La tensione con cui si chiude la campagna elettorale per le amministrative del 3 e 4 ottobre, indica chiaramente l’impatto nazionale di questa chiamata alle urne. Un voto in cui sono in gioco non solo i sindaci di grandi città come Roma, Milano, Bologna, ma anche molti segretari di partito.
Un “rischiatutto”, che non risparmierà i leader. A sinistra come a destra. Salvini e Meloni, che non riescono nemmeno a chiudere insieme la campagna elettorale milanese, fanno a gara a chi tra loro due prende più voti e, quindi, conquista la leadership del centro-destra. Con Salvini che si gioca pure la segreteria della Lega, visti i contrasti con l’ala governista capeggiata da Giorgetti e una campagna elettorale “free vax”, tutta all’inseguimento della Meloni.
La linea del Piave per il leader leghista dovrebbe essere quel 20 per cento che gli consentirebbe un ipotetico pareggio con la segretaria di Fratelli d’Italia, che però, a sua volta, rischia di uscire indebolita dal voto. La sua sorte è legata soprattutto al risultato del voto nella capitale, perché se “Michetti chi?”, il candidato sindaco che lei ha voluto a tutti i costi, andasse male, sarebbe la prima a pagare il conto.
Nemmeno Berlusconi può stare tranquillo. Nonostante l’età e i problemi di salute, il fondatore di Forza Italia non si rassegna a farsi mettere nell’angolo e adesso cerca di smarcarsi dalla destra-destra, rivendicando per sé il ruolo di capofila dei “moderati”.
Intanto, sul fronte opposto, la situazione del centro-sinistra sembra perfino peggiore. Il segretario del Pd, Enrico Letta, rischia due volte. La prima, alle suppletive senesi per il seggio vacante alla Camera, corsa che è costretto ad affrontare in piena bagarre per gli esuberi del Monte dei Paschi. La seconda, nelle amministrative. Infatti, se non porta al ballottaggio i candidati dem a Roma e Torino, esce indebolito e rischia un congresso da cui potrebbe uscire sconfitto.
Dulcis in fundo, Giuseppe Conte, alla sua prima prova elettorale e al battesimo come leader Cinquestelle. È chiamato a una prova difficilissima, da cui dipenderà il futuro del Movimento. L’ex premier dovrà cercare innanzitutto di contenere l’emorragia di voti a Roma e a Torino, dove le sindache uscenti sono le pentastellate Raggi e Appendino. Poi la battaglia elettorale si sposterà a Napoli e Bologna sui candidati condivisi con il Pd. Per verificare la tenuta dell’alleanza con il partito di Letta e vedere se sarà possibile sostenere pubblicamente i candidati dem che arriveranno al ballottaggio.