Dal Mare Tirreno all’Adriatico. Tra le tante consolari di Roma la via Salaria attraversava l’Appennino e l’Italia centrale. In particolare trasportava il sale da Ostia nelle regioni interne e i prodotti agricoli (pecore e formaggi) da quest’ultime verso l’Urbe. Ce ne parla Maria Luisa Berti.
La via consolare Salaria, oggi SS4, collegava Roma al Mare Adriatico, presso Porto D’Ascoli, e valicava l’Appennino Centrale al Passo della Torrita. La via era stata tracciata nel II millennio a.C. dai Sabini che controllavano il territorio di Rieti. Essa traeva origine da un tratturo, lungo il corso del Tevere, che serviva a trasportare le pecore dai monti dell’interno agli stagni di Ostia e che veniva utilizzato anche per il trasporto del sale. Il sale proveniva dal Campus Salinarum, alla foce del Tevere, e anche da una sorgente di acqua salata a Mozzano.
Conquistata la Sabina nel 290 a.C., ad opera del console Manio Curio Dentato, i Romani divisero l’antica via in due tronchi: la Via Ostiense e la Via Salaria Vetus. Questa attraversava l’Urbe e, costruite le Mura Aureliane, usciva da Porta Salaria e si dirigeva verso l’attuale Forte Antenne, a Villa Ada. Secondo l’itinerario, che l’imperatore Antonino tracciò per indicare il percorso della Salaria, le principali stazioni erano: Roma-Fidene-Rieti-Cotilia-Antrodoco-Vicus Falacrinae-Cittareale-Vicus Badies-Tufo-Centesimum-Trisungo-Quintodecimo-Ascoli-Porto d’Ascoli.
A Villa Ada, dove ora c’è Forte Antenne, sorgeva alla confluenza dell’Aniene nel Tevere la città sabina di Antemnae (ante amnes: davanti ai fiumi) anticamente fondata dai Siculi, conquistata poi dagli Aborigines. Gli Antemnati, dopo il Ratto delle Sabine, cominciarono a razziare il territorio dei Romani. Romolo, dopo averli sconfitti, fondò una colonia nella loro città. La città andò in decadenza fino ad essere sostituita da una villa romana. Le sue mura erano in tufo ad opus quadratum alte anche 7 metri, databili tra il VI e il V secolo a.C. Nel sito archeologico, in gran parte distrutto per la costruzione di Forte Antenne, si riconoscono fondazioni in tufo, coperture di tegole, impianti termali e reperti votivi a Giunone Sospita.
L’imperatore Nerva fece costruire una variante, la Salaria Nova, che collegava più velocemente Antenne con il ponte Salario sull’Aniene e che tuttora è il tracciato dell’antica via consolare entro Roma.
Appena dopo la Porta Salaria, all’angolo con Via Piave e Via Quinto Sulpicio Massimo, è stato ritrovato il monumento funebre a Quinto Sulpicio Massimo. Si tratta di un cippo marmoreo, che poggia su uno zoccolo di travertino e che presenta, dentro una nicchia, un altorilievo raffigurante un fanciullo con in mano un rotolo contenente un carme, i cui versi sono incisi ai lati della nicchia. L’originale, ora conservato ai Musei Capitolini, fu ritrovato nel 1871 quando fu abbattuta la Porta Salaria, gravemente danneggiata durante un cannoneggiamento dell’anno precedente. Era inglobato nelle fondamenta della torre cilindrica ad est della porta. Fu allora rinvenuto anche un sepolcro a camera risalente, come il monumento, al I secolo d.C.
La Salaria proseguiva verso la Borgata Fidene, sui colli di Villa Spada, poi passava per Settebagni, dove c’erano un’antica villa romana e vari sepolcri, e raggiungeva la collina della Marcigliana, dove esisteva Crustumerium,
Questo antico insediamento dei Latini, sorto tra il X e il IX secolo a.C., sorgeva sulle alture della Marcigliana Vecchia, tra Fidenae ed Eretum, e secondo gli scrittori antichi si affacciava sul Tevere. Le sue vicende si collegano alla storia di Roma fin dal Ratto delle Sabine. Fu una fiorente città, centro agricolo e nodo commerciale, fino alla sua decadenza verso il V secolo. Plinio la ricorda tra le città scomparse.
Gli scavi della Soprintendenza Archeologica di Roma, iniziati nel 1982, hanno messo in luce circa duecento sepolture con notevoli corredi funerari, soprattutto ceramiche e bronzi.
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