Seguire gli sviluppi dell’ultimo editto del Papa argentino attraverso le cronache dei vaticanisti dei grandi giornali e dei blog dedicati, trasmette un senso di vertigine. Pro Becciu, contro Becciu, pro Pell, contro Pell, ma dietro c’è Parolin, ma forse sullo sfondo si può cogliere la voglia di regolare definitivamente i conti con l’era Bertone ed insieme annacquare i miti del Papa Santo e del Papa Emerito.
Aiuto! Il tutto, naturalmente, con il solo intento di «ridare credibilità finanziaria attraverso la razionalizzazione della struttura decisionale».
Questa, in definitiva, sembrerebbe la missione che i cardinali vincitori nel Conclave avrebbero assegnato al Papa cresciuto nel peronismo. Posto che sfido chiunque ad indicare nel mondo secolare una struttura finanziaria che possa testimoniare credibilità e trasparenza, visto il modo in cui annaspiamo dalla crisi dei derivati in poi, c’è da chiedersi se sia questo il compito della Chiesa.
Evidentemente no. Ed è per questo che bisogna guardare altrove, al di là della continua altalena di scandali dove pedofilia e finanza si silenziano vicendevolmente a seconda degli interessi del momento. Così facendo si potrebbero scorgere i veri motivi della lotta senza esclusione di colpi che anima le stanze dei palazzi dell’unico Stato in cui si condanna e si esegue la pena prima del processo.
Un confronto, anche violento, tra i sostenitori di una ortodossia ispirata e i fautori della costruzione di un’unica casa protestante che, eliminate tutte le diaspore, possa sedersi a buon titolo tra i costruttori della nuova antropologia. Nel frattempo, mentre la Curia guerreggia ed i media parteggiano, le chiese si svuotano, le parrocchie perdono il loro compito di presidio e collante del territorio, la nuova religione della Scienza avanza e detta le regole del vivere “incivile”. Una prece.