Cinquecento milioni di euro e seimila dipendenti in meno. Questa l’offerta di Lufthansa che finalmente ha consegnato la sua proposta per Alitalia. Lo scenario è quello previsto da Sfogliaroma il 26 aprile scorso con queste parole: «Al momento, l’unico potenziale acquirente è la Lufthansa. In passato ha più volte mostrato interessamento all’Alitalia e lo scorso 12 ottobre ha già rilevato da Etihad Air Berlin, che era sull’orlo del fallimento. Ma il passaggio a Lufthansa trasformerebbe Alitalia in una compagnia regionale, con un taglio di almeno quattromila dipendenti».
Alle ore 18 di lunedì 16 ottobre, termine ultimo per mettere nero su bianco le “offerte vincolanti d’acquisto”, si sono presentati sette concorrenti. In testa Lufthansa ed Easy Jet, interessate però alla sola parte “volo”. Questo significa che per l’handling, cioè per il personale e le attività di terra, i commissari liquidatori dovranno cercare una soluzione tra le cinque offerte rimanenti.
Dagli scarni comunicati ufficiali diffusi è già evidente che il colosso tedesco è in pole position, mentre la low cost inglese mette le mani avanti dando l’impressione di non crederci troppo. L’offerta EasyJet, si legge in una nota, è «coerente con l’attuale strategia» della compagnia per l’Italia. Chiarito questo, si ammette candidamente che «non esiste certezza sul fatto che si vada avanti con una transazione».
Quindi la vera trattativa che si avviano a fare i commissari sarà con il colosso aereo tedesco che, dopo aver «escluso un’offerta per l’intera compagnia ha manifestato l’interesse solo per alcune parti». «L’offerta – prosegue Lufthansa – comprende una proposta per una nuova struttura con modello di business focalizzato (‘Nuova Alitalia’), che potrebbe dare origine a prospettive economiche nel lungo termine». «I commissari – conclude il comunicato – hanno accettato di mantenere la riservatezza sui dettagli dell’offerta».
Stando al Corriere della Sera la società di Colonia avrebbe messo sul piatto circa 500 milioni di euro per la sola parte aviation (la flotta, i piloti e gli assistenti di volo, gli slot), avrebbe proposto il dimezzamento del personale (circa 6mila dipendenti), la riduzione delle attività di corto e medio raggio e un ruolo, ancora da definire, per Etihad, l’ex azionista di minoranza con il 49%.
E adesso? In assenza di un’offerta per l’acquisto della compagnia aerea italiana “in blocco”, i liquidatori devono trattare per il cosiddetto spezzatino, cioè per la vendita separata delle attività di volo e di terra. Il termine è stato spostato dal 5 novembre al 30 aprile. Più tempo, dunque, (oltre che 300 milioni di euro in più sotto forma di prestito da parte del governo). Ufficialmente per consentire ai commissari di concludere la cessione nel modo più indolore possibile.
Intanto l’ipotesi tedesca verrebbe respinta dal governo. L’obiettivo sarebbe quello di spostare il confronto a dopo le elezioni politiche della prossima primavera, negoziando sulla riduzione dei dipendenti in cambio dell’ingresso di fondi come F2i o Cassa Depositi e Prestiti.
F. Sa.