Un triste ballo
in maschera

Paura e piacere della libertà. La “fase 2” della lotta al Coronavirus nella valigia contiene di tutto: la paura del contagio e il piacere di muoversi liberamente, senza più vincoli di destinazione, senza più l’angosciante autocertificazione (almeno all’interno di una regione).

Fase 2, Una signora fa la spesa con la mascherina

Una signora fa la spesa con la mascherina

Il Covid-19 ha annichilito l’Italia: quasi 32 mila morti, più di 225 mila contagiati, malati scesi sotto 70 mila, milioni di persone chiuse in casa per quasi due mesi dall’11 marzo per contenere l’infezione. Il miglioramento dei numeri terribili dei morti e dei contagiati ha spinto Giuseppe Conte al varo della “fase 2”, alla “riapertura” graduale dal 4 maggio delle attività produttive e commerciali (per due mesi hanno funzionato solo i servizi e le fabbriche essenziali legate agli alimentari e alla sanità). Da lunedì 18 maggio è scattata la fase più bella e difficile: riaprono con le dovute precauzioni anche bar, ristoranti, barbieri, tutti i negozi, grandi magazzini, musei, le chiese per le messe. Riaprono, cioè, anche i luoghi di maggiore frequentazione, quindi quelli più a rischio per la propagazione della pandemia.

Conte ha parlato di «un rischio calcolato» sulla possibile ripresa dei contagi perché l’Italia non può aspettare la scoperta di un vaccino per ripartire. Il presidente del Consiglio ha raccomandato la cautela ai cittadini: «Affrontiamo la ‘fase 2’ con la voglia di ricominciare, ma con prudenza» e nel rispetto delle regole. La tensione con l’opposizione di centro-destra e con le regioni è altissima. Le regioni però, dopo un duro braccio di ferro, hanno raggiunto un accordo con il governo. C’è stata una sola eccezione. In Campania Vincenzo De Luca non ha firmato l’intesa.

Fase 2, Fila davanti a un supermercato

Fila davanti a un supermercato

Gli italiani, a sorpresa, sono apparsi (salvo qualche eccezione) dei cittadini disciplinati. Tutti in fila davanti ai supermercati, ai negozi di alimentari, alle farmacie. Tutti in coda con il prescritto “distanziamento sociale” (almeno un metro), con le mascherine (soprattutto all’interno dei negozi), alcuni addirittura con le visiere, quasi tutti con i guanti. Tutti in fila con pazienza e freddezza britannica. I motivi di tanto senso civico? Un po’ la consapevolezza e un po’ la paura.

L’ebrezza della libertà ora è forte. È forte perfino l’ebrezza di tornare al lavoro, di girare per Roma o per Milano sfidando il Covid-19 sugli autobus e sulle metropolitane. C’è da gioia di tornare al lavoro nelle fabbriche, negli uffici, nei centri commerciali, nei negozi.

Fase 2, Protesta dei commercianti a Roma

Protesta dei commercianti a Roma

È una felicità doppia: c’è il sapore della libertà, c’è il senso di sicurezza economica e psicologica che dà il lavoro. Chi ha perso o rischia di perdere il lavoro (nel turismo, nello spettacolo, nel commercio, nelle imprese, nelle libere professioni) vive un buio incubo. Conte con il decreto Rilancio e il decreto Cura Italia ha stanziato 80 miliardi di euro per indennizzi ai lavoratori autonomi, cassa integrazione al personale dipendente, tagli di tasse, aiuti alle imprese e alle famiglie: è una maniglia alla quale sorreggersi ma non basta perché o si riavvia il sistema produttivo bloccato per due mesi o si riduce tutto a un placebo.

Molti la prendono con fiducia e con ottimismo. Vogliono ricominciare a vivere e a lavorare. Altri sono pessimisti: «La scelta è se morire per il virus o per fame, disoccupati!».

Nella “fase 2” c’è da fare i conti con la nuova normalità di una vita con le mascherine, con la prudente distanza fisica da colleghi, amici e parenti. Hanno inventato perfino un braccialetto elettronico che suona se un collega di lavoro si avvicina troppo. È un nuovo e triste stile di vita composto da restrizioni da osservare almeno fino a quando non ci sarà un vaccino o almeno una cura per affrontare il Coronavirus. Certo non sarà un felice ballo in maschera. Non a caso resta il divieto: niente assembramenti, niente feste!