Bologna alluvionata
litiga sulle colpe

Reno, Via San Mamolo allagata a Bologna

Via San Mamolo allagata a Bologna

Tra il 19 e il 20 ottobre 2024 Bologna, l’area metropolitana e la bassa pianura sono state interessate da piogge abbondanti e continue che hanno causato l’esondazione dei fiumi del territorio. Anche Bologna ha subito i gravi danni dell’alluvione. La rete idrica che scorre sotto la città è piuttosto ampia ed è alimentata soprattutto dal fiume Reno e dai torrenti Savena, Aposa e Ravone; conoscere il loro percorso aiuta a capire quanto è successo.

Il fiume Reno nasce in Toscana ed è lungo complessivamente 212 chilometri. Dalla chiusa di Casalecchio, di origine medioevale, le sue acque hanno dato origine al Canale di Reno da cui derivano altri due canali: il Cavaticcio e il Canale delle Moline dove confluiscono il torrente Aposa e il Canale di Savena, proveniente dalla Chiusa di San Ruffillo. Tutte le acque si riversano sul Canale Navile che un tempo era navigabile fino ai fiumi Reno e Po e che ora termina a Malalbergo.

Ci sono poi altri corsi d’acqua minori alcuni naturali (la Fossa Cavallina, i rii Grotte, Meloncello, e Vallescura; il Savena Abbandonato e i torrenti Lavino e Ravone) e altri canali artificiali (le canalette della Dozza, delle Lame e della Ghisiliera; gli scoli Fossetta, Calamosco, Canalozzo, Cannocchia, Cava, Ranuzzi, Spirito Santo e Zinella).

Una strada alluvionata di Bologna

Il Savena nasce in provincia di Firenze, nella zona di Fiorenzuola, dai monti a nord del Passo della Futa. Attraversa la parte orientale del territorio bolognese dove dalla Chiusa di San Ruffillo fu derivato un canale che scorre tuttora in città. È il maggior affluente dell’Idice che confluisce a nord sul fiume Reno.

Il Ravone nasce sui colli bolognesi, nei pressi del Parco Cavaioni da cui è visibile perché scorre scoperto per 4 km. Entra in città coperto e attraversa il quartiere Porto-Saragozza sotto le vie Saragozza, Andrea Costa, Sabotino, Saffi; incrocia poi il Canale di Reno e la canaletta della Ghisiliera per infine sfociare nel fiume Reno.
L’Aposa ha la sua sorgente presso Roncrio, sui colli bolognesi, scende scoperto fino all’area urbana di Bologna e prosegue, interrato, nei pressi di Via Bellombra, sino a raggiungere il centro storico della città fra Porta Castiglione e Porta San Mamolo, dove un serraglio medievale ne testimonia l’antico passaggio. Attraversa, ancora sotterraneo, il centro della città, rasenta le Due Torri laddove la Via Emilia, ora interrata, lo scavalca con un ponte ancor oggi esistente. Prosegue verso nord fino a confluire nel Canale delle Moline. Due gravi alluvioni avevano colpito la Romagna lo scorso settembre e nel 2023, adesso il cataclisma ha colpito Bologna.

Volontari ripuliscono Bologna dal fango dopo l’alluvione

Quello che scorre sotto il capoluogo dell’Emilia Romagna è un vero e proprio labirinto di canali e canalette, difficile da governare soprattutto nel caso di piogge abbondanti: queste alimentano i vari torrenti e rii dell’Appennino che riversano le loro acque a valle dove si trovano gli abitati.
«… dalle ore 6 di sabato 19 alle ore 6 di domenica 20 ottobre su Bologna e sui bacini di Samoggia, Savena ed Idice, si sono registrate precipitazioni elevate, con cumulate da 160 a 180 mm e intensità orarie anche superiori ai 30 mm/ora e ai 100 mm in 4 ore consecutive. Le intensità fra i 20 e i 30 mm/ora sono normalmente associate a temporali estivi di breve durata (inferiori ad un’ora), mentre in questo evento si sono mantenute per diverse ore consecutive. In particolare a Bologna S. Luca si sono registrati 148,5 mm/24 ore, paragonabili ai 150 mm/24 ore, massimo storico negli ultimi 100 anni, registrato il 27 settembre 1928» (dati elaborati da Arpae Emilia-Romagna).

La forza dell’ondata d’acqua trasportata dai torrenti Aposa e Ravone ha fatto scoppiare i cassoni dentro cui scorrevano, sono saltate le tombature e i tombini e le acque del Ravone hanno allagato le vie Saffi, Andrea Costa, Sabotino, inondando case, cantine, garage… con danni incalcolabili tra lo spavento dei cittadini. Danni simili sono stati causati dall’Aposa che ha esondato lungo Via San Mamolo.

Matteo Lepore

Contemporaneamente anche il Canale di Reno ha straripato allagando via Riva di Reno, Via Lame e le strade limitrofe. In Via Riva di Reno il canale era stato appena scoperchiato e molti cittadini ritengono che sia esondato proprio perché scoperto e ritengono che tale riapertura sia stata una “scelta scellerata” del sindaco Lepore che così ha risposto: «Il cantiere del tram in via Riva Reno non c’entra niente con l’alluvione. Non abbiamo la controprova su cosa sarebbe successo a canale ancora chiuso, ma pensiamo che sarebbe accaduto quello che è successo in tutta la città, come in via Andrea Costa: l’acqua sarebbe venuta fuori comunque».

Il Savena ha esondato alla Ponticella e in alcuni tratti a San Lazzaro poi, confluendo con l’Idice ha causato allagamenti a Ozzano, Budrio, Molinella e nella pianura circostante.
Il torrente Zena che nasce nell’Appennino Bolognese, tra Loiano e Quinzano, scendendo ha esondato a Pianoro e a Botteghino di Zocca, dove ha provocato danni gravi e ha causato la morte di un giovane ventenne. Lo Zena confluisce con l’Idice in località Pizzocalvo (San Lazzaro di Savena) contribuendo all’esondazione di questo fiume.

Si sta ancora lavorando in città, nell’area metropolitana e in pianura per far defluire le acque, per spalare il fango, per liberare dai detriti, per aiutare le persone colpite da questa catastrofe. Eppure, non mancano le polemiche. Si tende a strumentalizzare la situazione per finalità politiche, mentre le parti avverse potrebbero unire le loro forze per sostenere i cittadini e trovare soluzioni alternative comuni per evitare che in futuro possano esserci così gravi danni per un’alluvione.