Israele e Francia. Falchi e moderati nella “guerra delle frontiere” contro l’Italia. Gerusalemme dal 27 febbraio ha chiuso le porte agli italiani e a chi arriva dall’Italia per paura d’importare il Coronavirus: circa 20 nazioni hanno preso la medesima decisione draconiana, anche se il nuovo virus cinese ha già bucato le loro frontiere.
Molte altre nazioni, invece, hanno preso decisioni meno dure: hanno sconsigliato ai loro cittadini i viaggi, di lavoro o di svago, nella Penisola arrivata a detenere il terzo posto delle triste classifica dei contagiati dal Coronavirus. La Francia ha preso o meglio, aveva preso, questa decisione limitata alla Lombardia e al Veneto, le zone più colpite dal morbo. Il sottosegretario francese dei Trasporti Jean Baptiste Djebbari aveva annunciato: «Coloro che hanno effettivamente programmato di recarsi nelle aree più colpite e che possono rimandare il viaggio sono ovviamente invitati a farlo».Poi è arrivato il vertice di Napoli tra Italia e Francia ed è cambiato tutto. Emmanuel Macron è stato accolto a braccia aperte da Giuseppe Conte e da Sergio Mattarella. Macron, Conte, Mattarella hanno parlato di tutto: Coronavirus, Libia, Europa, immigrati, industria, economia. Sembrano svaniti l’animosità, addirittura il livore e gli scontri furibondi dell’anno scorso, quando al governo con Conte c’era Matteo Salvini.
Il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica Francese si sono scambiati calorose strette di mano, forti abbracci. Hanno passeggiato insieme amichevolmente per il centro di Napoli, hanno bevuto un buon caffè al bar e assaggiato degli ottimi babà. Nel Palazzo Reale dell’antica capitale del Regno delle Due Sicilie, governata dal re Gioacchino Murat nell’era di Napoleone, hanno raggiunto diversi accordi.
È perfino sbocciata una forte intesa politica, forse pilotata dai buoni uffici di Rocco Casalino, il portavoce di Conte. Macron ha messo quasi in soffitta l’antico asse franco-tedesco in favore di una intesa privilegiata con l’Italia, fortemente impegnata contro il virus giunto dalla Cina. Nella conferenza stampa alla fine del vertice, è sembrata perfino svanire la quarantena sanitaria e politica adombrata per l’Italia.
Macron ha annunciato: è il vertice «del rilancio della cooperazione tra i due Paesi». Cooperazione a tutto campo, anche sullo spinoso tema del Coronavirus. Conte e Macron hanno sottolineato una perfetta intesa: «Le frontiere restano aperte». Anzi il presidente francese ha quasi ironizzato sulla proposta della sovranista Marine Le Pen di chiudere le frontiere con l’Italia: «Pare che il virus non si fermi ai confini, è un’emergenza che riguarda tutti e che merita una risposta europea».
Mano tesa all’Italia, dunque. E la sollecitazione a lasciar perdere il Belpaese? È un po’ un mistero. Il presidente della Repubblica Francese ha ignorato, praticamente ha cancellato, l’invito del sottosegretario ai Trasporti di Parigi di “rimandare” i viaggi nelle zone pericolose dell’Italia. Un fatto è certo: la quarantena dell’Italia appare e scompare. La Francia, da paese moderato, diventa una colomba verso l’Italia.
Un altro mistero riguarda la Grecia e il parmigiano. Dei quotidiani italiani prima hanno parlato della singolare richiesta dei vicini ellenici di una certificazione di “virus free” da apporre sul prelibato formaggio per far varcare le frontiere al Grana Padano di un’azienda consorziata. Poi i giornali hanno riportato la secca smentita della notizia sia dell’ambasciata di Atene a Roma e sia del Consorzio Grana Padano.