Celebre in tutto il mondo per la sua bellezza e la sua bravura, Joséphine Baker è stata anche una donna coraggiosa. Durante la II Guerra Mondiale, su richiesta del colonnello Jacques Abtey, divenne una spia dei servizi segreti francesi.
Grazie alla sua fama poteva trasportare documenti segreti senza suscitare sospetti, e poteva cogliere informazioni preziose durante le cene di gala cui veniva invitata. Diede rifugio ad ebrei e partigiani, installò un’antenna radio clandestina nel suo castello finché, finita nella lista dei ricercati della Gestapo, dovette fuggire in Marocco.
Alla fine della guerra fu insignita della medaglia della Resistenza Francese e nel 1961 Charles de Gaulle le assegnò la più alta onorificenza francese: la Légion d’Honneur. Lelie Lesage ce lo ha raccontato in un libro uscito nel 2024: La vita segreta di Joséphine Baker, edito da Giralangolo, nella collana Pictures books.
Freda Joséphine MC Donald, in arte Joséphine Baker, nacque il 3 giugno 1906 a Saint Louis da una famiglia povera. I suoi nonni erano stati schiavi, prima di essere liberati, e la mamma ex ballerina faceva la lavandaia, mentre il padre se ne era andato poco dopo la sua nascita.
A otto anni, Joséphine iniziò a lavorare come donna per le pulizie e come tata per aiutare la sua famiglia e a dodici anni abbandonò la scuola per lavorare a tempo pieno. A tredici anni, incontrò al Club, dove lavorava come cameriera, il suo primo marito anche se lo fu solo per poche settimane. Nel 1920 lasciò la famiglia e, con i suoi risparmi, riuscì ad acquistare il biglietto per gli spettacoli del Boxer Washington Theatre, riservato ai soli neri, finché un giorno riuscì a convincere il direttore del teatro a farle un provino. Cominciò allora la sua carriera di ballerina e cantante nei teatri di Saint Louis, poi si trasferì a New York dove lavorò come sarta nel backstage per il musical Shuffle Along in cui ottenne poi una parte. In quel periodo si sposò per la seconda volta.
Dopo il successo dello spettacolo, ottenne un ruolo nel musical di Broadway del 1924 The Chocolate Dandies. L’anno dopo fu a Parigi, al Théâtre des Champs-Élysées con la Revue nègre e ne divenne la prima ballerina. Fu molto apprezzata e divenne tanto famosa che il teatro registrò sempre il tutto esaurito. Joséphine in quell’occasione eseguiva la sua danse sauvage con indosso solo una gonna di piume. Si traferì poi alle Folies Bergère dove danzava uno sfrenato Twerking indossando solo un gonnellino di banane scintillanti. «Dal momento che rappresentavo una selvaggia sul palco -ebbe a dire- ho cercato di essere quanto più civile possibile nella vita di tutti i giorni».
Nel 1927 si lanciò nella canzone, seguita da Giuseppe Abatino, suo impresario e amante per circa dieci anni. Nel 1931 ottenne un indimenticabile successo con la canzone J’ai deux amours, composta da Vincent Scotto. Girò anche alcuni film che però non ebbero successo. Anche la sua tournée del 1936 negli Stati Uniti non incontrò un grande successo. Le rimproveravano di parlare talvolta in francese, o in inglese con accento francese.
Rientrata in Europa, ottenne la nazionalità francese nel 1937 sposando Jean Lion, cittadino francese. Il matrimonio durò soltanto due anni. Nello stesso anno pubblicò La conga blicoti, inserita nel 2011 nella colonna sonora del film Midnight in Paris di Woody Allen.
La passionalità delle sue interpretazioni e il suo interesse per l’arte popolare suscitarono l’entusiasmo dei parigini per il jazz e le musiche nere. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni (alcune delle quali, come La canne à sucre divennero molto note) il gusto piccante e ricercato del varietà francese si univa al folklore della musica africana.
Si dice che più di 1500 uomini avessero chiesto la sua mano. Ebbero parole di ammirazione per lei anche Hemingway, Picasso e Frida Kahlo. Amava stupire e farsi ammirare anche fuori dal palcoscenico: andava in giro su una Rolls-Royce con il suo cucciolo di ghepardo. Dopo la guerra si sposò di nuovo e acquistò un castello del XV secolo in Dordogna.
Non potendo avere figli, adottò dodici bambini: la sua tribù arcobaleno. I bambini, infatti, erano di provenienza, etnia e religione diversa. Il suo sogno era di creare una comunità multietnica e multiculturale. Partecipò attivamente al movimento per i diritti civili nato negli Stati Uniti. Quando Martin Luther King il 28 agosto 1963 pronunciò il discorso I have a dream durante la marcia su Washington per il lavoro e la libertà, lei era al suo fianco con l’uniforme dell’aeronautica francese. Joséphine Baker e Daisy Bates, furono le uniche donne a tenere un discorso dal Lincoln Memorial. «Io credo di avere una missione su questa terra, quella di aiutare i popoli a diventare amici e a fare in modo che capiscano prima che sia troppo tardi…».
Nel 1951 si trovava all’esclusivo Stork Club di Manhattan e, quando si rifiutarono di servirla, lei accusò il club di razzismo. Era presente Grace Kelly che, offesa per il trattamento riservato alla Baker, lasciò il locale con lei. Cominciò allora tra le due artiste una lunga amicizia. Quando nel 1968 Joséphine andò in rovina a causa delle spese per il mantenimento del suo castello, la principessa Grace venne in suo aiuto, mettendole a disposizione Villa Maryvonne a Roquebrune Cap Martin. Inoltre, ottenne che i figli di Joséphine fossero a carico della Croce Rossa di Monaco e la stessa Joséphine poté continuare ad esibirsi ai grand gala annuali della Croce Rossa monegasca. Nel maggio del 1968 partecipò alla manifestazione a sostegno di De Gaulle. Negli anni Settanta tenne spettacoli in Europa e negli USA ottenendo altri successi.
Morì a Parigi il 12 aprile 1975 e al suo funerale, svoltosi nella Chiesa della Madeleine de Paris, parteciparono ventimila persone ed era presente anche la principessa Grace.
Joséphine Baker fu sepolta nel cimitero di Monaco. Il 30 aprile 2021 viene simbolicamente accolta nel Pantheon di Parigi: prima artista, prima donna nera, prima nativa statunitense degna di ricevere una tale onorificenza. Di lei Emmanuel Macron ebbe a dire «una donna la cui intera vita è stata dedicata alla ricerca della libertà e della giustizia».