Io, Winston è un libro singolare fin dalla copertina. Compare la figura di un cappello a cilindro, di un sigaro e di un papillon. È l’abbigliamento tipico di Winston Churchill, il leggendario premier britannico. Da uomo esperto della comunicazione assegna a ogni capo di abbigliamento un significato: autorevolezza dal cilindro, sicurezza dal sigaro, estrosità dal papillon.
L’autore è Gabriele Genah, giornalista a Radio Rai3, classe 1989, l’anno del crollo del Muro di Berlino. Comincia a illustrare i segreti di Io, Winston, Il romanzo in prima persona della vita di Churchill, presentando il suo libro -444 pagine, editore Solferino- il 21 novembre in una sala strapiena alla Galleria Sordi di Roma. Si mette nei panni di Churchill, racconta i 90 anni di vita dell’uomo che sconfigge Adolf Hitler. Utilizza lettere, appunti, articoli, discorsi, interviste, aneddoti. È una enorme documentazione in gran parte in inglese. L’occasione è la ricorrenza dei 150 anni dalla nascita del mitico personaggio.
Winston Churchill è una delle poche persone che lascia una forte impronta nella storia del mondo. Se non fosse nato forse il Regno Unito avrebbe accettato la pace separata proposta da Hitler nel 1940, dopo aver sconfitto tutte le altre democrazie europee conquistando l’intero continente.
È l’ora più buia. Una signora nella Londra del 1940 lo aiuta molto nelle gravi decisioni da prendere. Gli grida mentre va alla Camera dei comuni per esporre la volontà di resistere e combattere: «Buona fortuna, Winnie! Che Dio ti benedica». L’incitamento lo conforta: sente di avere con sé l’intera nazione in quei momenti drammatici. Con il discorso alla Camera spiega i motivi della guerra alla Germania nazista. È un intervento celebre, da brividi, affascinante: «Non ho niente da offrirvi se non sangue, fatica, lacrime e sudore». L’obiettivo è chiaro: «Fare la guerra contro una tirannia mostruosa» fino alla «Vittoria».
Militare, giornalista, scrittore, pittore, deputato alla Camera dei comuni sin da giovane, più volte ministro e due volte premier. La vita di Churchill è lunga e complessa, piena di successi e di brusche cadute, di fallimenti e resurrezioni. Il padre, lord Randolph Henry Churchill, ha scarsa considerazione per Winston, lo considera un fallito non in grado di fare nemmeno l’avvocato. È contento quando apprende che, come primi lavori, fa il giornalista e il soldato. La scarsa considerazione del padre, stimato deputato conservatore, è stata sempre un cruccio per lui.
Il premier britannico fiuta in anticipo i pericoli del futuro: prima il nazismo e poi il comunismo sovietico. Dopo la Seconda guerra mondiale nel 1946 prevede la “guerra fredda” tra gli Stati Uniti e i paesi democratici dell’occidente contro la Russia Sovietica. Prevede la conquista di Mosca dell’Europa dell’est. Inventa l’efficacissimo slogan della “cortina di ferro”. In un discorso lancia una frase fulminante: «Da Stettino nel Baltico e Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente». Oggi il mondo e l’Europa in particolare stanno vivendo altre ore tragiche con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, c’è l’incubo di una guerra atomica minacciata da Vladimir Putin. Tuttavia non si vede un personaggio della caratura politica di Churchill per fronteggiare la nuova tragedia.
È assoluta la venerazione per la Camera dei comuni come fonte battesimale della sovranità popolare. Distingue però tra nazismo e fascismo. Considera il primo la più sanguinaria e atroce dittatura della storia, verso il secondo invece ha un giudizio benevolo almeno fino all’alleanza con Hitler. Ritiene Benito Mussolini un baluardo contro il totalitarismo leninista. Ritiene il duce addirittura «il più grande legislatore vivente».
Vanta grandi meriti ma commette anche tanti errori. Difende a spada tratta l’Impero britannico e l’annesso imperialismo. Si parla spesso di un carteggio Churchill-Mussolini, per qualcuno era in una di quelle borse che portava con sé quando è catturato nel 1945 dai partigiani comunisti a Dongo. Mentre fugge in Svizzera assieme a un gruppo di gerarchi fascisti è arrestato. Si porta dietro “l’oro di Dongo”: valige e sacchi di juta colmi di denaro, oro e gioielli. Ma sembra che avesse anche una o più borse di documenti riservati: compresa quella con le lettere dello statista britannico.
Sull’esistenza de “l’oro di Dongo” ci sono varie testimonianze (sembra che sia finito quasi tutto nelle casse del Pci). Del carteggio si sa ben poco. Sono note, dice Genah, solo due lettere: una di Churchill e un’altra di Mussolini. La prima contiene l’invito a non entrare in guerra al fianco della Germania e la seconda è la risposta negativa del duce del fascismo. Resta però più di un dubbio, restano dei misteri da chiarire. Qualcuno avanza l’ipotesi che sia stato lo stesso Churchill a ordinare l’uccisione di Mussolini per impedire la diffusione del carteggio compromettente. L’autore di Io, Winston potrebbe dedicarsi a svelare i segreti, se ancora ci sono, del misterioso carteggio in un nuovo libro.