Putin ha riconosciuto le repubbliche separatiste dell’Ucraina e ha invaso militarmente quest’ultima. Sembra che la ragione stia nel fatto che la sua richiesta di assicurare che l’Ucraina non entrasse nella
Nato era rimasta insoddisfatta. Un potente esercito ha passato il confine, diretto a Kiev, violando la sovranità territoriale dell’Ucraina, e andando al di là, sembra, del mandato conferito a Putin dalla Duma. La Storia poteva prendere altre strade — “finlandizzazione”, congelamento per dieci anni dell’istanza ucraina di entrare a far parte della Nato, forse anche altre vie —, ma Putin ha scelto di scendere in guerra. Ha così ipotecato le sorti dell’Ucraina, ma anche della Russia, del resto d’Europa, e forse del mondo.
Non si può non condannare questa scelta, perché la violenza non può essere un’opzione, a meno che non abbia luogo per legittima difesa, a prescindere dalle motivazioni. Lo è sia per ragioni morali, sia perché non risolve i problemi, semmai li aggrava, come non si stanca di ripetere Papa Francesco. Gli Italiani sono così convinti di questo da avere messo il principio pacifista in Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie”.
Ci si può chiedere il perché ci si sia irrigiditi sulla questione dell’ammissione dell’Ucraina alla Nato, considerato che questa non era all’ordine del giorno (secondo il Cancelliere tedesco Scholz) e che alcuni Paesi-membri dell’Alleanza avevano fatto capire di non volere andare incontro al richiedente per non inimicarsi la Russia. Vero che l’Ucraina ha diritto di chiedere, ma è anche vero che la Nato non é tenuta a dare.
Quando però l’aria è occupata dal tuonare dei cannoni, dal rumore sinistro dei cingoli dei carri armati in movimento e dal rombo degli aerei che volano carichi di bombe, e quando altro non si può fare in attesa che tutto questo cessi e sia ristabilita la pace, bisogna scegliere da che parte stare. In questo caso, non si può esitare: si sta dalla parte di coloro che difendono la libertà e la democrazia. La ragione è ovvia: sono questi i valori politici fondanti della Civiltà Occidentale, quelli che l’Unione Europea, seppur con
sensibilità e sfumature diverse, ha scelto di fare propri, dopo avere sperimentato a proprie spese le dittature fascista e nazista. Un’altra scelta è possibile, quella della neutralità. Ma l’Unione Europea è parte di un’alleanza politico-militare, la Nato, che è nata per difendere la libertà e la democrazia dei suoi Paesi-membri, se minacciati da un nemico esterno.
Dopo l’attacco di Putin all’Ucraina, il clima dei rapporti tra l’America e i suoi alleati europei da un lato e la Russia dall’altro è diventato molto pesante, e si parla apertamente del rischio di una guerra che travalichi i confini dell’Ucraina. Non bisogna smettere di sperare che si possa ottenere che la tensione si sciolga. Una via di comunicazione deve restare aperta, nella chiarezza delle posizioni e nel rispetto delle alleanze, nell’interesse della conservazione della pace, sommo bene.
Abbiamo alle spalle due guerre mondiali. La seconda di queste ha causato la morte di 55 milioni di persone, di cui il 60% erano civili, 20 milioni erano Sovietici, 7 milioni i Tedeschi, 6 milioni i Polacchi, 330mila gli Italiani, 220mila gli Americani. Per non parlare delle centinaia di migliaia di vittime giapponesi. La II Guerra Mondiale ha inoltre causato la distruzione di tante città, persecuzioni, stragi, genocidi. E che dire dei campi di sterminio e del coinvolgimento delle popolazioni civili nelle guerre partigiane? Dopo tutto questo, è inconcepibile, scandaloso, ributtante che si torni a parlare di guerra così in Europa come in qualsiasi altra parte del mondo.
In ogni caso, prima di considerare possibile ciò che è invece improponibile, è necessario che si faccia di tutto per evitare di dovere trattare l’argomento. Tanto più che, nell’attuale situazione, nessun Paese-membro della Nato ha interesse a fare la guerra. I rapporti tra l’Unione Europea e la Russia, dopo l’annessione della Crimea da parte di queste ultime, sono stati offuscati dalle sanzioni, ma non sono conflittuali. La Russia non ha motivo di minacciare — e non minaccia attualmente — l’Unione Europea. E non si vede quale motivo avrebbe la Nato di minacciare la Russia. Al contrario, tutti hanno interesse non solo a coesistere, ma a convivere in un continente dove chiunque sia libero di andare dove desidera e fare affari con chi gli conviene.