Paura di votare

In autunno si vota. Saranno chiamati alle urne 15 milioni di italiani per eleggere i sindaci in oltre 1300 Comuni e in alcune delle maggiori città italiane: Milano, Torino, Bologna Napoli. E soprattutto Roma, la disastrata capitale fin qui affidata alla giunta penta stellata di Virginia Raggi. Si tratta del più importante test elettorale prima delle politiche del 2023.

campagna elettorale, CorsivoMa la campagna elettorale non è nemmeno iniziata. Molte liste (vedi quella di Gualtieri, indicato dal Pd per il Campidoglio) non sono state ancora completate. Alcuni candidati “civici” appena indicati dal centrodestra, dopo un lungo braccio di ferro tra Salvini e Meloni, a un paio di mesi dal voto risultano dei perfetti sconosciuti.

Insomma, una grande confusione. A conferma della debolezza dei partiti, che a questo punto hanno bisogno di tempo, per cercare di colmare i ritardi ed evitare il peggio. Fanno eccezione alcuni candidati forti, come il sindaco di Milano Sala, che non hanno bisogno dei supplementari.

Comunque sia, la richiesta al governo di fissare la data il più tardi possibile (ossia il 10 e 11 ottobre) è forte e generalizzata. Perché i partiti sanno che, un minuto dopo la chiusura delle urne, i rapporti di forza cambieranno. Ma, data la fragilità del sistema politico e dei suoi leader, adesso, da Letta a Salvini hanno tutti paura.  

Alla fine per la data probabilmente si troverà un compromesso, anticipando a domenica 3 e a lunedì 4 ottobre. L’ultima parola spetta comunque al Comitato tecnico scientifico, alle prese con il Covid e con quella variante che sta facendo salire i contagi. Ecco perché Palazzo Chigi non si sbilancia ancora. Ma il Viminale deve convocare le elezioni entro un limite massimo di 55 giorni prima. E così, mentre il tempo stringe, un’intera classe politica sembra paralizzata dalla paura del voto.