Meloni contro tutti:
opposizioni, sindacati,
intellettuali, società civile

Due anni a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Due anni a Palazzo Chigi da premier incontrastata non sono bastati a Giorgia Meloni per abbassare i toni delle sue polemiche. Toni generalmente aspri, specialmente quando al centro della contesa ci sono temi che la leader della destra considera sensibili. Dall’eredità ideologica di Fratelli d’Italia alle decisioni del governo su questioni dirimenti come: carceri, giustizia, immigrazione clandestina, aborto, orientamento sessuale e identità di genere. Per non parlare delle repliche di Palazzo Chigi alle accuse su casi di “spoil system” e “occupazione” della Rai.

Fu Silvio Berlusconi il primo a descrivere Giorgia Meloni come premier “arrogante”. Era il 14 ottobre 2022, la leader di Fratelli d’Italia, stravinte le elezioni politiche e ricevuto l’incarico di formare il governo, stava mettendo a punto la squadra dei ministri. Berlusconi, non più padre padrone del centrodestra, adesso doveva incassare le decisioni di una donna. Che, tra l’altro, nel 2008 lui aveva portato per la prima volta al governo come ministro della Gioventù e adesso non gli mostrava alcun riguardo.

Silvio Berlusconi al suo scranno da senatore

L’ultimo schiaffo è il “no” alla poltrona ministeriale per una fedelissima berlusconiana come Licia Ronzulli. Il Cavaliere è furioso. Seduto su uno scranno del Senato scrive a mano un foglietto e lo mette in bella vista sullo scrittoio. Gli appunti vengono fotografati in tempo per essere mostrati da tutti i Tg della sera. Ne viene fuori un putiferio.

Ecco il testo: “Giorgia Meloni”, è scritto in alto. E poi: «Un comportamento 1 supponente, 2 prepotente, 3 arrogante, 4 offensivo, 5 ridicolo». In serata è la stessa Meloni a rispondere con un secco: «Mi pare che tra questi appunti mancasse un punto, e cioè “non ricattabile”».

Morto Berlusconi, quell’accusa di “arroganza” rivolta alla fondatrice di Fratelli d’Italia è stata quasi “ereditata” dall’opposizione di sinistra. Con le solite, inevitabili polemiche, che vedono puntualmente la diretta interessata all’attacco con discorsi, dichiarazioni, interviste, interventi sui social e su tutte le piattaforme messe a sua disposizione da un sistema mediatico compiacente.

Il governo Meloni giura al Quirinale

Tutto questo consente a Giorgia Meloni di salire sul ring, ogni volta che lo ritiene utile alla sua propaganda, per fare a pugni con opposizioni e sindacati, intellettuali e giornalisti, rappresentanti della cosiddetta società civile, e con chiunque le capiti a tiro. Con una serie di vittorie nella comunicazione politica che la fanno sentire sempre più forte. Vediamo. Nella sua prima conferenza stampa agostana da premier (2023) aveva detto di sentirsi sull’Ottovolante. Nel bilancio fatto il 6 agosto scorso si è autopromossa col massimo dei voti. «Non avrei potuto fare di più». Per poi definire “una barzelletta” quella degli oppositori che la descrivono come «una postfascista in bilico tra ideologia e autoritarismo».

Comunque sia, malgrado un certo logorio dopo quasi due anni di governo i sondaggi continuano a vedere FdI attorno al 30 per cento delle intenzioni di voto e la premier indisturbata a Palazzo Chigi, tra avversari ancora troppo divisi e alleati troppo deboli.  A questo punto, il vero nemico della Meloni potrebbe diventare Meloni stessa che rischia di eccedere e di travolgere tutto. Troppe le deleghe nelle sue mani, e quindi un certo scontento che cova sotto la cenere tra gli alleati di governo e perfino dentro Fratelli d’Italia. Come dimostrano le divisioni di questi giorni sul decreto carceri che hanno spaccato la destra come una mela.