La seta è nata in Cina e le sue origini si perdono nel tempo tra leggenda e documentazione storica. Si narra, infatti, che a scoprire i fili di seta sia stata l’imperatrice Hsi Ling Shi, moglie dell’imperatore Huang Ti, l’Imperatore Giallo, vissuto intorno al 3000 avanti Cristo.
Mentre stava sorseggiando il tè sotto un albero di gelso, un bozzolo cadde nella sua tazza e, nel calore della bevanda, cominciò ad aprirsi mostrando i fili che il baco aveva tessuto attorno a sé in attesa di diventare crisalide. L’imperatrice viene ricordata come la prima sericoltrice, che inventò il primo telaio e che è anche entrata a far parte delle divinità cinesi con il nome di “Madre del baco da seta” (Cán Năinăi). Quel baco (Bombyx mori) proveniva da un gelso bianco e la sua coltivazione divenne fiorente soprattutto lungo il Fiume Giallo.
La coltivazione degli alberi di gelso, la raccolta dei bozzoli, l’estrazione dei fili di seta, la filatura e la tessitura erano lavori riservati alle donne e, per questa ragione i nomi con cui venivano indicati i vari stadi della metamorfosi del bruco erano associati al mondo femminile. Ad esempio, durante lo stadio larvale il bruco era associato ad una “ragazza che mangia” quando si nutre; ad una “ragazza che dorme” quando è immobile nel bozzolo; ad una “vecchia ragazza” quando diventa farfalla. Le tecniche di produzione erano segrete e la loro diffusione era controllata.
La seta era talmente preziosa da essere considerata come oro e veniva utilizzata come valuta in cambio di pietre preziose, incensi, spezie, ma anche “merci umane”: concubine, spose, schiavi. Conoscere i segreti della seta significava avere il monopolio economico in questo settore e molti paesi cercavano di contrastarlo.
La seta è stata venerata per millenni, tanto che si trova citata nel Libro dei riti, attribuito a Confucio. I tessuti serici dalla tonalità giallo tuorlo erano destinati solo agli imperatori che potevano regalarli ai nobili delle loro corti. La seta era legata ai loro riti funebri ed era posta nelle loro tombe insieme agli oggetti più preziosi.
L’antica datazione della leggenda è stata confermata dalle recenti scoperte archeologiche, con il ritrovamento di antichi reperti in seta in siti della cultura tardo-neolitica di Liangzhu, fiorita in Cina tra il 3.300 e il 2.200 a.C.
Negli ultimi anni è stata documentata la presenza di fibroina della seta preistorica risalente al 7000 – 6500 a.C. presso il sito neolitico di Jiahu (prov. Henan).
Le tracce di tessuto serico e di bachicoltura sono state individuate anche più a sud, a Qianshanyang nel Zhejiang, della cultura neolitica di Liangzhu del 3200-2200 a.C.
Databili al periodo degli Stati Combattenti, cioè delle lotte tra le sette dinastie che si contendevano la supremazia (dal 453 a.C. al 221 a.C.), risalgono i più consistenti ritrovamenti di tessuti di seta soprattutto lungo il corso del Fiume Azzurro.
Durante la dinastia Han, dal 206 a.C. fino al 220 d.C., la Cina estese la propria influenza fino all’Asia Centrale dove gli Xiongnu, i barbari di montagna, erano un pericolo temibile per la loro brutalità. Per evitare una guerra ci si accordò proprio grazie alla seta. In cambio dei tessuti serici, che divennero un simbolo di potere per i capi di quelle tribù, i cinesi poterono estendere la loro Grande Muraglia.
La seta cominciò a uscire con una certa regolarità dalla Cina verso la fine del III secolo a.C. e venne esportata in paesi lontani attraverso La Via della Seta, un insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che congiungevano l’Asia Orientale, e in particolare la Cina, al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo. La Via della Seta, per circa 4.000 miglia, dalla Grande Muraglia Cinese attraversava il deserto Takla Makan, la catena montuosa del Pamir, il moderno Afghanistan fino all’importante mercato di Damasco. Da qui la merce veniva spedita attraverso il Mar Mediterraneo. Nel tempo altre vie della seta servirono per esportare prodotti serici dalla Cina.
Nel 300 d.C. la sericoltura era diffusa in India, Giappone, e Persia. Nel 550 d.C. la seta raggiunse l’Europa tramite l’Impero Bizantino. Secondo una leggenda, i monaci dell’imperatore Giustiniano contrabbandarono le uova del baco da seta a Costantinopoli, inserendoli in canne cave di bambù. Anche per i bizantini, come per i cinesi, la tessitura e la commercializzazione dei tessuti serici rappresentava un segreto imperiale.
In Italia furono dunque i Bizantini ad avviare la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco in Calabria, attorno all’anno Mille, e furono gli Arabi ad introdurre la tessitura serica in Sicilia e in Spagna. L’arte della seta arrivò poi a Lucca, attirando abili filatori e tessitori, alcuni di loro furono ingaggiati da altre città attratte dalla produzione di un bene così prezioso. Il velo bolognese, i tessuti serici delle aree attorno a Como, Firenze, Venezia, Genova… venivano esportati in tutta l’Europa fino all’avvento dell’industrializzazione.
Dopo la II guerra mondiale il Giappone divenne il maggior produttore mondiale di seta grezza fino al 1970, ma la Cina oggi ha riconquistato il dominio nella produzione e nell’esportazione della seta.