705 euro lordi al mese. È questa la busta paga che quasi novecentomila lavoratori portoghesi (su una popolazione di 10 milioni di abitanti) riceveranno a partire da gennaio di quest’anno. Quaranta euro in più rispetto al salario minimo del 2021. Una miseria. Che – comunque – ha spinto il primo ministro Antonio Costa a enfatizzare l’aumento come il «maggiore di sempre».
La giustificazione è che il governo ha fatto il massimo. Andare oltre – ha spiegato il premier – avrebbe messo in crisi decine di piccole imprese che riescono a stare sul mercato solo grazie ai bassi salari. Ma c’è un secondo problema, più volte sollevato dal presidente del Consiglio e da alcuni ministri socialisti: i dipendenti a salario minimo sono in genere lavoratori poco qualificati. Questo significa che, una volta licenziati, difficilmente riuscirebbero a trovare una nuova occupazione. Insomma, la retribuzione minima quasi come reddito sociale.
Sta di fatto che anche il salario medio in Portogallo è molto basso: poco più di mille euro al mese. Ma si tratta – secondo gli analisti economici – di una situazione pericolosa che mette a rischio il paese. Una vera e propria bomba a orologeria che ha già cominciato a determinare la fuga di parecchi lavoratori qualificati.
Non è un caso se, dall’arrivo della pandemia ad oggi, la carenza di medici e infermieri ha mandato più volte in tilt gli ospedali e messo alle corde il Servizio nazionale di salute. E non è un caso se, oltre ai professionisti della salute, nel paese scarseggiano sempre di più insegnanti, ingegneri e tecnici in genere.
La situazione del Portogallo, che con i suoi 705 euro ha uno dei salari minimi più bassi all’interno dell’Unione europea, dimostra comunque che la pratica dei salari bassi finisce inevitabilmente per trasformarsi in un boomerang.
Questo vale anche per l’Italia dove le retribuzioni non sono misere come in Portogallo, ma comunque parecchio al di sotto di quelle del nord Europa. E così ci stiamo giocando «la meglio gioventù». Ogni anno registriamo la fuga di migliaia di ingegneri, fisici, matematici, chimici, biologi. Di solito i neolaureati si trasferiscono in Germania, Olanda, Svizzera. Per andare a lavorare in paesi che guardano al futuro e quindi hanno scelto di investire sui giovani cervelli, allettandoli con stipendi iniziali e prospettive di carriera inimmaginabili dalle nostre parti.