Avrebbe potuto intitolarsi anche “Nefandezze ed eroismi”. Invece il titolo è “Libro aperto. Fatti e misfatti di testi e contesti”. Il libro di Valter Vecellio, 123 pagine, Edizioni Mondo Nuovo, si legge tutto d’un fiato. È come un bel bicchiere d’acqua fresca in una torrida giornata di agosto.
Efficaci capitoli flash di una, due, tre pagine costituiscono il film degli ultimi 50 anni di storia dell’Italia, dagli anni Settanta ad oggi. È una storia raccontata per fatti e per personaggi, composta di crimini (grandi e piccoli) ed eroismi (grandi e piccoli). La mafia, la camorra, la mala giustizia, la cieca burocrazia, il terrorismo rosso e nero, il populismo, i diritti civili. E ancora: la Prima, la Seconda e la Terza Repubblica. i giornali, i giornalisti, la televisione, i libri, il cinema, il Covid. Orrori, errori, traguardi positivi scorrono veloci. Scorrono mille figure diverse: Pannella, Ernesto Rossi, Sciascia, Emanuele Macaluso, Moro, Tortora, Raffaele Cutolo, Falcone, Borsellino, Gratteri, Aldo Fabrizi.
Il baricentro politico, però, è Marco Pannella. Al centro c’è la battaglia del leader radicale per il diritto al diritto, per il diritto alla conoscenza. Scrive Vecellio in “Libro aperto”: molti anni fa «Marco Pannella
cominciava ad evocare la “peste”, la peste italiana che oltrepassa i confini nazionali e dilaga: una peste che fa strage di diritto, di conoscenza». Ora quella “peste” domina nei paesi democratici occidentali e non solo nelle dittature o nei vari tipi di autocrazia. La malattia dei diritti (e della conoscenza) negati o conculcati, con i cittadini visti come sudditi, causa gravissimi danni. Però, questo è il guaio, non si intravvedono bravi medici ed efficaci farmaci all’orizzonte.
In Italia la gran parte dei processi, ricorda Vecellio, si conclude «con una pronuncia di assoluzione». I suicidi nelle carceri sovraffollate sono troppi. Da tempo i governi tentano riforme ma poco è cambiato. Denuncia: «Il modo italiano di amministrare la giustizia, è il più feroce arbitrario, dannoso, pericoloso d’Europa».
La clamorosa vicenda di Enzo Tortora, arrestato e poi assolto per le strampalate e inaudite accuse di collusione con la camorra, fa testo. L’autore di “Libro aperto” parla anche di una incredibile disavventura personale legata al suo lavoro di giornalista. Ecco i fatti. Erich Priebke, uno dei militari nazisti responsabili della strage delle Fosse Ardeatine, se la prende con Valter Vecellio e con il capo della comunità ebraica Riccardo Pacifici ritenendoli «responsabili di quello che definisce un sequestro di persona». Priebke infine viene condannato all’ergastolo ma al giornalista l’Agenzia delle entrate chiede il pagamento di 302 euro e 23 centesimi di spese giudiziarie perché l’ex ufficiale del Terzo Reich “risulta nullatenente”.
La burocrazia è un mondo angoscioso al rovescio: confonde il colpevole di un terribile massacro con un innocente cronista intento al suo lavoro. Vecellio è amareggiato, sconfortato: «Da oggi mi dimetto da cittadino, mi considero un suddito».
Anche nel mondo della cultura e del cinema qualcosa non funziona. Aldo Fabrizi, uno dei più grandi attori italiani, è ignorato, nessuno ricorda la sua figura. Vecellio avanza una spiegazione nel suo libro: «Il sospetto (forse più di un sospetto), è che Fabrizi paghi il non aver fatto parte di quei circoli che nel cinema flirtavano con il sinistrismo imperante in quegli anni».
L’autore scrive anche sul dovere dimenticato. Cita un episodio di Lisa Noja, una deputata disabile costretta su una sedia a rotelle. In epoca Covid prende la parola nell’aula della Camera e striglia i colleghi allergici alla mascherina: «Io faccio molta fatica a tenere la mascherina in quest’aula, perché ho difficoltà di respirazione serie, ma se lo faccio io per tante ore, allora lo potete fare tutti». Una lezione per tutti, da annotare.
Vecellio è un grande amico e un giornalista formidabile. Con la stessa maestria scrive sui giornali di carta stampata, sui quotidiani online, confeziona servizi per i telegiornali e per le radio. Il vostro cronista l’ha conosciuto negli anni Ottanta all’Avanti! quando lavorava al servizio politico e lui arrivò in cronaca. Poi c’è stato un nuovo incontro al Tg2: il vostro cronista al servizio politico, lui inviato.
Ora ospitiamo spesso i suoi eccellenti articoli su Sfoglia Roma, la pubblicazione digitale fondata dal vostro cronista e dal suo amico e collega Felice Saulino. Valter, lasciato il Tg2 per la pensione, adesso tra una conduzione su Radio Radicale, tra i molti pezzi scritti per diversi giornali, tra i tanti libri pubblicati, trova anche il tempo per Sfoglia Roma (nel suo ultimo articolo per noi ricorda quando da inviato del Tg2 raccontò nel 1991 da Mosca il tentato colpo di stato contro Gorbaciov). È un fuoriclasse. Aveva ragione Luigi Barzini: «Il mestiere del giornalista è semplice ma non tutti lo sanno fare».