Da novembre comincia la tournée dello spettacolo Personaggi in cui ritroviamo sul palcoscenico tutti i personaggi di Antonio Albanese dall’Ottimista al Sommelier, maschere che l’attore definisce «eterne, senza tempo,,, nascono dal desiderio di raccontare il paese più vero, prototipi della nostra società, visi conosciuti che si ritrovano nel nostro vicino di casa, nell’amico del cuore, in noi stessi… Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli, un po’ più allegri, un po’ più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre».
Sono comico e tragico: queste parole di Albanese rappresentano la sua versatilità nel corso della sua lunga carriera come attore, regista, sceneggiatore, comico, cabarettista, scrittore e imitatore.
Come attore comico e tragico Albanese ha dato prova del suo talento nel film Grazie ragazzi dove interpreta Antonio Cerami, un attore in difficoltà che, per sbarcare il lunario, doppia film pornografici. Il teatro è la sua vita, ma sono anni che non sale su un palcoscenico. Perciò, quando il suo amico gli propone di creare un laboratorio teatrale nella casa circondariale di Velletri, decide di accettare la proposta anche se da regista, invece che come attore. L’opera scelta è Aspettando Godot di Samuel Beckett, perché i detenuti «sanno cosa vuol dire aspettare: non fanno altro».
Così, dopo le diffidenze iniziali Antonio riesce a coinvolgere nella recita alcuni carcerati che, a parte i crimini commessi, forse non sono mai entrati in un teatro e magari non sanno neppure leggere. I cinque coinvolti sono Diego (Vinicio Marchioni), arrestato per rapina, che accetta perché vuole che suo figlio lo veda sul palco; Aziz (Giacomo Ferrara) arrivato in Italia col gommone; Mignolo (Giorgio Montanini) che ha una moglie caliente; Damiano (Andrea Lattanzi) balbuziente; Radu (Bogdan Iordachioiu), il rumeno addetto alle pulizie che attraverserà la scena nelle vesti di un inaspettato Godot in incognito e all’insaputa del regista. Un Godot non presente nel testo di Beckett ma che rappresenta la speranza dei detenuti.
Durante le prove tutti partecipano tra varie difficoltà sotto lo sguardo perplesso delle guardie e il controllo della direttrice del carcere, la quale finirà poi per appoggiarli. Il giorno della prima è un tale successo che ne parlano anche i giornali e molti teatri li richiedono. Comincia così una lunga, faticosa ma riuscita tournée in giro per l’Italia. Ultima tappa il Teatro Argentina di Roma. E qui arriva il Godot tanto atteso dai detenuti, la fuga, ma anche da Antonio che finalmente calca il palcoscenico, improvvisando un monologo. Qui racconta la sua esperienza, denuncia le dure condizioni di vita nel carcere e infine ringrazia “i ragazzi” per la riuscita dello spettacolo e per tutto quello che gli hanno trasmesso. Alla fine del monologo Antonio riceve fragorosi applausi.
Nel film, uscito nel 2023 per la regia di Riccardo Milani, si alternano momenti di commozione ad altri di ilarità, che alleggeriscono il racconto, con un linguaggio semplice, accessibile a tutti, direi popolare, parola amata da Francesco Favino. Infatti, il film è stato assai apprezzato dal pubblico. Nella 38ª edizione dei Ciak d’oro (2023) è stato premiato come miglior film commedia.
La storia alla base del film è vera: nel 1985, in Svezia, un gruppo di detenuti è sparito nel nulla dopo aver ottenuto il permesso di esibirsi in uno spettacolo teatrale. La commedia è il remake di un originale francese (Un triomphe di Emmanuel Courcol). Il regista italiano ha voluto però cambiare il finale. Quello che gli interessa non è infatti la fuga dei protagonisti, ma il loro avvicinamento all’arte. La finalità di questa storia è far capire quanto sia importante far teatro per coloro che sono emarginati e che spesso non hanno gli strumenti culturali per conoscere il teatro e il suo grande potere trasformativo. Ma far teatro aiuta tutti perché insegna l’empatia. «Bisognerebbe fare teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore». (Elio Germano).