Ecco la prova che quando si vuole fare servizio pubblico, anche “leggero”, comunque di spessore e qualità, si può (e se si può, si deve). La si è avuta al MAXXI di Roma, alla presentazione in anteprima mondiale di Alberto Sordi, un italiano come noi, film di Silvio Governi, scritto da un biografo di Sordi che più non si può: per definizione dello stesso “Albertone” il «massimo Sordologo in circolazione».
Si parla di Giancarlo Governi: giornalista, scrittore, autore televisivo che basta la parola; programmi come Alberto Sordi, storia di un italiano, Il pianeta Totò, Laurel & Hardy due teste senza cervello; e un’indimenticabile serie di “ritratti”, da Fausto Coppi ad Anna Magnani, da Vittorio De Sica a Marcello Mastroianni, il film documentario su Luciano Pavarotti, sono pietre miliari della TV pubblica; e lascio perdere i tantissimi libri pubblicati…
Alberto Sordi, un italiano come noi racconta l’uomo, l’attore, l’artista più che poliedrico; ma racconta “anche” Roma, e l’Italia: quello che siamo stati e perché oggi siamo quello che siamo (e forse quello che saremo). Sordi è l’attore che rispecchia, “scava”, mostra come nessun altro sa fare, lo spirito nazionale; e lo si coglie attraverso le parole, le testimonianze, di chi lo conosce bene, con cui lavora: Luigi Magni, Giovanna Ralli, Furio Scarpelli, Ettore Scola, Carlo Verdone; lo stesso Giancarlo Governi.
Un “viaggio” in una Roma che si è persa, trasformata, fino a essere quella che è, ancora meravigliosa (se vista dall’alto, come osserva quasi incidentalmente l’ottima “guida”, Sabrina Impacciatore); una Roma che tante ne ha viste e tante sa di doverne vedere ancora, per cui non si stupisce di nulla, e attende paziente: che il brutto svanisca, e il buono decanti. La Roma che tributa a Sordi quello che forse per lui è stato il premio che più ha gradito: quando l’allora sindaco Francesco Rutelli gli cede la fascia tricolore di “Sindaco di Roma per un giorno”, in occasione dei suoi ottant’anni.
Ma qui conviene lasciare la parola allo stesso Governi: «Sordi è l’anima di Roma e l’anima d’Italia. Colui che meglio racconta gli italiani del secolo scorso, in particolare quelli del dopoguerra, del miracolo italiano; e lo fa meglio di tanti libri di storia. Sordi racconta soprattutto i difetti, le debolezze, le sconfitte, ma anche i riscatti. Con la sua sterminata filmografia, ben 149 film!, racconta il nostro paese, l’italiano nei momenti cruciali della sua storia: quelli della devastazione della guerra, e poi la ricostruzione, le speranze e le aspirazioni per una vita migliore, fino al miracolo economico: quando gli italiani scoprono il benessere, e infine la crisi. per questo il film si intitola Alberto Sordi, un italiano come noi».
Un “viaggio” dai primi passi in Trastevere irriconoscibile oggi, ai teatrini di varietà ormai spariti; gli studi della Radio di Via Asiago diventati oggi monumento tutelato dalle Belle Arti, ai film classici con Federico Fellini (Lo sceicco bianco, I vitelloni), al boom della commedia, fino al suo epilogo: con il crudele, drammatico, “cattivo” Un borghese piccolo piccolo. Il Sordi “uno nessuno e centomila”, l’immagine “Pubblica”, ma anche quella più intima, generoso e riservato filantropo di grandi opere di sostegno al sociale, agli anziani, ai giovani che volevano cimentarsi nel cinema, e la costruzione del Campus Biomedico di Roma. Altro che “l’avaro” di cui si favoleggia.
Sordi, “romano de Roma”, nasce il 15 giugno del 1920. Questo film è il primo di una serie di eventi che si preparano per celebrare i suoi cento anni, per celebrare quella che Governi definisce «un’icona dell’italianità, che tanto avrebbe meritato la nomina a senatore a vita – per aver “bene illustrato la Patria” – che purtroppo non arrivò mai».
Il regista Silvio Governi, figlio di Giancarlo, ha la possibilità di conoscere Sordi fin da ragazzino: Alberto e Giancarlo festeggiano il compleanno quasi contemporaneamente, spesso insieme in una grande tavolata lo stesso giorno: un Silvio adolescente che va a prendere Sordi a casa, per il pranzo, e ne raccoglie le confidenze: perfino un giudizio sferzante su Roma città aperta: «È un papocchio…mi limito a riferirlo, figuriamoci se mi potevo ardire a dare un qualsiasi giudizio…».
L’innovazione. Spiega Silvio: «Consiste nel fatto che il Cinema non abbia mai realizzato un docu-film di questo genere su Sordi che, con la sua opera, ci ha raccontato decenni di storia d’Italia e degli italiani. Crediamo sia giunto il momento che la sua arte continui a illuminarci e che venga a conoscenza anche dei più giovani, i cosiddetti Millennials, perché capiscano, attraverso l’Alberto nazionale, l’italiano per definizione, e la sua opera, come eravamo e in qualche modo come siamo diventati».
Si realizza così un ampio e sapiente uso del repertorio legato allo spettacolo in forma storico-sociale e artistica: repertorio cinematografico unito con documenti originali, “cucito” da Sabrina Impacciatore, intrigante guida “narratrice”.
Raccontano gli autori: «Nei film di Sordi abbiamo cercato l’Italia. Ci siamo rispecchiati in quei numerosi, grotteschi e drammatici personaggi che ha interpretato. Alla fine, come nella cittadina immaginaria di Macondo di Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, su quelle pellicole abbiamo finito per trovare noi stessi. Siamo certi che, fra cento anni, se ci sarà ancora qualcuno che vorrà conoscere l’Italia e gli italiani del Novecento, gli sarà utile studiare i film di Sordi, un patrimonio che ci appartiene e che abbiamo il dovere di raccontare, divulgare e tramandare alle nuove generazioni».
Chiudo questa nota con un episodio di cui sono stato oculare testimone, dà la cifra della persona e la sensibilità con cui lavora e vive.
Appuntamento con Giancarlo Governi, per una chiacchierata sul suo bel libro Il volo dell’airone: Fausto Coppi, Gino Bartali, l’Italia che era (quella della prova del “letto caldo”), l’Italia che è. Prima, un caffè. In un angolo del bar – non la nota nessuno, non la “vede” nessuno – rannicchiata, una donna; guarda muta; forse ha freddo. Nessuno le bada.
Bevuto il caffè, si esce. Giancarlo ha un sussulto: «Aspetta». Torna indietro, si china su quella donna: «Vuole un caffè?». Risposta indistinta, è straniera, forse pensa: che vuole questo tipo? Giancarlo insiste: «Un cappuccino e un cornetto, va bene?». La donna fa sì con la testa. Giancarlo va dal barista: «Un buon cappuccino e un paio di cornetti per quella signora là in fondo. Pago io». Il barista si sporge, non aveva neppure visto quella donna seduta lontano. Giancarlo paga, saluta la donna, si va a far la conversazione.
Ecce homo.
Alberto Sordi, un italiano come noi
ideato e scritto da Giancarlo Governi, diretto da Silvio Governi, prodotto da Produzione Straordinaria con RaiCinema, produttori esecutivi Pierfancesco Fiorenza e Andrea Lorusso Caputi.