrà», il Pd «ha grande bisogno di innovazione».