In questi giorni tiene banco la proposta di Matteo Renzi di mantenere il deficit al 2,9 per cento per cinque anni, in modo tale da diminuire le tasse e rilanciare la ripresa. Il ragionamento che sta dietro la proposta è molto semplice: oggi, secondo le regole europee, dovremmo avvicinarci al pareggio di bilancio, previsto per il 2019. In altre parole, entrate ed uscite dovrebbero dare risultato zero. Non lo facciamo ed anzi tenendo il deficit al 2,9 per cento del Pil liberiamo risorse ogni anno per non meno di un punto di Pil, quindi all’incirca 20 miliardi che ci servono per ridurre le tasse.
Aggiunge Renzi: in questo modo rottamiamo il fiscal compact, ovvero abbattiamo il debito. Ricordiamo che lo strumento prevede che i paesi aderenti debbano ridurre il debito ogni anno di un ventesimo per la parte eccedente il 60 per cento del Pil. Siccome noi siamo al 130 per cento, la nostra parte eccedente è il 70. Il Pil è intorno ai 1700 miliardi di euro, per cui il 60 per cento vale 900 miliardi: la parte restante è 800 miliardi ed è su questo che dovremmo calcolare la riduzione di un ventesimo del debito ogni anno. In soldoni significherebbe fare manovre ogni anno di almeno 45 miliardi. Praticamente impossibile.
Bene, dopo aver spiegato quello che è il quadro possiamo dire che la proposta di Renzi è una colossale sciocchezza ed anzi è estremamente pericolosa. Poi spiegheremo perché bisognerebbe tornare ad un’idea tanto cara ad esempio a Franco Modigliani. Dire come fa l’ex premier che bisognerebbe tenere il deficit al 2,9 per cento per cinque anni significa che non si raggiunge certo il pareggio di bilancio, ma anzi ci si allontana: le uscite sono molto più ampie delle entrate con il risultato che non solo aumenta il deficit, ma quel che più conta va ad aumentare quello che si vorrebbe diminuire, cioè il debito.
Per questa via la stessa spesa per interessi autoalimentandosi andrebbe ad amplificare il problema. Si obietta che aumentando il deficit si va ad aiutare la crescita, ma perché non ci siano effetti sul debito occorrerebbe una ripresa non inferiore al 2 – 3 per cento. Una chimera se pensiamo a quello che è successo negli ultimi 20 anni. E allora bisogna continuare con l’austerità? No, ricetta altrettanto sbagliata. Bisogna prendere atto che quale che sia stata la strada intrapresa non si è ottenuto alcun risultato. E allora bisogna tornare alla proposta di Franco Modigliani: rinegoziare il debito, ma non quello italiano a livello europeo, ma quello di tutti i paesi a livello europeo.
È inutile girarci intorno ed è inutile che i tedeschi chiedano un supplemento di disciplina che non ha e non ha mai avuto una ragione d’essere. Occorre una sorta di fondo comune del debito, a fronte del quale vengono emessi dei bond sovrani che vengono garantiti da tutti i paesi, ma non in parti eguali bensì a seconda dell’entità del debito di ogni paese. La quota di bond emessi va ad abbattere il debito in modo da liberare risorse per rilanciare, questo sì, la crescita. Si è generata una montagna di debito? È vero, ma è altrettanto vero che non si potrà mai abbatterla agitando quella specie di feticcio che va sotto il nome di spending review. La spesa pubblica in Italia è pari ad 800 miliardi, il debito viaggia ormai sui 2 mila e 300 miliardi, cosa può mai cambiare se tagliamo la prima di 20-30 miliardi? Nulla, anche perché, e lo stiamo vedendo da anni, i tagli comunque fatti hanno seriamente ridotto servizi come la sanità, i trasporti e l’istruzione. Non si può andare oltre a meno di non creare un vero e proprio clima di rivolta sociale.