C’è sempre più nervosismo nella massoneria italiana dopo le elezioni che hanno decretato un vincitore e la riunione notturna della CEN (Comitato elettorale nazionale) che alle 4 di notte ha ribaltato il responso delle urne, annullando voti per Leo Taroni.
A dire il vero, già si era arrivati alle elezioni in un clima da guerra fredda con l’attuale Gran Maestro uscente Stefano Bisi – indagato nel 2014 per ricettazione dalla Procura della Repubblica di Siena nell’ambito del noto scandalo “Mens Sana”, la squadra di pallacanestro sponsorizzata dal Monte dei Paschi di Siena – preventivamente da molti mesi all’opera per espellere i concorrenti e i dissidenti e addirittura impegnato nel tentativo di non far accettare la lista 1 di Leo Taroni concorrente alla lista 2 di Tonino Seminario – peraltro dichiarato fallito sia come società sia personalmente dal Tribunale di Rossano nel 2001-, tentativo non riuscito anche grazie agli articoli che lo hanno denunciato.
Alle elezioni la lista 2 di Tonino Seminario ha preso 6.467 voti – la stragrande maggioranza dei quali in Calabria e Sicilia – e la lista 1 di Leo Taroni ha ottenuto 6.482 voti – spalmati su tutte le regioni d’Italia, ma concentrati prevalentemente al Nord – aggiudicandosi così le elezioni per 15 voti.
Da lì la situazione è persino peggiorata: escono le notizie sui risultati elettorali e Stefano Bisi commissiona un comunicato stampa sul sito del GOI (Grande Oriente d’Italia) in cui definisce il vincitore Leo Taroni come un “sedicente candidato” e i risultati derivanti dagli scrutini degli “exit poll”, che ovviamente non si fanno per le elezioni massoniche. Si capisce subito che la parte perdente Bisi–Seminario ha qualcosa in mente per rovesciare il risultato elettorale con qualche manovra impropria e non lineare.
Il 9 marzo infatti si riunisce il CEN e delibera a maggioranza risicatissima – 8 membri contro 7 membri – l’annullamento guarda caso di una serie di voti della Lombardia (regione dove Taroni ha stravinto) utilizzando come alibi la presenza nella scheda del talloncino elettorale di garanzia voto.
Da sottolineare il fatto che nelle precedenti elezioni dove vinse Bisi lo stesso CEN ritenne validi tutti i voti con la presenza del talloncino.
Essendoci questo precedente, risulta evidente la debolezza della motivazione, al punto tale che essa non possa reggere e quindi mettono le mani avanti facendo un ricorso alla Corte Centrale e raddoppiando così il golpe: vogliono dichiarare illegittima l’ammissione alla competizione elettorale della lista 1 Noi insieme di Leo Taroni, arrampicandosi sugli specchi.
Neanche nelle peggiori dittature, dopo aver ribaltato l’esito elettorale, si chiede una non ammissione della lista prima vincente e poi perdente.
Le epurazioni sono prontamente eseguite, tipiche di qualsiasi golpe che si rispetti. Eh sì, perché subito dopo il ribaltamento del voto del 9 marzo sono stati destituiti dalle cariche della Gran Loggia (l’organo che delibera e guida il GOI) molti esponenti di spicco che avevano appoggiato Taroni. Le epurazioni per ora sono 10, di cui 3 in Lombardia, 2 in Piemonte, 2 in Emilia-Romagna, 1 in Sardegna.
Evidentemente il nervosismo di Bisi e Seminario ha raggiunto livelli tali da provocare azioni esagerate, di micro vendetta e sicuramente lesive dell’immagine del GOI.