Sobrio, parco, quasi ascetico, Mark Rutte, primo ministro olandese da oltre un decennio, è il più noto tra i leader “frugali” dell’Unione europea. Strenuo difensore del rigore nei conti pubblici, non ha mai fatto sconti ai Paesi “spendaccioni” dell’UE che non si preoccupavano di mantenere in ordine i loro bilanci.
Non è un caso se l’intransigente capofila dei leader frugali ha spesso attaccato pubblicamente la super indebitata Italia sollecitando perfino l’intervento dei rigoristi della Commissione di Bruxelles per mettere un freno agli sprechi.
Curiosamente, altrettanto rigore adesso del premier olandese non appare verso la bolla speculativa sui prezzi energetici che – secondo quanto denunciato da molti dentro l’Unione – ha il suo fulcro proprio in Olanda, nella Borsa del gas di Amsterdam. Dove, grazie all’ormai famoso indice TTF, vengono quotidianamente fissati (in costante rialzo dall’inizio della guerra di Putin) i prezzi di riferimento del gas, e quindi dell’elettricità. Listini che poi vengono applicati in tutta Europa. Il risultato è la scalata senza precedenti delle bollette che sta mettendo in ginocchio milioni di persone.
Come risulta del tutto evidente le quotazioni fissate nella capitale olandese non si fondano sulla maggiore o minore disponibilità del prodotto, ma dipendono dalle attese del mercato e quindi dalle “scommesse” degli operatori sui futuri prezzi di vendita del gas. Esattamente come denunciato la settimana scorsa da una persona informata dei fatti come il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
E Rutte? Che cosa c’entra in tutto questo? Beh, come capo del governo olandese, avrebbe il potere e gli strumenti per mettere qualche freno. Ma, come politico liberale, evidentemente non intende mettere limiti al mercato e, quindi nemmeno alla libertà delle contrattazioni nella Borsa del gas di Amsterdam.
Fermo come sempre nelle sue posizioni, su questo il premier frugale non ammette compromessi. Ed è pure intransigente sul price cap proposto da Mario Draghi, che da tempo spinge inutilmente sull’acceleratore perché l’UE fissi un tetto al prezzo del gas. Ad aprile scorso, nel tentativo di trovare un accordo, ha perfino deciso di parlarne a quattrocchi con l’intransigente Rutte. Fatica sprecata. Alla fine dell’incontro SuperMario ha dovuto allargare le braccia e confessare pubblicamente: «Non sono riuscito a convincerlo».