Il Pci era un partito centauro: per metà guardava ad Est, verso l’Unione sovietica; per metà ad Ovest, alla democrazia e alla libertà dell’Occidente. Antonio Rubbi, protagonista della politica internazionale di Botteghe Oscure assieme a Giorgio Napolitano, Sergio Segre, Giancarlo Pajetta, Gianni Cervetti, è un autorevole testimone di quel partito centauro. Intervistato da Ytali nel sessantesimo anniversario della costruzione del Muro di Berlino, innalzato nel 1961 e abbattuto nel 1989, ricorda episodi illuminanti.
Rammenta gli stretti rapporti con la Repubblica democratica tedesca, quella comunista nell’orbita di Mosca, e i buoni rapporti con la Repubblica federale tedesca, quella democratica stretta alleata di Washington. Rammenta i legami ad Est con la Sed (il Partito socialista unificato di Germania) e il dialogo a Ovest con la Spd (il Partito socialdemocratico). L’iniziativa verso Occidente non piacque per nulla sia all’Unione sovietica sia alla Repubblica democratica tedesca. Rubbi precisa: il filo del dialogo con la Spd «è stato uno dei primi motivi di contrasto con i dirigenti della SED».
L’ex dirigente del Pci parla di quando Enrico Berlinguer dovette tagliare il suo discorso nel sessantesimo anniversario della Rivoluzione di Ottobre perché erano aumentati gli interventi. Gli uomini del Pcus proposero,«di togliere le parti dove c’era il termine pluralismo. Berlinguer invece tolse le parti che riguardavano il contributo dato dai sovietici nella seconda guerra mondiale». Ma lo fece con dolore: «Quando tolse quel pezzo disse: “Sto togliendo questa parte, ma mi dispiace, però l’altra non posso assolutamente non metterla”. Gli dispiaceva perché non dimenticava che c’erano stati 25 milioni di morti» russi nella Seconda guerra mondiale.
Nel Pci il processo di allontanamento da Mosca fu lentissimo. Berlinguer nel 1976 dichiarò di preferire «l’ombrello protettivo della Nato» ma il segretario comunista nel 1979 disse no all’installazione in Italia degli euromissili nucleari statunitensi in risposta agli SS20 sovietici. Berlinguer invece d’imboccare la strada socialdemocratica scelse la “terza via” proponendo l’eurocomunismo. Sulle scelte pesò sia il persistente mito della Rivoluzione sovietica nella base comunista, sia la fedeltà di Berlinguer agli ideali comunisti della sua gioventù, sia lo scontro con Bettino Craxi per l’egemonia sulla sinistra.
Anche Alessandro Natta, segretario del Pci dopo la morte di Berlinguer, era un convinto comunista ma capiva che occorreva cambiare. Rubbi racconta un celebre viaggio nella Ddr: «Natta disse la famosa frase: “se ci saremo ancora…”. Aveva capito che stava crollando tutto». Hermann Axen, un dirigente della Sed, «poi, alla cena, venne da solo proprio per chiedere a Natta cosa intendesse con quella frase».
Ma anche nella plumbea e potente Sed c’era chi voleva cambiare. Antonio Rubbi affronta la questione dal lato estetico. Loda Klaus Gysi, ministro della Repubblica democratica tedesca ed esponente della Sed: «Era una gran bella persona, era una persona deliziosa e non condivideva la politica che portavano avanti i suoi massimi dirigenti. E mi permetta di aggiungere, aveva una gran bella moglie!».
Avere consorti affascinanti aiutava? Rubbi precisa: «Pensi che c’è stato un momento in cui tutti gli ambasciatori dell’Est stavano con donne giovanissime! Sembrava l’avessero fatto apposta».
Tuttavia Natta riuscì a cambiare ben poco e restò un convinto comunista. Solo Achille Occhetto nel novembre 1989, e dopo il crollo del Muro di Berlino, annunciò la rottura con il passato e la volontà di cambiare nome al partito. Nel 1991, dopo lo scioglimento del Pci, fondò il Pds.. Ma non divenne mai una forza socialdemocratica, riformista come proponeva la corrente “migliorista” di Napolitano, Macaluso, Pajetta, Chiaromonte, Cervetti, Bufalini, Ferrara, Pellicani, Colajanni. Il Pds poi divenne Ds e quindi Pd. La metamorfosi è stata lunga, difficile e continua, ma anche il Pd è travagliato da una forte crisi.
Oggi praticamente non esiste più in Italia una presenza significativa della sinistra erede del Pci, il più forte partito comunista dell’Occidente. Uguale presenza irrilevante hanno gli eredi del Psi e del Psdi. Esiste il Partito democratico, ma non ha una chiara identità politica e un conseguente programma. Al suo interno convivono molte anime diverse: liberaldemocratica, radicale, socialista e post comunista.