Agricoltura biologica e boschetti. La Valle delle Campanelle è una straordinaria miscela ecologica. È ricca di sorgenti d’acqua. Coltivazioni di puntarelle, pomodori, zucchine, piselli, fagioli, melenzane si alternano a boschetti. Alberi di albicocche, pesche, ciliegie, fichi, mele convivono con vigorose canne.
La Valle delle Campanelle a Roma, XIV municipio, è una meraviglia dell’ambiente di circa 33 ettari scampata miracolosamente alla speculazione edilizia. È uno dei pochi orti storici della capitale. Nacque spontaneamente mentre adesso gli orti urbani si progettano a tavolino da parte di famosi architetti. Gli orti delle Campanelle vantano circa 60 anni di vita. È un’oasi verde e ambientale nel quadrante nord della città eterna, a ridosso della via Trionfale. È una frazione superstite dell’agro romano incastrata tra l’ex Ospedale Santa Maria della Pietà, il carcere minorile di Casal Del Marmo e l’Ospedale San Filippo Neri. Confina con la più celebre e blasonata Riserva Naturale dell’Insugherata.
Gli orti sono coltivati da circa 300 persone, in gran parte pensionati, con piccoli appezzamenti di circa 700-800 metri quadrati a testa. Sono i custodi dei saperi degli agricoltori di un tempo. Sanno quando e come si semina, come e quando vanno curate insalate, verdure, ortaggi, piante da frutta. Anche adesso, sotto il sole implacabile di luglio sono al lavoro. Piantano e producono per il consumo famigliare. Hanno anticipato di decenni tutte le indicazioni e le tendenze ambientaliste dell’agricoltura biologica a chilometro zero. È nata e si è sviluppata una comunità sociale tra ambientalisti, naturisti e coltivatori.
Bene. Tutto questo, però, potrebbe sparire. C’è il rischio delle ruspe. Un progetto esecutivo della Città Metropolitana di Roma Capitale (l’ex provincia) prevede la “riqualificazione ambientale” (spesa prevista oltre 2 milioni di euro). Ma la “riqualificazione ambientale”, secondo gli ambientalisti e i coltivatori, sarebbe “un progetto sbagliato”. Accusano: «Si rischia il disastro ambientale con l’urbanizzazione della Valle» e «gli ortisti rischiano di perdere il lavoro di anni». È nato il Comitato per la valorizzazione degli Orti – Valle delle Campanelle (300 aderenti).
La contestazione centrale è sulla “compatibilità ambientale”. C’è la difesa del verde, della fauna protetta e della valenza archeologica dei terreni (sono stati scoperti alcuni cunicoli idraulici etruschi). Proteste e ricorsi si sono moltiplicati contro Roma Capitale e contro la regione Lazio. È contestata “una urbanizzazione primaria” stabilita dal progetto. Tra l’altro le proteste sono contro l’installazione di 61 pali della luce, la costruzione di una imperiosa strada asfaltata, il disboscamento di 2.000 metri quadrati di territorio, la distruzione di ettari di cosiddetto “zoocenosi” (l’insieme di animali tipici di un certo ambiente) per la costruzione di aree fitness. Il Comitato preme su Roberto Gualtieri e su Nicola Zingaretti. Al sindaco di Roma e al presidente della regione Lazio chiede di rivedere il progetto spendendo meglio i fondi dell’Unione Europea.
Da mesi è in corso la battaglia sull’orto storico della Valle delle Campanelle. Per ora le manifestazioni hanno avuto successo: hanno bloccato l’inizio dei lavori di sbancamento e lo spossessamento dei “ortisti”. Ma la partita è ancora tutta da giocare. C’è molta paura per una improvvisa prova di forza da parte di Roma Capitale e della regione Lazio. Ambientalisti e “ortisti” sperano in una correzione di rotta da parte di Gualtieri e di Zingaretti, sperano in un accoglimento della richiesta popolare di una revisione del progetto partorito dal Campidoglio.
Salvatore Filipponi, un maturo e vigoroso coltivatore, autista dell’Atac in pensione, non si dà pace: «Coltiviamo dei terreni pubblici, anche impervi, che altrimenti chissà che fine farebbero…!». C’è il pericolo del degrado ambientale? «Certamente! Se non ci fossimo noi si accumulerebbero rifiuti, potrebbero scoppiare incendi. In realtà custodiamo e coltiviamo dei terreni pubblici e impediamo il degrado».
L’agricoltore urbano si fa pensieroso: «È un po’ come quando guidavo gli autobus. Non pensavo solo a trasportare i passeggeri, ma anche alla sicurezza complessiva dei cittadini. E facendo anche il servizio delle corse notturne ne ho viste di tutti i colori…». Trattiene a stento la rabbia, la passione per le piante ce l’ha nel cuore: «All’origine questi erano terreni abbandonati. Io ho avuto il mio orto da un collega dell’Atac ormai invecchiato. Lo coltivo da 35 anni! Mi piace, mi scarico. Vedo spuntare pomodori, patate, piselli, fagiolini. Coltivo di tutto e tengo pulito tutto il terreno. E ora corro anche il rischio di essere cacciato come tutti gli altri. È giusto?». Ma con l’Atac valeva un contratto di lavoro mentre adesso gli “ortisti” hanno solo un possesso di fatto dei lotti. La risposta di Filipponi è immediata: «Siamo favorevoli a una regolarizzazione del rapporto. La stiamo chiedendo da tempo. Non sono molte le persone disposte a lavorare. Il lavoro di contadino è bello, ma la fatica è molta. La terra è bassa!».
Certo basterebbe poco a risolvere il problema con la soddisfazione di tutti: gli ecologisti, gli “ortisti” e il sindaco di Roma. Anche Gualtieri può guadagnare moltissimo curando bene l’ambiente della Valle delle Campanelle. Utilizzando gli “ortisti”, tra l’altro, risparmierebbe impegnando meno giardinieri comunali per il verde, meno netturbini per i rifiuti e meno agenti della polizia locale per la sicurezza. Gli “ortisti” da sempre svolgono gratis questi tre lavori da servizio pubblico.