Capigruppo Pd si cambia. “Quote rosa” al 100%. Al Senato fuori Andrea Marcucci e dentro Simona Malpezzi. Alla Camera fuori Graziano Delrio, dentro Debora Serracchiani (Marianna Madia è stata battuta dal responso delle urne dopo uno scontro infuocato).
Cambia un’era storica per i gruppi parlamentari democratici: prima i presidenti erano tutti uomini ora sono tutte donne. Enrico Letta ha chiesto e voluto fortemente la svolta: «I gruppi sono autonomi, per me l’unica cosa essenziale è che sia una donna» alla presidenza.
Letta da quando è stato eletto segretario si è posto come alfiere dei diritti in funzione anti Salvini. Punta a rinnovare programmi e classe dirigente del partito e lo fa prendendo a prestito una delle battaglie del femminismo, quella delle “quote rosa”. La nuova segreteria democratica è composta da 8 donne e 8 uomini, è rispettata la “parità di genere” al 50%. Per la presidenza dei gruppi parlamentari va oltre: la guida dei deputati e dei senatori è affidata al 100% al gentil sesso.
Letta ha annunciato la necessità della nascita di «un nuovo Pd» per marcare la rottura con il partito di Zingaretti, scosso dalle sconfitte elettorali e dalla guerra interna tra le correnti. Ha incontrato Giuseppe Conte e ha rilanciato la linea dell’alleanza con il M5S. L’intesa con i cinquestelle (osteggiata sia da molti democratici sia da tanti pentastellati) non è certo una novità, ma le “quota rosa” al 100% certamente sì.
Non mancano i dubbi su una “parità di genere” declinata al 100% in favore delle donne. In futuro potrebbero chiedere delle “quote azzurre” gli uomini. Gli incarichi si devono assumere per capacità, garantendo parità di diritti a donne e uomini in base alle competenze, non certo per norme autoritative sulle “quote”. Margaret Thatcher, Golda Meir, Indira Gandi hanno guidato in anni difficilissimi Regno Unito, Israele e India per il loro coraggio e le loro capacità, non certo in base alle “quote rosa”.