Lo “spin doctor” e il commissario. Uno che appare e l’altro che scompare. Casalino e Arcuri, entrambi orfani eccellenti di Conte, hanno messo in atto strategie opposte per elaborare il lutto della caduta del governo giallorosso e della scomparsa (politica) dell’ex premier. La ragione è semplice: uno cerca visibilità per trovare un nuovo lavoro, l’altro cerca di salvare il salvabile dell’antico potere di supercommissario per l’emergenza Covid.
Uscito dall’ombra dopo aver perso il posto, Rocco Casalino, fino a ieri temutissimo portavoce di Palazzo Chigi, passa quindi da un talk show televisivo all’altro. Al contrario, Domenico Arcuri, che per ora resta al suo posto di commissario per la pandemia, ha spento i riflettori ed è scomparso dai radar. Da amministratore delegato di Invitalia ha attraversato indenne 9 governi di vari colori. Ma l’incarico per l’emergenza Covid scade il 30 aprile e adesso lui cerca di salvare il salvabile. Per questo ha inviato al nuovo premier una relazione sul suo operato. Un burocratico e dettagliato rapporto in cui giustifica tutto quello che ha fatto dal 16 marzo 2020 ad oggi.
Ma da quando Draghi è arrivato a Palazzo Chigi la struttura creata da Conte per far fronte alla pandemia, continua a perdere pezzi e potere. Sono stati cancellati anche i costosi centri di vaccinazione progettati da Arcuri, le famose primule. Draghi ha scelto esercito e protezione civile per vaccinare gli italiani nei parcheggi, nelle caserme e ovunque sarà possibile farlo.
Intanto, Casalino, l’altro grande orfano di Conte, continua a concedere un’intervista dietro l’altra per presentare La mia storia, il libro autobiografico uscito proprio nei giorni in cui il governo giallorosso entrava in crisi. Ma è soprattutto in tv che lo “stratega della comunicazione” cerca di modificare la sua immagine.
Presentandosi come il bravo ragazzo che ha faticato tanto per arrivare dove è arrivato partendo dalla partecipazione al Grande Fratello. «È un marchio che mi è rimasto appiccicato addosso, ma avevo solo 20 anni. Era il 2000. E da allora ho fatto tante altre cose…». Compresa una «laurea in ingegneria che mi è costata tanta fatica…».
Completamente calato nel ruolo di orfano, oggi Rocco cerca soprattutto di cancellare la fama di onnipotente “spin doctor” che si è conquistato come uomo ombra dell’“Avvocato del popolo”. Inconsolabile e tuttora «addolorato» per la fine del governo giallorosso. Perfino «emozionato», quando ripercorre i giorni «terribili» della crisi politica aperta dall’infido Renzi e ricorda l’addio di Conte.
Allora uno si domanda: «Tutto qui?». È questo il mago della comunicazione di Cinquestelle che il premier venuto dal nulla volle accanto a sé a Palazzo Chigi perché era “il migliore”? È questo il portavoce da 169 mila euro l’anno?