La giunta regionale del Lazio Rocca fa sapere di avere approvato, nei suoi primi 100 giorni, duecentocinquantasei delibere in 19 sedute di giunta. Una buona parte di queste è riferita alla sanità. Senza informazione preventiva né confronto negoziale con il sindacato.
Le tre confederazioni sindacali si vedranno solo oggi con il presidente Rocca sul tema della sanità, provando a entrare nel merito, più che su aspetti parziali, su come la giunta intende intervenire sul Servizio Sanitario Regionale che sta cambiando ma non in meglio.
Il sindacato ha le sue proposte ed un disagio sociale esteso da rappresentare. A settembre nel permanere di una mobilitazione che fa seguito alle manifestazioni nazionali unitarie ed a quella CGIL del 24 giugno scorso con le associazioni, il sindacato chiamerà i cittadini a sostenere una vertenza regionale ampia (dal riordino degli ospedali all’attuazione delle Case di comunità e del DM 77, dal Piano della Cronicità al Piano della Prevenzione). Diverse sono le questioni aperte con la precedente giunta e non chiuse. Dalle 20 RSA pubbliche non realizzate alla riapertura del Forlanini per funzioni sanitarie e sociosanitarie pubbliche.
La giunta intende operare per il rafforzamento del servizio pubblico, affermato in campagna elettorale, è per un riequilibrio fra pubblico e accreditato, o per una sanità pubblico-privato che piace all’AIOP, a settori della sanità d’ispirazione religiosa e alle cooperative e imprese cosiddette sociali?
Il disavanzo sanità è di 218 milioni di euro al 31 dicembre 2022 con una proiezione sul 2023 di 738 milioni di euro. Un disavanzo superiore alla soglia del 5% del Fondo Sanitario non garantisce l’erogazione dei LEA. Se il presidente Rocca non porterà il disavanzo sotto quel 5% non è da escludere che si vada di nuovo al commissariamento della sanità. Lo si vedrà fra sei mesi al momento del consuntivo 2023.
È bene tuttavia evitare accentramento nella gestione per far esercitare pienamente il suo ruolo al Consiglio regionale e alle ASL. Già oggi si evidenzia una scelta di gestione accentrata caratteristica della governance regionale, attuale e della precedente, con profittevoli profili di urgenza, di straordinarietà e “sperimentazione” nelle decisioni prese e nella spesa impegnata, che contrastano con le esigenze di programmazione che i processi attuativi del PNRR e del DM77 maggiormente richiedono.
Per programmare e controllare, per svolgere pienamente le funzioni che le sono affidate, in specie dopo che si è dato vita all’Azienda sanità.0, della cui attivazione o meno stanno domandando anche i ministeri affiancanti, la Regione Lazio deve riorganizzarsi con personale dipendente adeguato per numero e profili professionali necessari.
L’attuale assetto delle ASL, anche a seguito degli accorpamenti, e il mancato ridisegno dei distretti sanitari in sub aree rende complicato il governo della sanità territoriale. Un gigantismo delle ASL della Capitale, con ranghi sguarniti nelle direzioni e nel personale dei distretti che il DM 77, a ragione, impegna ad un chiaro ruolo di direzione e di coordinamento, in specie, delle Case di comunità.
La giunta sta provvedendo al quadro della governance in scadenza delle aziende sanitarie. Avremo direttori generali o commissari che precedentemente hanno mancato gli obietti loro affidati, che hanno chiuso in disavanzo, che non hanno garantito l’erogazione di tutti i Lea senza peraltro essere stati sanzionati?
La Regione Lazio fa sapere che le otto aziende sanitarie di Roma, la rete più importante del SSR del Lazio, nel confronto fra ricavi netti, costi interni e costi esterni danno a fine 2022 un risultato di gestione negativo rilevante, pari a 510.391 mila euro. Aziende in rosso, ognuna per cause specifiche, che la lettura dei bilanci evidenzia, sulle quali si deve intervenire.
Per poter affrontare la situazione reale della attuale rete ospedaliera a partire da quella delle Aziende Ospedaliere va anche visto il rapporto pubblico-privato accreditato in termini di posti letto e di standard. Alla Regione Lazio si chiede di confrontarsi sullo stato attuativo di quanto (alla luce del DCA n. 81/2020 e della successiva Determinazione G01328/2022 relativa alla Programmazione della rete ospedaliera 2021-2023) va fatto in termini di:
Attuazione degli indirizzi di programmazione;
Assetto programmato dell’offerta ospedaliera;
Standard generali di qualità di strutture e per singole discipline.
Il presidente Rocca fa presente di aver istituito un “nucleo ispettivo” che ha iniziato i sopralluoghi presso i nosocomi al fine di «rendere disponibili i posti letto ora inattivi e fluidificare i percorsi ospedalieri in continuità assistenziale». C’è da dire che per contrastare il fenomeno del sovraffollamento nei PS/DEA esiste dal 2009 la DGR n.821 della cui attuazione è responsabile la Regione Lazio. Oltre quanto sta facendo questo gruppo ispettivo va posta come questione centrale la messa in attività di un sistema trasparente di controlli da sempre carenti. Una gestione trasparente del SSR ha bisogno di una struttura regionale permanente di controllo, funzione essenziale da connettere con quella di committenza, di cui si sente la mancanza.
Il presidente Rocca ad inizio del suo mandato ha avviato un progetto sperimentale temporaneo per la gestione del sovraffollamento che «mira a decongestionare i reparti di medicina e chirurgia liberando spazi per le persone “parcheggiate”».
Sulla natura, sui modi e sulle finalità del progetto il sindacato CGIL ha espresso valutazioni critiche. Alla fine del 2023 si vedrà se i risultati attesi saranno stati raggiunti. Di certo oggi siamo in presenza di un utilizzo inappropriato delle strutture di pronto soccorso dove agisce personale che non dovrebbe esserci con tutti i rischi di fenomeni avversi per le persone che vi accedono per motivi di urgenza.
Una condizione inaccettabile sotto ogni punto di vista. Non basta prendere solo iniziative riferite all’ingresso e alla gestione dei flussi. Va fatto un intervento non su un solo fattore ma sull’insieme che determina il sovraffollamento. Se vuoi alleggerire i PS devi fare in modo che nella fase di ingresso non accedano persone con bisogni meno urgenti. Se agisci subito anche per l’ottimizzazione dei processi interni al pronto soccorso e adegui il personale intervieni sul nodo essenziale del processamento.
Se affronti anche il tema dell’aumento dei posti letto che puoi aggiungere nei reparti, l’ottimizzazione del bed management e la presa in carico del paziente in attesa di ricovero (cosiddetto boarding) da parte del personale del reparto dove il paziente verrà ricoverato, mentre il personale del PS si occupa di valutare le persone ancora da valutare, se quindi si guarda alla soluzione del sovraffollamento anche dal versante dell’uscita, s’interviene con maggiore possibilità d’efficacia. In termini più generali si tratta di poter discutere della razionalizzazione della rete ospedaliera pubblica evitando di iterare una visione ospedalocentrica irrisolta in tanti anni passati e che sembra riaffiorata nella recente commissione nazionale di revisione del DM70.
La commissione ministeriale che dovrebbe aggiornare il DM 70 penserebbe di sottrarre alla sanità territoriale parte dei finanziamenti «per abbandonare tutte le politiche di deospedalizzazione» e perchè «ciò che è territoriale deve essere considerato pre e post ospedaliero in una visione integrata delle due realtà».
Il DM 70 è del 2015 e va riletto anche nelle sue inapplicazioni. E si tratta di essere messi nelle condizioni di vedere quale sia l’idea evolutiva della Regione nel merito della rete ospedaliera attuale con le sue AO attive, con gli ospedali decisi quanto a localizzazione ma non ancora costruiti.
Serve un aumento dei posti letto distribuiti equamente sul territorio ma serve anche una riorganizzazione della sanità territoriale per dare risposta ai casi meno urgenti che si presentano al P.S. Va completata anche la rete delle OBI. Va riorganizzata la rete dell’emergenza territoriale e ospedaliera in coerenza con gli standard nazionali di popolazione e di attività nell’ottica di una migliore distribuzione geografica e ottimizzazione dell’attività.
L’attuale rete territoriale dei servizi sanitari e sociosanitari va riorganizzata adeguandola, nei tempi previsti, al modello e agli standard del DM77 anche al fine ridurre gli accessi ai pronto soccorsi. I servizi sanitari e sociosanitari vanno distribuiti per numero e tipologia in modo che ci sia un programmato riequilibrio territoriale fra tutte le provincie del Lazio.
I servizi previsti dal nuovo modello di sanità territoriale (case di comunità, ospedali di comunità, Cot) devono essere coordinati da un distretto sanitario “forte”. Va qualificata l’assistenza domiciliare integrata (ADI) che, dopo il passaggio dall’appalto all’accreditamento, seguita ad avere un tasso di copertura basso e un basso tasso di intensità assistenziale, differenti modelli organizzativi e di livello di integrazione nelle diverse ASL.
Nel perseguire la copertura del 10% degli over 65 (la copertura attuale è al 2,5% ,sotto la media nazionale), la Regione dovrebbe verificare la permanenza dei requisiti di cui alle linee guida della Conferenza Stato-Regioni per l’ADI, presentati in autodichiarazione, e per i nuovi accreditamenti o nuove attività procedere all’accreditamento in base alla qualità e ai volumi dei servizi da erogare e sulla base delle attività eventualmente svolte, sulla base di criteri oggettivi indicati in un avviso pubblico.
Le regole dell’accreditamento vanno riviste alla luce delle nuove regole previste dalla legge sul mercato e la concorrenza del 2021, tenendo conto della programmazione regionale e basandosi sulle verifiche delle eventuali esigenze di razionalizzazione della rete di convenzionamento nonché delle attività svolte nell’ottica di riequilibrio tra pubblico e privato.
Rino Giuliani dipartimento welfare dello Spi Cgil di Roma e del Lazio