«Sono stato sorpreso di vedere tanti socialisti nel Partito Repubblicano». Così Joe Biden in un discorso durante una visita a una fabbrica Volvo del Maryland per stuzzicare parlamentari e senatori del Gop che hanno fatto richiesta di fondi al governo per progetti nei loro Stati.
Biden pensava ovviamente ai parlamentari Paul Gosar (Arizona), Andy Barr (Kentucky) e ai senatori Rand Paul e Mitch McConnell, anche loro del Kentucky, i quali hanno votato contro la legge sulle infrastrutture ma adesso vogliono soldi per migliorare autostrade, ponti ed altre strutture nei loro rispettivi Stati.
I repubblicani spesso attaccano Biden accusandolo di essere socialista, epiteto che loro vedono come insulto, suggerendo per i loro sostenitori tutti gli aspetti negativi del termine ai quali loro credono. Biden, come si sa, non è affatto socialista, avendolo dichiarato molto chiaramente nelle primarie democratiche del 2020, dove ha preso le distanze da Bernie Sanders (Senatore del Vermont), suo avversario, il quale ha sempre accettato il termine Socialista Democratico senza nessuna paura. L’altra candidata con idee vicinissime a quelle di Sanders, Elizabeth Warren, rimase lontano come Biden dal termine socialista, dichiarandosi capitalista.
I repubblicani sono riusciti a imbrattare il termine socialismo associandolo alle dittature come l’ex Unione Sovietica, la Cina, Cuba, e di questi giorni specialmente il Venezuela. Sono riusciti a convincere se stessi che il socialismo non funziona e conduce alla perdita della libertà individuale e ai disastri economici. Difatti il 55% degli americani ha una visione negativa del socialismo, secondo un sondaggio del Pew Research Center.
La maggioranza degli americani vi contrappone semplicemente il capitalismo che a loro modo di vedere produce benessere come dimostrano gli Stati Uniti e i Paesi industrializzati dell’Occidente. Lo stesso sondaggio del Pew Research Center ci informa che il capitalismo è visto con occhi positivi dal 62% degli americani.
In America i democratici hanno mantenuto le distanze dall’etichetta di socialista avendo ceduto alla visione della destra la complessa definizione ideologica senza però sfidarla. L’ironia di Biden è però efficace perché spinge, anche se di poco, la validità dei programmi sociali poiché contribuiscono al bene comune incluso quelli che hanno demonizzato il termine. Questi nemici del socialismo sono spesso però costretti ad accettare gli aspetti positivi. Non si tratta dunque solo della legge sulle infrastrutture, approvata in maniera bipartisan ma con voti principalmente democratici, ma anche della storia. Il Social Security e il Medicare, programmi di previdenza sociale e assicurazione medica per gli anziani, sono infatti socialismo. L’esercito, la pubblica istruzione universale, i vigili del fuoco, e tanti altri programmi governativi che recano benefici a tutti rientrerebbero anche nel concetto di socialismo. Sfugge ai repubblicani che questi programmi governativi, fondamentali per tutti gli americani, sono infatti esempi classici di socialismo.
I democratici non ripetono abbastanza che questi ed altri programmi che uniscono il Paese fanno parte del socialismo. L’identificazione col termine socialista fa paura ai democratici i quali dimenticano che in non pochi Paesi europei con alti standard di vita fa parte della normalità. Di questi giorni in America il socialismo si vede negli aiuti che FEMA, l’ente federale per la gestione delle emergenze, sta fornendo alla Florida, colpita dall’uragano Ian, responsabile di almeno cento morti e ingenti danni. Non si menziona il termine socialismo ma si tratta proprio di questo. Dire ad alta voce che il socialismo ha molti aspetti positivi e che gli Stati Uniti sono fino a un certo punto socialisti sarebbe anatema.
Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, parlamentare del 14esimo distretto di New York, non hanno avuto paura del termine socialista. Ambedue si sono dichiarati Democratici Socialisti insistendo su una piattaforma che rassomiglia in grande misura al sistema di Paesi industrializzati dell’Occidente, specialmente quelli scandinavi. Infatti, il DSA (Democratic Socialists of America) è cresciuto da 7mila a 94 mila membri dal 2016.
Si tratta di cifre bassissime in comparazione ai due maggiori partiti del Paese ma un’indicazione che il socialismo fa meno paura, soprattutto ai giovani che non lo identificano con gli aspetti negativi degli stati falliti.
Per i repubblicani però il termine è usato come spauracchio suggerendo che i democratici vogliono creare un sistema fallimentare come quello dell’ex Unione Sovietica, eliminando la libertà individuale. Questo pericolo di andare a finire in un sistema dittatoriale negli Usa non è rappresentato dai programmi socialisti pagati in grande misura dagli Stati produttivi nella costa del pacifico e nel Nordest del Paese di cui beneficiano gli Stati “red” (conservatori), dove le tasse sono relativamente basse. Se c’è un pericolo per il mantenimento della democrazia si trova infatti nell’ideologia attuale del Partito Repubblicano, dominato da Donald Trump, che quando perdono le elezioni si rifiutano di riconoscere le loro sconfitte.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.