Il centro-destra non carbura più. Silvio Berlusconi ha tenuto con Matteo Salvini e Giorgia Meloni un vertice a Villa Grande per correre ai ripari. I tre alleati nella nuova residenza romana sull’Appia antica del presidente di Forza Italia hanno discusso dei rimedi al disastro del centro-destra nelle elezioni amministrative.
L’obiettivo principale è l’unità di azione. Un comunicato stampa ha annunciato delle riunioni settimanali per serrare i ranghi. L’obiettivo è di «muoversi in maniera compatta» davanti ai prossimi appuntamenti elettorali e politici. Ci sarà «una particolare attenzione all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica». Berlusconi sembra voler puntare sul Quirinale, Meloni e Salvini appoggerebbero la sua candidatura.
Candidati e strategia sbagliati per i sindaci hanno affondato il centro-destra. Berlusconi, Meloni e Salvini nel vertice a Villa Grande cercano un’intesa per ripartire. Il centro-sinistra tra primo e secondo turno ha sbancato conquistando i sindaci di ben cinque capoluoghi di regione (Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli) e il governatore della Calabria mentre il centro-destra è riuscito a mantenere solo un capoluogo, Trieste. Il populismo questa volta non ha pagato.
È stata una disfatta. Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno riconosciuto la sconfitta e, a “caldo”, hanno accennato alle cause. La presidente di Fratelli d’Italia ha puntato il dito sulle divisioni del centro-destra: «Abbiamo tre posizioni diverse sul governo». Il segretario della Lega invece ha chiamato in causa il Covid: «Ha cambiato il mondo, dobbiamo tutti essere più concreti».
Sono accenni che sfiorano solo i motivi della sconfitta. Il centro-destra si è diviso sul populismo. La Meloni dall’opposizione ha “accarezzato” le proteste contro i vaccini e contro il Green pass. Salvini, al governo, ha scelto le “mezze carezze” alle manifestazioni. Berlusconi, invece, ha appoggiato senza riserve la politica di vaccinazione di massa dell’esecutivo del quale Forza Italia fa parte. Sarà un caso ma il candidato sindaco di Roma della Meloni è stato sonoramente bocciato, così come quelli di Salvini a Torino e a Varese, un tempo città culla del leghismo. Invece a guidare Trieste e la regione Calabria l’hanno spuntata due uomini di Forza Italia: Roberto Dipiazza e Roberto Occhiuto.
Qualche segnale c’era stato. Alla vigilia dei ballottaggi del 17 e 18 ottobre ben l’85% della popolazione italiana sopra i 12 hanno si era vaccinata contro il Coronavirus. La grande maggioranza dei cittadini, anche per il Green pass reso obbligatorio per andare al lavoro, si è vaccinato e non ha ascoltato le sirene dei No vax e No Green pass. Probabilmente qualcuno si sarà vaccinato e avrà chiesto il Green pass senza grande entusiasmo, ma Mario Draghi l’ha spuntata. Enrico Letta ha appoggiato senza riserve la scelta vaccini-Green pass del presidente del Consiglio e il centro-sinistra ha fatto cappotto alle amministrative. Il segretario del Pd ha esultato: c’è stata «una vittoria trionfale».
I cittadini davanti al dramma della pandemia hanno premiato chi risolveva i problemi e non chi li sollevava, più o meno rumorosamente. Il populismo è andato in tilt. La grande maggioranza degli italiani, dopo l’incubo dei morti e del confinamento in casa, ha visto come una liberazione il vaccino e il certificato vaccinale. L’Italia ha ottenuto buoni risultati: i nuovi contagiati sono calati a circa 3.000 al giorno contro i 40.000 del Regno Unito e i 30.000 della Russia.
Certo la vittoria del centro-sinistra non è stata del tutto un “trionfo”: appena il 43,9% ha votato ai ballottaggi. L’assenteismo è stato enorme: ha coinvolto quasi 6 italiani su 10. Gran parte degli elettori cinquestelle non è andata ai seggi elettorali provocando il tracollo del M5S. Ma anche molti elettori moderati hanno ingrossato le file dell’assenteismo azzoppando il centro-destra, la questione al centro del vertice a Villa Grande. Un esito a sorpresa: fino qualche mese fa Fratelli d’Italia e la Lega, a colpi di populismo, si sfidavano nei sondaggi per diventare il primo partito italiano. Salvini e la Meloni si contendevano il primato per chiedere per sé la presidenza del Consiglio. Alla prova elettorale, invece, c’è stato il tracollo.