La questione è delicata e controversa e già si contano tre schieramenti più o meno contrapposti: i sostenitori senza se e senza ma di Roberto Vannacci e del suo “vangelo al contrario”; i difensori della libertà di espressione, di pensiero e di parola per tutti, anche se non condividono nemmeno una sola parola del “Vannacci pensiero”; infine quelli che vorrebbero fare solo un falò delle 357 pagine (357!!!) dell’opera prima del generale: “Il mondo al contrario”.
Non c’è dubbio che la gran parte dei concetti espressi da Vannacci possano trovare un’infinità di estimatori. Quando si parla alla pancia della gente non è difficile trovare consensi, basta dare addosso agli immigrati, difendere l’italianità della razza, liquidare l’emergenza climatica, attaccare gay, lesbiche, transgender, esaltare il ruolo della famiglia classica, la libertà di uccidere i ladri in casa… e banalità conseguenti.
Si tratta quindi di un volume che susciterà non poche discussioni da bar (niente a che vedere con quanto ci raccontava Gino Paoli nella canzone “Quattro amici al bar”) e sicuramente riuscirà a conquistare qualche anima bella dalla mente poco lucida e sofferente di incertezze congenite. Certamente il generale ne trarrà qualche beneficio economico, avendolo completamente autoprodotto e gli aprirà le porte e la ribalta della tv, dei social e chissà, anche della politica, a destra già si affannano a metterci il loro logo.
Il mondo cambia, la globalizzazione e i nuovi metodi di comunicare hanno modificato profondamente il nostro modo di vivere, di sentire, di valutare… alcuni atteggiamenti che sarebbero stati apertamente condannati fanno ormai parte del nostro quotidiano e non ci creano alcun problema. Viste con gli occhi di oggi le esternazioni del Presidente Cossiga non sorprenderebbero neanche un convento di Orsoline e i dibattiti accesi sulle dichiarazioni di qualche Presidente del Consiglio che era al contempo segretario del suo partito non creerebbero più alcun dibattito sulla questione: «Ma con quale cappello sta parlando, quello del segretario o quello del Presidente?», e ancora possiamo citare nel novero le esternazioni di Berlusconi sulla Merkel…
Ma il problema non è il mondo che cambia, il vero tema è un altro. È lecito che una figura istituzionale (un parlamentare, un ministro, un direttore generale del ministero, un alto ufficiale di qualsivoglia arma e perché no, lo stesso presidente del Consiglio o quello della Repubblica, etc…) possa esprimersi come farebbe magari la sera a tavola con il marito o con la moglie o con i propri figli? Per un normale cittadino non c’è limite di pensiero o parola, purché non si scada nel codice civile o penale, per una figura istituzionale c’è una questione, appunto, istituzionale, terminata la quale potrà esprimere tutto ciò che vuole, che sente, che pensa…. E ora l’interrogativo, perché Roberto Vannacci non ha atteso il congedo per pubblicare il suo “Vangelo al contrario”, perché, seppur cosciente delle possibili conseguenze, lo ha voluto fare proprio ora? Lascio la ricerca delle ragioni a coloro che sono più addentro alle segrete cose…