Da ammirare i colleghi giornalisti molto più giovani: si sono formati nelle facoltà di giornalismo, alcune perfino buone. Sanno usare con perizia e disinvoltura i nuovi strumenti messi a disposizione dalla tecnologia.
Sono calmi, determinati, precisi. Linee rette, “orizzontali”, senza sbavature. Corretti, come la voce del nastro di una segreteria telefonica quando hai bisogno di un servizio, e via via si affastellano le istruzioni: digitare uno, parlare; digitare cancelletto, parlare; comporre un numero, parlare; attendere pazientemente… Il problema magari non lo risolvi come si potrebbe fare con un umano, ma l’impressione netta che ricavi è che sei tu un troglodita incapace di reggere il passo dei tempi nuovi.
Non mi azzardo più a chiedere quali siano le letture e la composizione delle biblioteche personali dei giovani colleghi. Però ogni tanto chiedo di possibili modelli: Luigi Barzini jr.? Mai sentito. Gian Gaspare Napolitano? Mai sentito. Tommaso Besozzi? Mai sentito. Egidio Sterpa? Mai sentito. Ettore Mo? Mai sentito. Bernardo Valli, lui sì, qualcosa ricorda. Certo, la triade Biagi-Bocca-Montanelli non è completamente ignota. Su Enzo Bettiza e Frane Barbieri già si cade…
Nella mia lista ci sono molti altri nomi, e per quel che riguarda la TV, mi limito a cinque: Ugo D’Ascia, “Joe” Marrazzo, Carlo Mazzarella, Ruggero Orlando, Arrigo Petacco, Pierpaolo Frajese; ed è lista parziale, altri nomi si potrebbero e dovrebbero fare.
In questa numerosa “collina” di campioni del giornalismo, nessuno dei bravi nuovi si accosta ogni tanto, per capire, cercare di capire; e carpire qualcosa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, solo a volerlo vedere.
Un tempo, almeno, ti facevano il favore di avvertirti qualche ora prima, e ti presentavi con operatore al seguito, per “operazioni” che si sarebbero poste in essere. Certo: ti tenevano ai margini dell’operazione, l’operatore “operava” solo in condizione di sicurezza, ma almeno le immagini erano le “tue”, e tu eri sul posto, “c’eri”.
Ora arriva un comunicato che ti preavvisa una conferenza stampa e mandi l’operatore perché raccolga la dichiarazione di rito. Poi ti arriva direttamente in redazione un file, con immagini, e frammenti di un’intercettazione che ovviamente conferma il contenuto di un comunicato relativo a questo o quel crimine. La frase isolata è un atto di fede, non sai cosa c’era prima e cosa c’era dopo, dove, quando, ecc.
Prendi l’agenzia, che il redattore ha confezionato sulla base di un comunicato diffuso da chi ha condotto l’operazione; incolli il testo alle immagini che ha fornito chi ha condotto l’operazione; ci metti la tua voce. Insomma, fai il ventriloquo. Quando vuoi essere scrupoloso chiedi al relativo ufficio stampa se conferma il contenuto dell’agenzia redatta sulla base del comunicato che è stato confezionato dallo stesso ufficio stampa a cui chiedi conferma.
Passi tutto questo.
Il massimo dell’avvilimento si raggiunge quando capita (spesso capita) di vedere scorrere immagini di automobili di carabinieri o polizia o finanza che entrano ed escono da una caserma, che corrono per strada, o panoramiche tipo cartoline, regolarmente “timbrate” carabinieri, polizia, finanza.
Neppure più quello, si fa.
Tanto varrebbe chiedere direttamente agli uffici stampa di farli loro i servizi, e mandarli con la premessa del conduttore: dai carabinieri (o dalla polizia; dalla finanza) riceviamo e volentieri trasmettiamo…