Il 10 ottobre scorso la Regione Lazio ha assunto una nuova deliberazione, la Delibera di giunta regionale n.777, che riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa. Con questa DGR la Regione recepisce quanto previsto da un provvedimento del governo (il DL 73 convertito in legge 107 in vigore dal 1°agosto 2024) introducendo diverse novità rispetto alle precedenti modalità adottate per la gestione delle liste di attesa.
Il governo ha stanziato per la Regione Lazio un finanziamento pari a € 16.854.366,52 che è già stato assegnato alle 10 ASL della Regione. L’obiettivo è l’abbattimento delle prestazioni “fuori soglia” valutate dalla società regionale Lazio Crea, a metà 2024, in circa 400 mila. Le prestazioni sanitarie dovrebbero essere erogate solo entro i tempi indicati dal medico. Entro 20 giorni dalla pubblicazione della citata DGR 777, le Aziende Sanitarie dovranno predisporre ed inviare alla Direzione Regionale Salute ed Integrazione Sociosanitaria un Piano Aziendale illustrativo delle misure che a tal fine s’intende mettere in atto. Entro 60 giorni dalla presentazione del Piano, le Aziende Sanitarie dovranno dare attuazione alle misure previste.
Nello specifico le ASL devono attivarsi per:
- la ridefinizione qualitativa e quantitativa dei volumi di attività e della tipologia delle prestazioni delle strutture pubbliche e private accreditate.
- la riprogrammazione delle ore di medicina specialistica ambulatoriale interna;
- la richiesta di prestazioni, in via eccezionale e temporanea, ad integrazione dell’attività istituzionale, da parte delle aziende ai propri dirigenti, allo scopo di ridurre le liste di attesa o di acquisire prestazioni aggiuntive.
- l’incremento delle ore a specialisti ambulatoriali interni già in servizio o attivazione di nuove ore di specialistica ambulatoriale interna con stipulazione di rapporti convenzionali finalizzati alla riduzione dei tempi di attesa.
La DGR 777 è sufficientemente chiara nel ricordare alle ASL le modalità organizzative e operative che – precisa la DGR- «dovranno garantire il recupero delle prestazioni prenotate oltre i tempi previsti dalla normativa attraverso, in via prioritaria e principale, l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive, in via subordinata attraverso l’attività libero-professionale intramuraria e da ultimo attraverso il ricorso al sistema privato accreditato».
Con i precedenti Piani Operativi con i quali, nel tempo, si è messo mano all’accumularsi di prestazioni non garantite nei tempi prioritari, il ricorso all’acquisto di prestazioni dal privato accreditato è prevalso rispetto alla scelta della prioritaria valorizzazione dei fattori interni.
La Regione Lazio con la DGR 777 precisa che se si ricorre (ma solo “da ultimo”) al privato accreditato, va fornita alla Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria «adeguata motivazione della mancata attivazione delle misure straordinarie interne». La Regione non dice se e come intenderebbe intervenire in caso di disparere sulle motivazioni formulate dai Direttori Generali di ASL.
Dovrà altresì essere attivato un sistema di monitoraggio interno a ciascuna Azienda Sanitaria per verificare l’attuazione delle misure previste e l’utilizzo delle risorse assegnate, i cui esiti dovranno essere periodicamente comunicati alla Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria attraverso specifica rendicontazione.
Il buon esito nella attuazione della DGR 777, la sua efficacia, dipendono molto dalla effettiva informatizzazione della gestione delle liste di attesa e dall’integrazione nel Recup delle agende pubbliche con quelle delle singole strutture private accreditate, cosa che la Regione afferma essere in atto dal primo gennaio 2024.
Padre Virginio Bebber presidente di Aris, che rappresenta le strutture sanitarie e sociosanitarie cattoliche, pochi giorni or sono interloquendo a distanza con il ministro Squillaci, ha affermato «…e per quanto riguarda l’abbattimento delle Liste d’attesa potremmo fare ancora molto di più, se solo ce ne dessero l’opportunità. Naturalmente come chiesto dal Ministro siamo pronti a mettere a disposizione le nostre agende». A questo punto ci si domanda: chi dice cose vere?
L’Amministrazione regionale afferma di essere in grado di monitorare quotidianamente le prestazioni di specialistica ambulatoriale che superano i tempi di garanzia previsti per le liste di attesa. Ad oggi non abbiamo un sistema nazionale di monitoraggio. Il ministro della Sanità Squillaci ha reso noto che la Piattaforma nazionale liste attesa (PNLA), prevista dal DL73 e finalizzata al monitoraggio, sarà pienamente in esercizio con la fine del 2024. Si tratta di una decisione positiva. Per la prima volta si potrà avere uno strumento nazionale per monitorare, in modo rigoroso e con le stesse modalità, i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie che, come sappiamo, nei fatti, non sono monitorate. È tuttavia necessaria da parte della Regione una effettiva interoperatività con la Piattaforma nazionale. Il che dipende dallo stato di salute dell’organizzazione delle strutture regionali.
Ci si domanda se l’organizzazione attuale del Servizio sanitario regionale, con la sua carenza di personale numericamente adeguato, qualificato, non sufficientemente remunerato e motivato e senza le necessarie risorse economiche aggiuntive possa con la fine del 2024 corrispondere pienamente agli obiettivi, essenziali, del monitoraggio in tempo reale delle liste di attesa a livello nazionale. Nella realtà, a livello nazionale come a quello regionale, si susseguono interventi manutentivi piuttosto che interventi di cambiamento strutturale, programmati, della sanità pubblica. Le liste di attesa, un perno delle proposte elettorali e poi del programma del governo Meloni non superano la soglia degli interventi spot.
Il DL 73 (nel Lazio “recepito” con la DGR 777) prevedeva azioni che non trovano nella manovra finanziaria recentemente varata quella copertura finanziaria che il DL 73, in parte, esplicitava. Il ministro Squillaci su Repubblica afferma che le Regioni non hanno ancora esaurito il miliardo stanziato negli anni scorsi per abbattere i tempi di attesa e che ci sono 200 milioni non utilizzati. Squillaci ha aggiunto: «Siamo disposti a dare nuove risorse, ma intanto usino quelle».
Nel Lazio è bene che le risorse non utilizzate siano impegnate per il rafforzamento dei fattori di produzione interna delle prestazioni specialistiche. Le risorse incrementali del fondo sanitario per gli anni prossimi sono soprattutto volte a coprire, come è giusto, i rinnovi contrattuali del personale. Due altri obiettivi sui quali il governo aveva preso impegno, il piano straordinario assunzioni e l’eliminazione del tetto di spesa per l’assunzione del personale non trovano sufficiente copertura finanziaria.
La preoccupazione di carattere più generale rispetto allo stato di salute della sanità pubblica del Lazio, dopo la manovra nazionale che vede crescere per il 2025 il fondo nazionale di soli 1302 mln di risorse nuove, è che la Regione Lazio (con la sua sofferta e lunga storia di disavanzo nei bilanci sanitari), per riuscire a realizzare gli obiettivi della legge di bilancio non si affidi ad una nuova stagione di “razionalizzazione della spesa” e di tagli di servizi sanitari pubblici.
Rino Giuliani Responsabile sanità dello SPI CGIL di Roma e del Lazio