Zingaretti dal campo largo
nel vicolo cieco

“Errare è umano, perseverare è diabolico”. Incurante dell’antica massima, il Pd si è impiccato all’alleanza con Cinquestelle. Prima e dopo l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. All’epoca della segreteria Zingaretti, lo ha fatto dichiarando fedeltà eterna al governo giallorosso presieduto da Conte. Poi, con il cambio di vertice al Nazareno, è arrivato il cosiddetto “campo largo” di Enrico Letta, ossia l’alleanza elettorale e di governo con i Cinquestelle.

Il campo largo, Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti

Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti

Il tutto senza un piano B, nonostante lo smottamento già evidente del Movimento fondato da Grillo, e in presenza dello stesso alleato, Giuseppe Conte, sulla cui affidabilità qualche dubbio doveva pur esserci. Visto che l’ex premier, ora alla guida del M5S, aveva già dato prova delle sue capacità acrobatiche presiedendo, uno dopo l’altro, due governi di segno politico opposto.

Una scommessa rischiosa, quindi. Ma anche e soprattutto una scorciatoia per mantenere il Pd al potere, garantendo poltrone e poltronissime alle fameliche correnti del partito. Una situazione di cui Zingaretti, nello sfogo con cui aveva accompagnato le sue dimissioni da segretario, aveva pubblicamente confessato di vergognarsi.

Il problema è che adesso proprio nella Regione Lazio, di cui Zingaretti ha conservato la presidenza, il Pd rischia di pagare a caro prezzo il “campo largo” con 5S che a marzo scorso è entrato nella maggioranza della Pisana.

Il campo largo, Seduta dell'assemblea della Regione Lazio

Seduta dell’assemblea della Regione Lazio

Roberta Lombardi, ex storica capogruppo grillina alla Camera diventata assessora della giunta regionale guidata dall’ex segretario dem, ha già fatto sapere di essere intenzionata a resistere, nonostante lo scossone di Conte e la fine del governo Draghi: «Per me il campo largo nel Lazio non è in discussione. Poi, se il Pd cambierà idea, ci spiegherà il perché e vedremo. Ma per ora l’alleanza resta…».

E il Pd? Invece di prendere una decisione chiara, preferisce ancora una volta prendere tempo. Con la data delle prossime Politiche fissata per il 25 settembre, si sottolinea, una candidatura di Zingaretti alle prossime elezioni non è incompatibile con la carica da governatore. E, quindi, non aprirebbe automaticamente la strada a consultazioni anticipate anche nel Lazio. Per le Regionali, allora, la data della chiamata alle urne resterebbe quella prevista. Ossia tra novembre prossimo e gennaio 2023. Quindi dopo i risultati delle politiche e con un quadro nazionale ormai delineato. A questo punto, non resta che fare gli auguri.