La società occidentale si è imbolsita e i segni sono tanti ed evidenti. Le ragioni di questa crisi non dipendono solo dalla opulenza e dal consumismo eccessivo. Si tratta, al più, di concause della contingente perdita di vigore.
A mio modesto parere, la ragione principale risiede nella secolarizzazione delle tradizioni, degli usi e dei costumi, da intendersi come fenomeno deteriore che rifiuta e, in non pochi casi, per un uso distorto del così detto “politicamente corretto”, persino rinnega le tradizioni, i miti e i simboli occidentali, tanto quelli religiosi che quelli laici.
Non è neppure il secolarismo il problema, perché l’aderenza politica e culturale ai principi della laicità è una conquista occidentale, ed europea in particolare, che tuttora è vivida e informa il nostro sistema sociale, statuale e culturale, rispetto alla quale non intravedo crepe.
La quaestio riguarda ciò che sta succedendo all’interno dei pilastri fondativi della società occidentale, perché se l’erosione della secolarizzazione non viene fermata per tempo, prima o poi le fessure si faranno realmente vive e non ci sarà più tempo.
Cosa fare, dunque? Non ho ricette e neppure possiedo la bacchetta magica. Però un’idea me la sono fatta. La società occidentale, rispetto al passato, anche recente (pensiamo ad esempio al nostro Paese uscito socialmente e moralmente distrutto dalla seconda guerra mondiale ma che ha saputo, grazie a un eccezionale sforzo comune, formidabilmente compiere il miracolo economico degli anni sessanta e procedere alle conquiste sociali degli anni settanta/ottanta), è sensibilmente più fiacca perché è costante in senso decrescente il valore della tensione della spiritualità.
L’uomo occidentale non puó proseguire su questa china ma deve nuovamente ricercare il profondo che è in sè e connettersi con il trascendente, con il superiore. Ciò che è in alto e come ciò che è in basso, questo è il senso più intimo e più autentico della spiritualità, che è una inesauribile fonte di conforto, ispirazione e orientamento per l’uomo.
La spiritualità è la bussola e anche il fine ultimo della vita, mentre non lo sono da soli i beni materiali e il potere, i quali non devono certo essere demonizzati e sono utili e necessari per il progresso e il benessere dell’intera umanità, purché usati come mezzo e non come scopo.
Non esiste il “Mago di Oz” (divertente allegoria di questi giorni che è stata lanciata da un noto comico italiano), ma ciascuno di noi è lo sciamano di sè medesimo. Se saremo capaci di rimetterci con forza e vigore a ricercare la spiritualità, il processo erosivo cesserà e le incrinature non appariranno.
E l’Occidente, con tutti i suoi valori, tradizioni e principi, che non sono al di sopra ma neppure al di sotto di quelli tipici di altre nobili tradizioni e sistemi sociali-culturali che in questa fase storica appaiono come più forti e coriacei, continuerà, per mille e mille anni ancora, ad essere faro di civiltà e cibo di speranza.