La povertà a Roma
tra indifferenze
e speranze

Roma si conferma la città delle disuguaglianze. È come se esistessero due città che camminano su strade parallele senza incontrarsi. Da un lato la capitale la cui economia continua a crescere, almeno nei dati macro (fra le città italiane il reddito complessivo Irpef dei suoi cittadini è al secondo posto dopo Milano), dall’altro la città dei municipi più periferici in alcuni dei quali l’indicatore “rischio povertà o esclusione sociale” è ancora troppo altro.

Rapporto povertà, La presentazione del Rapporto della Caritas sulla povertà a Roma

La presentazione del Rapporto della Caritas sulla povertà a Roma

È il dato che emerge dal rapporto della Caritas “Rapporto povertà: un punto di vista. Anno 2024” presentato nei giorni scorsi in Vicariato dall’arcivescovo Baldo Reina, vicario del Papa per la diocesi di Roma, e da Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana, alla presenza del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.

L’elemento caratterizzante il 2023, un anno di crescita economica complessiva dopo gli anni della pandemia, è stato l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, in particolare dei generi alimentari, che hanno messo in grande difficoltà le famiglie con i redditi più bassi e gli immigrati. La quota di persone a rischio povertà è al 12,7%. Il rapporto presenta dati sugli aiuti alimentari, la distribuzione dei buoni spesa elargiti soprattutto dai centri di ascolto, 3 quelli diocesani e 201 quelli parrocchiali nel 2023, saliti a 218 nell’anno in corso, disseminati un po’ in tutta la città; l’attività degli empori della solidarietà e delle mense sociali; l’assistenza sanitaria e l’accompagnamento sociale. Lo scorso anno sono state accolte dai centri di ascolto complessivamente 13.162 persone, un aumento del 12% dei cittadini presi in carico, più di quanti furono aiutati nel periodo della pandemia. La percentuale di chi si è rivolto alle mense è schizzata al 21%. Le persone accolte dalle tre mense sociali sono state 11.124, con 322.058 pasti distribuiti in convenzione con Roma Capitale. La richiesta specifica più frequente nei centri di ascolto riguarda i generi alimentari (34,6%). Al secondo posto la richiesta di sostegno socio-assistenziale (14,7%) e infine la domanda di lavoro (13,3%). 

Barbone dorme in strada a Roma

Ma ci sono anche altri due tipi di povertà che emergono con chiarezza dal rapporto: quella educativa e quella abitativa. «Sulla povertà educativa – si legge – c’è da alzare il velo sul basso contesto socio-economico e culturale delle famiglie che influisce negativamente sulla possibilità per i giovani di fare sport, arte, musica o corsi di approfondimento. C’è mancanza di sostegno psicologico ed emotivo per la presenza di situazioni di stress causate dall’instabilità familiare». C’è ancora molta dispersione scolastica. La percentuale di giovani di 18-24 anni con la sola licenzia media e non inseriti in percorsi di studio e formazione è del 4,7%. A Roma i giovani che non studiano e non lavorano nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni rappresentano il 10,7% del totale. Serve quindi un forte sostegno ai nuclei con minori più vulnerabili a causa della fragilità della rete familiare.

La richiesta di sostegno è fortemente aumentata anche per il superamento del Reddito di Cittadinanza, sostituito sì dall’Assegno di Inclusione ma il cui importo è più basso ed è destinato a una platea di famiglie più ristretta. C’è anche sempre più pressante l’esigenza di aiuto economico per sostenere la spesa degli affitti. Nel 2022 ci sono state 30.000 richieste di contributi da parte di chi non ce la fa a pagare l’affitto, ma il fondo è stato sospeso lo scorso anno. A Roma si può parlare quindi di una vera e propria emergenza casa. La situazione degli sfratti è drammatica: lo scorso anno sono state emesse 3.528 ordinanze, l’85% delle quali per “morosità incolpevole”, di cui 2.058 eseguite. Il direttore della Caritas Trincia afferma: «La povertà abitativa non può essere più chiamata emergenza perché è frutto di ritardi strutturali e di carenza di adeguate politiche pubbliche a partire dal livello nazionale, nel dare risposte adeguate alla prolungata privazione di un bene essenziale per vivere come un’abitazione dignitosa».

Immigrato pulisce una strada a Roma

La povertà abitativa è ulteriormente alimentata in questi ultimi anni dal fenomeno degli affitti brevi. Una pratica che consegna la città in mano al turismo, ormai anche nelle periferie, a discapito delle necessità delle frange più fragili della società. Sulla problematicità di questo dato si sono trovati d’accordo sia il sindaco Gualtieri che il presidente Rocca, che sollecitano decisioni anche a livello nazionale, in quanto il fenomeno riguarda tutte le città d’arte. Sono 18.608 le famiglie in attesa di un alloggio popolare, di cui oltre 7.000 in lista dal 2013. Sono 23.420 i “senza tetto e senza fissa dimora” censiti dall’Istat alla fine del 2022 nei 121 comuni dell’area metropolitana di Roma, di cui oltre 22.000 nella capitale. Quest’anno sono state censite 2.024 persone in strada presenti nella sola area dell’anello ferroviario di Roma, comprese le stazioni ferroviarie di Roma Ostiense, Tiburtina, Trastevere e Tuscolana.

Contro le indifferenze di molti, i germogli di speranza di chi accoglie disseminati nella Capitale, è quanto auspicato da monsignor Reina. «Tutti devono essere rispettati nella loro dignità» ha detto alla presentazione del rapporto, rivolgendo un appello alle istituzioni per una moratoria degli sfratti nell’anno del Giubileo. Appello che Gualtieri e Rocca hanno accolto, parlando il primo di “un fiume di povertà” che attraversa la nostra città e che non si può ignorare, e il secondo della necessità di “lavorare insieme” per superare gli ostacoli politici e contrastare la povertà.