I portici di Bologna sono una delle sue meraviglie medioevali. I portici si sviluppano per oltre 60 chilometri lungo tutta la città: riparano dalla pioggia, aiutano la socialità, la mobilità, le attività commerciali ed artigianali. Bologna vanta il portico più lungo del mondo: quasi 4 chilometri per collegare la città al Santuario della Madonna di San Luca. Maria Luisa Berti ci illustra come e perché nacquero i portici.
Il 28 luglio 2021 l’Unesco ha riconosciuto i portici di Bologna Patrimonio dell’Umanità in quanto «esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustra una o più importanti fasi nella storia umana».
Dopo la prima edizione del Festival nel 2023, Bologna celebra dal 4 al 9 giugno i suoi portici con una grande festa di strada. Sei giornate di spettacoli, performance e tanta musica, con visite guidate alla scoperta dei tesori della città. In Piazza Maggiore si tengono le serate musicali. Dalle Due Torri, lungo via Zamboni fino alla Pinacoteca, al Teatro Comunale e alla sede dell’Università, la più antica d’Europa, tutto sotto i portici, tra colonne, arcate e palazzi dal Rinascimento al Settecento. Fuori dal Centro Storico, in Piazza della Pace, si balla alla Filuzzi il liscio bolognese. Un’altra performance si tiene al Cimitero Monumentale della Certosa e sotto i nuovi portici del Treno della Barca ci saranno incontri interculturali.
I portici si snodano per le vie di Bologna per oltre 60 chilometri fino alla Basilica di San Luca che, dall’alto del colle della Guardia, pare proteggere la città. Riparano dal sole e dalla pioggia i portici che, nell’arco di secoli, sono sempre stati occasione di socialità e hanno favorito l’apertura di attività commerciali e artigiane. Colonne in legno e in muratura, pilastri, archi a tutto sesto e ad ogiva, soffitti architravati o con volte a vela e a crociera, affreschi, lapidi… si alternano per suscitare meraviglia ed emozione in chi vi si inoltra. Per Athos Vianelli «la loro fastosa prospettiva scenografica invita al camminare lento, alla conversazione, ai colloqui, agli incontri».
Quando come e perché sono nati i portici di Bologna? Dopo l’anno Mille si registra un notevole aumento demografico grazie al calo delle guerre, delle malattie e della carestia, aumento che interessa anche Bologna tanto che viene costruita una cerchia di mura fortificata, quella detta dei Torresotti a difesa dei nuovi insediamenti. La nascita dello Studium (1088), la più antica università dell’Occidente, attirava italiani e stranieri per studiare il Corpus Iuris, cioè le antiche leggi romane e gli studenti avevano bisogno di alloggi. La popolazione bolognese aumentò ancora con la liberazione dei servi della gleba (legge emessa nel 1259 e contenuta nel Liber Paradisus) che confluirono in città in cerca di condizioni di vita migliori. La necessità di nuove abitazioni, perciò, si faceva sempre più sentire.
Bologna nell’Alto Medioevo aveva case in legno e vie strette per cui, per avere nuovi alloggi, non restava che ampliarle utilizzando i piani superiori. Furono perciò costruiti gli sporti, sporgenze di legno attaccate alla casa con un prolungamento delle travi portanti; tali sporti poggiavano sui beccatelli, strette mensole inizialmente di legno poi in muratura. Gli sporti, secondo gli editti di allora, dovevano essere in grado di sostenere costruzioni per alloggi temporanei. Per ampliare la capienza delle abitazioni si costruiva anche sopra i ballatoi, balconi in legno, e sopra i grundarium, tettoie in legno a protezione delle porte d’ingresso. Per sostenere tali allargamenti furono poi costruite delle travi verticali sempre in legno, le stilate, dando così origine ai portici.
La loro prima testimonianza risale al 1041. Gli statuti comunali stabilirono che l’altezza dei portici fosse di almeno 7 piedi (m.2,66) per permettere il passaggio di un uomo a cavallo, ma molti portici rimasero più bassi.
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