La più antica università d’Europa è a Bologna, l’Alma Mater Studiorum. Irnerio, grande studioso di diritto, è uno dei protagonisti dell’affermazione dell’Alma Mater come un polo del sapere nel Medioevo. Bologna divenne uno dei centri della cultura europea e la cultura portò anche commerci e ricchezza alla città. Maria Luisa Berti racconta la storia dell’Alma Mater.
Gli studi giuridici dell’Alma Mater attirarono a Bologna professori e studenti anche d’oltralpe. Quando i professori si spostavano in un’altra università venivano seguiti dai loro studenti, a testimonianza dello stretto rapporto tra loro esistente. Gli studenti si impegnavano a seguire le lezioni per un anno e pagavano al loro maestro una collecta per ogni ora di lezione. Dalla metà del XIV secolo fu il Comune a pagare uno stipendio ai professori riservandosi però la facoltà di sceglierli.
Le lezioni iniziavano alle 9 al suono della campana della Cattedrale di San Pietro, detta la scolara, si interrompevano verso mezzogiorno e ricominciavano alle 15. Ogni lezione durava infatti tre ore. Oltre alla collecta, occorreva pagare l’affitto e l’arredamento della casa in cui il professore teneva le sue lezioni e che spesso era anche la sua abitazione.
Per ottenere la licentia e diventare Dottore lo studente doveva sostenere due esami davanti ai professori e un colloquio pubblico nella cattedrale: una vera e propria cerimonia nel corso della quale anche i presenti potevano intervenire. Doveva comunque pagare tasse altissime oltre alle regalie per i vari professori (abiti di panno pregiato, guanti di capretto bianco…). Occorreva essere ricchi per poter frequentare lo Studio.
Gli studenti erano raggruppati in una società: la Universitas Scholarum divisa tra gli Ultramontorum, cioè gli stranieri, e i Citramontanorum provenienti da varie zone dello Stivale. A capo c’erano due Rettori, scelti tra gli studenti più ricchi, affiancati da un Consiglio di 18 membri con il compito di scegliere i professori, controllare le iscrizioni, prendere accordi con i copisti dei codici, controllare il settore libraio e l’affitto delle case in collaborazione col Comune.
Il settore libraio comprendeva gli stazionari, i librai che avevano le loro botteghe nell’attuale via Farini, e dovevano avere a disposizione il prestito o la vendita degli exemplaria, i testi ufficiali. Solo loro, dopo il giuramento di adempiere ai loro doveri, potevano trattare i libri. Accanto agli stazionari avevano le loro botteghe gli amanuensi che ricopiavano i codici, o alcune loro parti, i miniatori che li decoravano e i legatori. I cartolari e i pergamenari fornivano materiali per scrivere.
Nel corso del Trecento si verificò un massiccio esodo di studenti che portò gravi difficoltà economiche nella città. All’origine della vicenda fu il tentativo di rapimento di una fanciulla bolognese, Giovanna Zagni, nipote del dottore Giovanni D’Andrea, ad opera dello studente spagnolo Jacopo da Valencia. La condanna a morte di Jacopo, ritenuta un fatto gravissimo, nascondeva i contrasti tra le fazioni che ambivano al dominio della città. Romeo Pepoli, che aspirava alla signoria, fece di tutto per farlo fuggire dalla prigione e, per evitarlo, il podestà Giustinello decise di anticipare l’esecuzione. Tale decisione inasprì gli studenti, che si vedevano privati di quei diritti antichi sanciti nella Authentica «Habita». Subito dopo l’uccisione di Jacopo (30 marzo 1321) gli studenti, seguiti da parecchi professori, se ne andarono in massa all’Università di Siena. Il Senato, preoccupato per le conseguenze di tale esito, incaricò il Consiglio del Popolo di trattare per la riconciliazione. Agli studenti furono riconosciuti i loro diritti, l’immunità e la costruzione di un monumento che ricordasse l’avvenimento: la Pietra della Pace. Tale Pietra fu custodita nella Chiesa di Santa Maria della Pace, in via D’Azeglio, demolita nel 1831, ed ora si trova presso il Museo Civico Medioevale di Bologna. Al centro del bassorilievo siede la Madonna con in grembo il Bambino, ambedue a proteggere gli studenti inginocchiati al suo lato.
Oltre agli studi giuridici che alla fine del XIII secolo erano concentrati nel quartiere di Porta Procola, si sviluppò la Scuola di Medicina e di Arte presso il quartiere di Porta Nova. Tale divisione fu necessaria per evitare i contrasti tra gli studenti delle due scuole. Solo verso la metà del XV secolo i locali vennero forniti dal Comune in una sede fissa, detta le Scuole Nuove, cioè l’Archiginnasio, in Piazza Galvani.
Secondo articolo – Fine