Ogni tanto riemergono, in chiaro o sottintese, le lodi al Msi. Hanno una doppia valenza: sono indicibili offese alla democrazia italiana e trappole pericolose per Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio deve guardarsi non solo dagli avversari politici (cinquestelle e centro-sinistra), dalle stoccate degli alleati di governo (leghisti e azzurri) ma anche dalle sortite improvvise provenienti da Fratelli d’Italia, il suo partito.
I conti con il Msi, il partito erede del fascismo, non sembrano finire mai. I guai arrivano con il 76° anniversario della fondazione del partito missino, avvenuta a Roma nel dicembre 1946. Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa, ha reso omaggio al padre Pino, uno dei fondatori e successivamente segretario del partito della Fiamma. Ha commentato: «Le radici profonde non gelano».
Si possono comprendere sul piano umano le parole dettate dall’affetto filiale verso il padre ma è inaccettabile il plauso di Isabella Rauti alle «radici profonde», quelle del Msi. Già perché quelle radici affondano nella terribile vicenda della Repubblica sociale italiana, la fase terminale e più feroce della dittatura di Benito Mussolini.
Anche Ignazio La Russa ha reso omaggio a suo padre «che fu –ricorda- fra i fondatori del Movimento sociale italiano in Sicilia e che scelse il Msi per tutta la vita». Il presidente del Senato però sottolinea le «sue idee rispettose della Costituzione italiana».
I partiti delle opposizioni sono insorti contro le affermazioni di Ignazio La Russa e Isabella Rauti perché la Repubblica Italiana è nata proprio in contrapposizione alla dittatura fascista che cancellò la democrazia, uccise gli oppositori democratici, varò le leggi razziali.
Ci fu una durissima lotta dei partiti anti fascisti per sconfiggere la dittatura. Da tempo c’è stata una presa di distanze da quella tragica storia anche da parte di molti uomini della destra. Gianfranco Fini realizzò la metamorfosi del Msi in An proprio per convertire la Fiamma in una destra democratica. Condannò la dittatura, la soppressione della libertà, le leggi razziali. Il presidente di An pronunciò una condanna definitiva del regime mussoliniano: «Il fascismo fa parte del male assoluto».
Anche Giorgia Meloni durante la campagna elettorale delle politiche stravinte da Fratelli d’Italia (partito erede del Msi e di An) ha ripetutamente condannato il totalitarismo e le leggi razziali. Non solo: ha ricordato di aver militato in An e di non essersi «dissociata» da Fini quando definì il fascismo il “male assoluto”. È dovuto intervenire Mario Draghi per dissipare i dubbi negli Stati Uniti e in Europa sulla lealtà democratica e atlantica della giovane presidente del Consiglio. Così Draghi un po’ è diventato il suo Lord Protettore.
Ogni tanto in Fratelli d’Italia, guidati da Giorgia Meloni, riemergono delle posizioni neofasciste prontamente sanzionate dalla presidente del Consiglio. Si tratta delle vere e proprie trappole per la politica di destra democratica perseguita e realizzata dalla presidente di Fratelli d’Italia. Questa volta Giorgia Meloni deve fare i conti con le parole a dir poco avventate pronunciate da La Russa, seconda carica dello Stato come presidente del Senato, e da Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa. Entrambi hanno giurato fedeltà alla Repubblica democratica e antifascista nata dalla Resistenza.
Occorre sempre essere in guardia per la difesa della democrazia e della libertà. Filippo Turati, leader storico del Psi perseguitato dal fascismo, avvertiva: «La libertà è come l’aria. Solo quando manca senti l’asfissia che ti serra la gola».