«Questo voto ricalca quello che sappiamo: la maggioranza degli americani è d’accordo che le donne devono avere accesso all’aborto e avere il diritto di prendere le decisioni sulla loro salute». Con queste parole il presidente Joe Biden ha commentato il voto favorevole del referendum in Kansas per mantenere l’attuale costituzione che garantisce alle donne il diritto all’aborto nel Sunflower State (Stato Girasole). Va ricordato che la Corte Suprema aveva abolito il diritto di interrompere una gravidanza al livello nazionale nel mese di giugno di quest’anno lasciando agli Stati la libertà di agire come credano. In un certo senso i cittadini del Kansas hanno dato la loro risposta alla Corte Suprema reiterando i diritti delle donne, ma allo stesso tempo hanno mandato un importante segnale per le elezioni di midterm del prossimo novembre.
Dopo l’eliminazione del diritto federale all’aborto gli Stati hanno reagito in modi diversi. Una ventina di essi hanno eliminato o stanno già eliminando il diritto all’aborto causando confusione e moltissime incertezze. Uno dei casi più eclatanti è avvenuto recentemente in Ohio dove una bambina di dieci anni è stata abusata ed ha dovuto viaggiare in Indiana per abortire. Le incertezze continuano ad aumentare e il personale medico stenta a offrire cure necessarie ai loro pazienti a causa della miriade di leggi contraddittorie.
Nel caso del Kansas la legislatura a super maggioranza repubblicana aveva reagito all’annuncio della Corte Suprema proponendo un referendum che avrebbe eliminato l’aborto garantito dalla costituzione dello Stato. La domanda agli elettori era semplice anche se poco chiara. Un voto per il “sì” al referendum avrebbe modificato la costituzione mentre il “no” ha mantenuto la legge attuale. Questa garantisce il diritto all’aborto nelle prime 22 settimane di gravidanza. Dopo di ciò l’aborto è legale solo quando l’incolumità della donna può essere in pericolo.
I promotori avevano fatto coincidere il referendum con le elezioni alle primarie, sperando che il flusso tipicamente basso, avrebbe facilitato l’esito desiderato. Il contrario è avvenuto poiché il referendum per mantenere l’aborto ha vinto con il 59 percento dei voti. L’esito è stato una sorpresa per tutti poiché il Kansas è un “red state”, uno stato molto conservatore che tende a votare per i repubblicani. Dal 1940 i candidati repubblicani alla presidenza sono stati sempre vittoriosi nel Sunflower State eccetto per il 1964 quando Lyndon Johnson sconfisse l’estremista repubblicano Barry Goldwater. Nell’elezione presidenziale del 2020 Donald Trump vinse lo Stato con un margine di 15 punti su Biden.
Il referendum nel Kansas sull’aborto è il primo in tutto il Paese dopo la sentenza della Corte Suprema e potrebbe interpretarsi come una risposta alla maggioranza conservatrice del più alto tribunale. Secondo i dati emersi il basso flusso alle urne sperato dai repubblicani non si è materializzato poiché 900 mila cittadini hanno votato comparati a 473 mila nelle primarie del 2018. Il voto per mantenere il diritto all’aborto ha vinto con 59% favorevoli e 41% contrari. L’esito ha sorpreso perché il numero dei repubblicani che ha votato in queste elezioni primarie è quasi il doppio dei democratici (451 mila Vs. 276 mila). Ha sorpreso anche che il 56 percento degli elettori registrati come democratici ha partecipato comparato al 53% degli iscritti al Partito Repubblicano.
Gli analisti hanno interpretato la vittoria per il diritto all’aborto come reazione alla Corte Suprema considerandola ingiustificata. I democratici sperano di ricalcare il pericolo della fine dell’aborto per galvanizzare gli elettori alle prossime primarie nel mese di novembre. I repubblicani credono che l’economia sarà la questione principale che preoccuperà gli elettori. Hanno ragione, secondo i sondaggi. Ciononostante la questione del diritto all’aborto e la possibile perdita di altri diritti come i contraccettivi e i matrimoni dello stesso sesso già annunciati dall’ultra conservatore giudice Clarence Thomas danno speranze ai democratici. L’altro punto promettente per i democratici sarebbero candidati estremisti e deboli sponsorizzati da Trump come Herschel Walker e Mehmet Oz, rispettivamente in corsa per il Senato in Georgia e Pennsylvania. In un caso paradossale il Partito Democratico ha persino contribuito mezzo milione di dollari a John Gibbs, surrogato di Trump, nelle primarie repubblicane del terzo distretto del Michigan. Il suo avversario, Peter Meijer, è più moderato ed avrebbe avuto più chance di sconfiggere la democratica Hillary Scholten. La questione dell’aborto e i candidati sponsorizzati da Trump potrebbero dare una grossa mano ai democratici per mantenere la maggioranza nelle due Camere ed evitare che Biden diventi un’anatra zoppa nei suoi due ultimi anni di presidenza.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.