E se a venire a cena
fosse una donna?

Qualche giorno fa è si è spento Sidney Poitier. Un attore bellissimo, bravissimo, indimenticabile interprete di “Indovina chi viene a cena?” e de “La calda notte dell’ispettore Tibbs”, il primo afroamericano a ricevere un meritatissimo Oscar nel 1964. L’American Film Institute ha inserito Poitier al ventiduesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema. Aveva 94 anni.

Sidney Poitier, Sidney Poitier

Sidney Poitier

In occasione della sua morte e per rendere omaggio alla sua splendida carriera il suo film più famoso è stato riproposto in televisione. Due ore davanti alla tv tutte da godere. Indovina chi viene a cena? (Guess Who’s Coming to Dinner) è un film del 1967 diretto da Stanley Kramer e interpretato da Spencer Tracy, Sidney Poitier, Katharine Hepburn, Katharine Houghton e Isabel Sanford. Nel 1998 sempre l’American Film Institute l’ha inserito al novantanovesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Nel 2017 il film è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti per essere “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo”.

La trama è arcinota: Joanna “Joey” Drayton, una ragazza bianca statunitense, cresciuta in un’agiata famiglia “liberal” di San Francisco, si innamora di John Prentice, uno stimato medico afroamericano conosciuto dieci giorni prima alle Hawaii. I due tuttavia devono fare i conti con il razzismo latente dei genitori di lei e con i timori dei genitori di lui.

È proprio questo il colpo di scena nel film: la maggiore ostilità rispetto alla prospettiva che i due giovani possano sposarsi viene dal padre di Joanna, un intellettuale progressista le cui convinzioni tenacemente esibite vacillano nel momento in cui, calate nella vita reale, finiscono per coinvolgere direttamente la sua famiglia. Ma poi il buon senso, l’umanità, la ragione trionfano e l’amore sconfigge gli odiosi pregiudizi. Un film bello, bellissimo, ancora attuale dopo oltre 50 anni. Ma c’è un ma.

Sidney Poitier, Il Quirinale

Il Quirinale

C’è qualcosa che disturba nella sceneggiatura. I genitori di Joanna, con i volti espressivi di Spencer Tracy e Katharine Hepburn sono in macchina e lì consumano un gelato: la coppa dell’Oregon. Parlano di quello che sta per accadere tra la figlia e il giovane medico ed è proprio la mamma di Joanna ad affermare, per convincere il marito della bontà dell’unione dei due giovani, che “non c’è di meglio” per una donna che condividere i successi del marito. La donna ricorda i primi anni del suo riuscito matrimonio, quando “aiutava” il marito a realizzarsi ed è proprio allora che «si sentì veramente utile». Viene in mente l’antico adagio «dietro a un grande uomo c’è una grande donna». Magra consolazione.

Peccato, un film contro i pregiudizi in cui se ne palesa uno altrettanto odioso, quello contro l’universo femminile. È un pregiudizio sottile, si mimetizza bene, per questo è così difficile superarlo. Aleggia tra noi, sempre, un esempio? Si parla della prossima elezione del presidente della Repubblica. La prima votazione è prevista il 24 gennaio.  Alcuni caldeggiano l’idea che finalmente possa essere una donna a ricoprire il prestigioso incarico. Ma c’è sempre qualcuno che si sente in obbligo di aggiungere: una donna? Purché sia competente. Certamente, è ovvio, ma perché questo non si sente il bisogno di aggiungerlo parlando di un uomo? Sembra quasi una gentile concessione del mondo maschile quella di considerare l’eventualità di una donna al Colle e non la più ovvia delle possibilità, visto che facciamo tutti parte del genere umano. Le donne non sono dunque ancora stelle e continuano a vivere di luce riflessa?