Euforia “giallo” Covid

Entusiamo per il “giallo”. Finalmente sono calati il numero dei contagiati e dei morti causati ogni giorno dalla pandemia, così il governo Conte e il Comitato tecnico scientifico (Cts) hanno dato il disco verde alle riduzioni delle restrizioni per combattere il virus killer.

Giallo, Assembramenti a Milano

Assembramenti a Milano

Ora è difficilissimo resistere alla voglia di uscire. È difficile resistere perfino alla voglia di violare il vietatissimo “assembramento” anti Coronavirus. La voglia di libertà è straripata tra giovani e anziani con l’arrivo in quasi tutta Italia del colore “giallo”. Con il passaggio al “giallo” (pericolo ridotto), dall’”arancione” (pericolo medio) e dal “rosso” (pericolo alto) gli italiani si sono sentiti “liberi” già il 31 gennaio, un giorno prima dell’entrata in vigore del colore meno pericoloso fissato dal primo febbraio.

Un fiume di persone ha intasato i centri storici delle città: uomini e donne a passeggio, in piedi, seduti gli uni accanto agli altri. Troppo vicini anche se con naso e bocca coperti dalle mascherine protettive.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha avvertito allarmato: «Zona gialla non significa scampato pericolo». La stessa sirena di allarme ha suonato Agostino Miozzo: il “giallo” non significa ritorno alla «normalità» perché il Covid ha ancora un’ampia circolazione. Il coordinatore del Cts ha sollecitato ad «evitare assembramenti» perché persiste il rischio di un ritorno dei contagi a livelli alti, «verso numeri difficilmente gestibili».

Giallo, Folla a via del Corso a Roma

Folla a via del Corso a Roma

Di «numeri difficilmente gestibili», purtroppo, ne sappiamo qualcosa. In un anno tragico di pandemia abbiamo patito quasi 90.000 morti e oltre 2.500.000 “positivi”. Siamo arrivati a punte perfino di 900 decessi e di 40.000 infettati al giorno. Gli ospedali sono esplosi sotto la spinta del Covid-19 e, di fatto, non hanno potuto curare gli altri malati, anche affetti da gravi patologie. La Lombardia è stata la principale vittima.

La seconda ondata di contagi dopo l’estate è stata ancora più grave e letale della prima cominciata nel febbraio 2020. Lo scorso giugno, dopo quasi tre mesi di confinamento in casa, i contagi e i morti si erano enormemente ridotti. Ma l’esuberanza delle vacanze estive, gli assembramenti nelle discoteche e sulle spiagge, hanno innescato una nuova drammatica catena di contagi moltiplicata a settembre dall’affollamento di autobus e metropolitane con il ritorno al lavoro nelle città.

Il “giallo” può portare bene o male, dipende solo da noi. C’è la necessità di controllare ancora la nostra mobilità, la nostra libertà di circolazione per non compromettere la sanità pubblica. Libertà e sicurezza pubblica sono due diritti da contemperare.