2024. A Roma è l’anno delle scoperte. Cantieri a iosa, anche estemporanei, tanto con il Giubileo è prevista l’indulgenza plenaria per gli eventuali peccati! Certo, ci sono i fondi della pernacchia europea (si legge PNRR), attenti però a non esagerare.
È l’ora dei sampietrini. Croce e delizia dei romani, che li hanno sempre considerati materia viva, patrimonio irrinunciabile e identitario. È vero, non c’è persona che non c’abbia inciampicato, ma questo è avvenuto sempre e soltanto per una posa imperfetta, per una manutenzione mancata, per un utilizzo improprio. I sampietrini in teoria li trovi un po’ ovunque, da Udine a Napoli, persino nei Paesi baltici, le vie del centro o le isole pedonali di Riga, Vilnius e Tallinn sono lastricate nel nome di Simone il pescatore, detto Pietro. Ma non c’è partita, quelli sono di basalto o simili, squadrati e affogati nel cemento. A Parigi li trovi di porfido. Belli ma finti. C’hanno provato dappertutto ma il sampietrino è unico.
Spaccato a colpi di mazza, irregolare e poroso il giusto quando serve, è pietra vulcanica, lo trovi ai Castelli romani con il Frascati, a Viterbo con i funghi porcini, ai Campi flegrei con le zolfatare. La chiamano leucitite ma puoi pure dije sercio, soprattutto quando, frantumato, va generosamente a riempire le massicciate ferroviarie. Quel blocco compatto un po’ piramidale, messo in posa è la soluzione più moderna che si possa immaginare per un calpestio funzionale senza più i disagi di una volta. Soprattutto adesso che le biciclette hanno copertoni da ciclomotori, i carrelli della spesa stanno su ruote piroettanti, i tacchi a spillo sono un lontano ricordo. E pazienza per i trolley, gli ospiti se ne faranno una ragione.
Tutto sta a posarlo a dovere. E qui casca l’asino. Perché la secolare esperienza viene del tutto ignorata, con una supponenza insultante. A che serve andare a scavare la pozzolana giusta, a reperire la sabbia non di mare per preparare un letto morbido ed elastico su cui posare i parallelepipedi? E perché formare validi selciaroli, veri professionisti, quando li trovi, veloci e precisi fino alla perfezione nel collocare uno dopo l’altro i pezzi dopo una rapida scelta e poi batterli con il mazzapicchio, meglio se di legno di cerro, fino a definire un tappeto addirittura morbido all’apparenza? E poi ciliegina sulla torta riempire gli spazi con quel misto di rena e pozzolana a secco, solo quanto basta per permettere l’assorbimento, e qui sta il bello, dell’acqua meteorica?
La pozzolana è alla base delle costruzioni romane più ardite, a cominciare dalla cupola capolavoro del Pantheon, per la sua versatilità. Che significa? Che non reagisce come un normale terriccio o peggio ancora come un riempitivo granuloso. Si sposa con il sampietrino, lo tiene stretto ma lascia filtrare l’acqua piovana che va a dissetare i preziosi reperti storici ancora sepolti, in perenne letargo come le tartarughe d’inverno. E allora? È tutto qui il problema. Ci troviamo di fonte ad una pavimentazione funzionale e a un equilibrio idrico riguardante lo scolo delle acque (dove sono gli allarmi per l’eccessiva impermeabilizzazione del suolo?). Ci possiamo scoprire ecocampioni.
E invece no. Il programma che il Comune di Roma ha varato (dopo aver ignorato le segnalazioni dei cittadini) per la ricollocazione di 870 mila sampietrini, un’inezia, per 14 chilometri di strade urbane non trafficate, oltre che essere una goccia irrilevante nel mare, contiene un messaggio truffaldino, ci si perdoni la licenza poetica. Prevede infatti l’uso del prezioso cubo irregolare per una pavimentazione strasolida, bitumata o cementata, comunque murata con tanto di brecciolino sdrucciolevole sparso come guarnizione. È la negazione del processo complesso e affascinante che ha permesso l’individuazione del sistema pietrino. Tanto vale asfaltare a prescindere.
È vero, in passato c’è stato addirittura chi, meschino, aveva provato a far arrivare sampietrini bastardi della Cina (la via della seta a volte può risultare ruvida). Ma c’è un limite a tutto. Sembra che la movimentazione al modico costo di 31 milioni di euro, metterà a soqquadro diverse aree del centro e soprattutto vedrà l’affermazione del sercio nomade o se preferite senza fissa dimora, sport popolare di questi tempi. Forse sarebbe opportuno un bagno di modestia. E accontentarsi di addentare un sampietrino gelato che Fassi all’Esquilino propone da tempo, a modico prezzo.