Quirinale, il sesso
della presidenza

Una donna al Quirinale? A caldeggiare l’elezione della prima presidentessa (o presidente?) della Repubblica adesso c’è anche un appello alle forze politiche. Un documento firmato da diverse personalità del mondo della cultura e dello spettacolo (da Liliana Cavani a Dacia Maraini) in cui si sostiene che «non ci sono ragioni accettabili per rimandare ancora questa scelta».

Kamala Harris, Il Quirinale

Il Quirinale

Giusto. Ma se dopo ci si accorgesse di aver sbagliato? Non per aver eletto una donna, chiaro, ma per aver messo in cima al Colle una persona non all’altezza della situazione. E di averlo fatto solo per una scelta di genere, dettata dal politicamente corretto.  

Vale quindi la pena di dare un’occhiata a quello che sta succedendo negli Stati Uniti, dove Kamala Harris, la vice di Biden, è letteralmente sparita dalla scena politica e viene data in caduta libera in tutti i sondaggi. Doveva essere la vera leader della Casa Bianca e invece è finita in panchina.

Solo un anno fa Kamala, donna, nera, madre indiana e padre giamaicano, era considerata la massima espressione del politicamente corretto e della parità di genere. Al punto che, considerata l’età e la salute del logoro Joe, molti osservatori la immaginavano già al suo posto nel 2024, come prima donna (per di più nera) presidente degli Stati Uniti.

Ma invece di rappresentare il futuro e di dare una scossa alla nuova Amministrazione democratica, la Harris è rapidamente affondata ed è stata messa in panchina, fino a diventare – secondo i sondaggi – la più impopolare degli ultimi quattro vicepresidenti degli Stati Uniti.

Kamala Harris, Kamala Harris

Kamala Harris

E così i media, ribaltando la narrazione su “Miss Vicepresident” hanno preso a descriverla come una incompetente che non studia i dossier, arrogante e isterica. Al punto da essere ormai paragonata a Dan Quayle, il vice di George Bush senior diventato famoso per le sue gaffe.

Privata di un ruolo da protagonista nelle decisioni più importanti della Casa Bianca, la vicepresidente – come ha scritto nei giorni scorsi il New York Times – si sente ormai “intrappolata” tra le critiche di chi non la ritiene all’altezza e il risentimento di chi pensa sia stata indebolita e messa da parte di proposito. Dando voce ai malumori espressi in privato con gli amici, il NYT, la dipinge frustrata, convinta di essere stata usata da Biden «solo per vincere».

Symone Sanders

A confermare il clima di assedio nelle stanze della vicepresidente Usa, sono arrivate a fine anno le dimissioni di Symone Sanders, principale portavoce e consigliera della Harris. Il suo addio è arrivato dopo una serie di indiscrezioni su «una grande frustrazione nel team della vicepresidente per il ruolo piuttosto in ombra finora assegnatole all’interno da Biden». Le dimissioni della Sanders sono arrivate dopo che ventidue collaboratori anonimi avevano descritto il loro ufficio come un «un ambiente di lavoro tossico, caotico e conflittuale».

Il risultato è che un anno dopo, le grandi aspettative che c’erano su Kamala Harris sono state drasticamente ridimensionate. Allora molti pensavano che nel 2024 avrebbe potuto centrare anche l’obiettivo fallito da Hillary Clinton, prendendo il testimone di Joe Biden (il più vecchio presidente mai eletto). Adesso nessuno ci crede più. Con buona pace del politicamente corretto e della parità di genere…